IL FONDO DELLE TELCO

Interferenze Lte-Tv, si spacca il fronte delle telco

In carico a Wind il 50% dei costi per l’istituzione del fondo anti-interferenze. Telecom Italia e Vodafone in quota 25% pro-capite. Questa – secondo quanto risulta al Corriere delle Comunicazioni – la ripartizione degli oneri allo studio del Mise. Vodafone e TI non ci stanno: non spetta a noi pagare

Pubblicato il 10 Set 2012

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Il fronte delle telco si spacca sulla costituzione del fondo ad hoc per finanziare gli interventi necessari a mitigare le interferenze dell’Lte agli impianti di ricezione del segnale tv del digitale terrestre. Dovrebbe essere Wind, che detiene il blocco di frequenze a 800 MHz “sporche” in quanto adiacenti al canale televisivo, a farsi carico in misura maggiore degli altri competitor – Telecom Italia e Vodafone – dell’onere di eventuali interferenze. Secondo quanto risulta al Corriere alle Comunicazioni, il fondo delle telco, inserito nell’ultima bozza del Decreto Sviluppo (Articolo 34 “Diffusione delle tecnologie di rete a banda larga fissa e mobile”) dovrebbe essere ripartito per il 50% a carico di Wind e per il 25% a testa di Telecom Italia e Vodafone. Ma Vodafone e Telecom Italia non avrebbero alcuna intenzione di pagare per interferenze provocate dalle risorse in capo a Wind.

La bozza del Decreto Sviluppo consultata dal Corriere delle Comunicazioni prevede che “i parametri per la costituzione di detto fondo sono definiti dal medesimo regolamento considerando anche l’importo di aggiudicazione dei singoli blocchi, il numero di stazioni radio base operanti su suddetta banda, la distanza tra la frequenza operativa e il margine superiore della banda televisiva ed i risultati delle attività di sperimentazione effettuate”.

“Se gli oneri del fondo dovessero gravare su tutti gli aggiudicatari della banda a 800 Mhz in maniera indiscriminata, si determinerebbe una sensibile alterazione dell’equilibrio competitivo, oltre che della stessa asta, che si tradurrebbe in un ingiustificato vantaggio competitivo (per Wind, ndr) a danno degli altri, e dunque in una grave alterazione del mercato”, spiegano da Vodafone al nostro giornale. No comment da Telecom Italia che però, come Vodafone, non avrebbe alcuna intenzione di pagare. Fra l’altro Wind è stato l’operatore meno impegnato da un punto di vista dell’esborso economico nell’ambito dell’asta: Telecom Italia ha speso 1,26 miliardi, Vodafone 1,259 e Wind “soltanto” 1,12 miliardi proprio perché ha scelto le frequenze a 800 MHz meno pregiate però per questo anche più a rischio interferenze.

Le telco contestano l’istituzione del fondo a carico loro, ad un anno dalla gara Lte, poiché non previsto dal bando come invece disposto ad esempio nel Regno Unito, dove la creazione del fondo (da parte delle telco aggiudicatarie delle licenze) da 225 milioni di euro per mitigare le interferenze dell’Lte al Dtt era stata appunto decisa dall’Ofcom contestualmente alla gara. In Spagna invece il governo Rajoy ha stabilito che saranno i cittadini a pagare il conto della risintonizzazione, stimato in 300 milioni di euro.

Tutta da definire inoltre la gestione operativa del fondo delle telco: chi se ne dovrà occupare? Come sarà possibile verificare la correttezza dell’intervento sulle antenne Tv oggetto del rimborso?

Nel decreto sviluppo ci sarebbero novità anche sul fronte dell’elettrosmog. Vista l’impossibilità di modificare la normativa in materia di emissioni elettromagnetiche, che in Italia è la più restrittiva d’Europa e fissa a 6 v/m il limite massimo di emissione, il ministero starebbe studiando delle misure per facilitare l’operato delle telco in fase di roll out dell’Lte.Una misura che in parte compenserebbere la “stangata” legata alla creazione del fondo anti-interferenze.

Infine, sempre secondo quanto risulta al nostro giornale le sperimentazioni in tema di interferenze effettuate a Tor San Giovanni dal tavolo tecnico del Dipartimento della Comunicazione e le simulazioni effettuate dalla Fondazione Ugo Bordoni, avrebbero individuato due componenti principali alla base delle interferenze: da un lato, la saturazione del decoder e/o dell’amplificatore d’antenna dovuto all’Lte, dall’altro le interferenze dei canali adiacenti. Dalle sperimentazioni effettuate, il cui esito sarà reso pubblico entro settembre, la componente di saturazione, provocata da tutti i blocchi a 800 Mhz indistintamente (quindi da tutti gli operatori), è il primo elemento che interviene a saturare il ricevitore tv. Qualunque stazione radio base Lte accesa in un raggio di 150 metri dalle antenne tv porterebbe alla saturazione dei ricevitori tv. Per risolvere il problema della saturazione sarebbe necessario inserire un filtro negli impianti di ricezione che risolverebbe anche i problemi di interferenza del canale adiacente di Wind.

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