FREQUENZE

Interferenze alla svolta: pagheranno le telco, ma su base volontaria

Dopo lo stralcio del regolamento dal decreto Crescita 2.0, operatori disponibili ad auto tassarsi per eliminare i disturbi del 4G al segnale televisivo

Pubblicato il 19 Ott 2012

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Saranno gli operatori su base volontaria ad auto tassarsi per eliminare le interferenze dell’Lte al segnale della tv digitale terrestre. Secondo quanto risulta al Corriere delle Comunicazioni, il fondo delle telco, eliminato in zona Cesarini dal Decreto Crescita 2.0, come anticipato dal nostro giornale, sarà costituito su base volontaria da Telecom Italia, Vodafone e Wind, gli operatori che si sono aggiudicati le frequenze a 800 Mhz nell’asta da 4 miliardi di euro di un anno fa. Il uovo scenario è emerso al termine dell’incontro telco-ministero Sviluppo che si è tenuto ieri: secondo l’accordo – al momento solo verbale – raggiunto gli operatori sono disponibili al pagamento dei filtri anti-interferenza necessari per eliminare i disturbi alle antenne di ricezione del digitale terrestre.

Secondo le stime, un milione di televisori in Italia subirà interferenze dal 4G a partire dal primo gennaio del 2013, quando le frequenze a 800 Mhz saranno liberate dalla tv e consegnate agli operatori per il roll out degli impianti Lte. Da quanto si apprende, i primi ripetirori Lte a 800 Mhz saranno accesi da gennaio del 2013 a Milano e Roma.

Al tavolo della riunione plenaria sedevano, insieme ai dirigenti del Dipartimento delle Comunicazioni che si occupano delle problematiche post asta Lte, i tre operatori Tlc e la Fub (Fondazione Ugo Bordoni), braccio operativo del Mise in tema di Tlc. Accordo in vista, dunque, anche se rimane aperto nodo della ripartizione degli oneri.

L’accordo evita gravare sulle spalle dei cittadini che dovrebbero sostenere i costi dei filtri necessari al ripristino del segnale televisivo oscurato dai nuovi apparati 4G. Il costo dei filtri può variare da 20 euro a 130 euro, a seconda del tipo di interferenza, che può essere da canale adiacente o da “accecamento”.

Secondo le fonti, in assenza di un regolamento coercitivo, depennato dal decreto Crescita 2.0, gli operatori sarebbero d’accordo nell’affidare alla Fub, in qualità di arbitro “super partes”, sotto l’egida del ministero, la gestione del procedimento di misurazione delle interferenze e di rendicontazione dei costi a carico dei singoli operatori. Il principio resterebbe quello del pagamento “a distrubo” già previsto nella bozza del decreto. Nei mesi scorsi, la Fub, insieme al Dipartimento delle Comunicazioni e agli operatori stessi, ha condotto sperimentazioni di laboratorio, realizzando un modello che rappresenta in maniera affidabile l’entità e soprattutto la paternità dei disturbi provocati dai singoli operatori. Secondo le fonti, il modello realizzato dalla Fub sarebbe in grado di individuare a priori i “falsi allarmi” interferenza che potrebbero arrivare dai “furbetti” che probabilmente potrebbero tentare di far pagare agli operatori per interferenze o malfunzionamenti del digitale terrestre indipendenti dall’Lte. Tagliando i “falsi allarmi”, secondo le fonti, il costo complessivo per eliminare le interferenze potrebbe aggirarsi intorno ad una somma complessiva di 60-70 milioni di euro in tutto.

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