Troppi 20 miliardi per Tim Brasil. Lo dice Intermonte commentando la notzia del Corriere della Sera, secondo cui Marco Fossati, azionista con il 5%, presenterà al prossimo Cda di giovedì un documento in cui si indica una valutazione di Tim Brasil pari a 19-20 mld euro. Tale cifra è ottenuta applicando lo stesso multiplo pagato da Telefonica per acquistare Vivo, pari a circa 10 volte l’Ebitda. “L’intenzione di Fossati è quella di scongiurare la cessione di Tim Brasil a livelli ritenuti non congrui – spiegano gli analisti – Non riteniamo che la sua valutazione sia realisticamente monetizzabile. Nella nostra somma delle parti valutiamo il 100% di Tim Brasil circa 10,6 miliardi, un livello poco sopra l’attuale capitalizzazione”.
Secondo Asati, invece, la controllata brasiliana vale più di 15 miliardi. Secondo uno studio realizzato dall’associazione l’attuale valore di borsa, sui 9 miliardi, non rispecchia il reale potenziale dell’azienda i cui flussi futuri attualizzati dovrebbero aggirarsi intorno ai 15 miliardi (come da studio Asati) senza considerare il premio per l’eliminazione di un concorrente strategico che ridurrebbe da quattro a tre il numero degli operatori. Questi sono anche i valori di borsa del concorrente Vivo che con una quotazione di circa 15 miliardi ha qualche cliente in più di Tim Brasil; e non si capisce dunque perché la differenza di valore tra i due operatori sia così distante. La differenza potrebbe essere anche influenzata dai report degli analisti che penalizzano la società italiana. Di recente mi è parso di ascoltare voci di alcune valutazioni di Tim Brasil intorno ai 10-11 miliardi, cifra che è uguale agli utili netti attuali (circa 500 milioni) in un arco temporale di 20 anni.