L’accensione della rete Lte è alle porte e l’Adiconsum chiede lumi al ministero dello Sviluppo Economico, sulle misure che intende adottare per risolvere il problema delle interferenze del segnale telefonico sulle frequenze a 800 Mhz ai danni del digitale terrestre televisivo. “Il fondo anti-interferenze a carico degli operatori di telefonia mobile è sparito dal testo del decreto Crescita 2.0 – ha detto il segretario generale di Adiconsum Pietro Giordano – il problema delle interferenze è serio e reale. Abbiamo scritto una lettera al ministro Passera. Vorremmo capire in che modo il ministero pensa di risolvere il problema, senza che questo gravi sulle tasche dei consumatori”.
Se non verranno risolti i problemi delle interferenze tra frequenze a 800 Mhz (ex canali 61-69, ora assegnati ai servizi di banda larga mobile) e tv, “l’accensione provocherà problemi alla ricezione dei canali televisivi trasmessi in digitale terrestre, con il conseguente oscuramento tv – continua Giordano – per risolvere il problema, in assenza di precise regole che pongano i costi a carico delle aziende di tlc, le famiglie saranno costrette ancora una volta ad affrontare spese per acquistare i filtri anti interferenze per le proprie antenne, nonostante i tanti costi già sostenuti per il passaggio alla tv digitale”.
L’associazione dei consumatori, che durante il periodo dello switch off dall’analogico al digitale ha rappresentato i consumatori nell’ambito del Cnid (Comitato nazionale Italia Digitale), mette le mani avanti: “In base alla nostra esperienza, chiediamo al ministro Passera di poter partecipare al tavolo tecnico che già vede la partecipazione dei rappresentanti del Ministero, degli operatori delle telecomunicazioni della Fondazione Ugo Bordoni, di tutti quei soggetti cioè con cui Adiconsum ha già collaborato per lo switch off dell’analogico”, dice Giordano.
Adiconsum inoltre chiede al Mise informazioni certe e trasparenti: “Chi dovrà sostenere i costi per i filtri necessari a non provocare l’accecamento delle antenne di ricezione televisiva poste sugli stabili? Come tutelare le famiglie sulle quali il fenomeno impatterà? Quali metodi comunicativi verranno messi in campo? Quali soluzioni tecniche verranno utilizzate?”.
Secondo indiscrezioni raccolte dal Corriere delle Comunicazioni, dopo lo stralcio dal decreto Crescita 2.0 del fondo anti-interferenze a carico delle telco, gli stessi operatori si sarebbero accordati per contribuire in maniera volontaria a finanziare l’acquisto dei filtri per eliminare i disturbi al segnale televisivo. La gestione della problematica sarebbe affidata alla Fondazione Bordoni, braccio operativo del Mise. Ma l’intervento degli operatori, ad oggi, non è obbligatorio e per questo i consumatori storcono il naso. “In mancanza di regole e norme ufficiali l’allarme per noi è concreto – aggiunge Giordano – chiediamo al Mise di coinvolgerci e di tenerci al corrente”.
Intanto, nel Regno Unito alcune delle abitazioni che perderanno del tutto il segnale televisivo a causa delle interferenze con la rete mobile 4G riceveranno fino a 10mila sterline ciascuna, per trovare una soluzione alternativa: lo ha detto il ministro delle Comunicazioni britannico, Ed Vaizey, stimando in circa 500 le case più colpite. L’annuncio è arrivato nelle stesse ore in cui l’Ofcom ha fissato il regolamento e le date per l’asta Lte nel Regno Unito.
Oltre ai 500 già citati, secondo fonti di stampa britanniche potrebbero essere circa 950.000 i nuclei abitativi che subiranno interferenze di vario tipo, dalla distorsione delle immagini televisive alla totale perdita di alcuni canali.
Gli esperti ritengono che le più danneggiate saranno le famiglie residenti vicino alle stazioni-base. Il governo sta distribuendo filtri in grado di bloccare il segnale dell’Lte. Ma John Whittingdale, parlamentare e presidente della commissione Cultura, media e sport, è scettico. “Mi dicono – ha riferito al Daily Mail – che circa 38.000 abitazioni saranno vittima di interferenze anche dopo l’installazione dei filtri”. I ministri hanno promesso un “piano di aiuto” da 180 milioni di sterline finanziato dagli operatori di telefonia mobile.