L’Agcom ha concluso la consultazione pubblica sull’Internet delle Cose e ora è pronta a fare un primo bilancio dei temi aperti. Cioè dei tanti problemi che questo nuovo mercato apre a livello regolamentare. Fra tutti, l’esigenza di tutelare standard e interoperabilità, ora a rischio, a quanto ci racconta Antonio Nicita, commissario Agcom.
Nicita, che cosa è emerso dalla consultazione?
Prima di tutto, è una delle prime indagini svolte a livello europeo ed è partita in parallelo con quella del Berec. Sono emersi diversi temi regolatori. Uno riguarda il roaming internazionale. Adesso potrai avere sim utilizzate per servizi machine to machine sovranazionali. C’è quindi il problema di capire se anche per il rapporto tra cose si applicano le regole attuali. Tutto il Telecom Package è pensato per tutelare l’utente finale, mentre non parla espressamente di machine to machine. E non c’è solo la questione roaming.
Quali altri questioni sono sul tavolo?
Un’altra riguarda la numerazione. Bisognerà associare un numero a queste sim e quindi va capito come gestire la scarsità di numerazioni in vista del boom Internet delle Cose. Altro tema: la standardizzazione. Gli operatori internazionali stanno cercando di creare protocolli propretari mentre sarebbe bene avere standard interoperabili. Stiamo favorendo un coordinamento nazionale per affermare uno standard, ma tutto questo sarebbe più efficace se fatto a livello europeo. Che è quanto sta facendo il Berec. Il tema dell’interoperabilità riguarda molto i dispositivi installati nei veicoli e in casa.
Il problema è che finora si sta andando avanti con sviluppi proprietari e bisogna chiedersi se è il caso invece di avere standard. Abbiamo trovato che ci sono 33 milioni di dispositivi smart metering installati in Europa e c’è da capire se gli operatori intendono costruire reti private per questi contatori o farli andare su reti pubbliche. Inoltre: le sim sono multi-tasking oppure i diversi servizi- per l’energia, il gas eccetera- non si parlano tra loro? Il rischio è che si creino ecosistemi chiusi, con nuovi operatori dominanti.
E come intendete agire?
Abbiamo fatto un elenco dei problemi, com’è detto. Ora va capito come affrontarli. Se sottrarre alcune applicazioni internet of things all’attuale regolamentazione, come hanno scelto di fare gli Usa. E capire se la regolamentazione attuale favorisce o com’è più probabile rallenta il nuovo mercato dell’internet delle cose.
Il primo tema da affrontare è aprire una discussione sugli standard, a favore dell’interoperabilità dei servizi. Ci chiediamo anche se possiamo ricondurre al piano regolatorio nazionale europeo le nuove forme di comunicazione come Whatsapp. Che non sono strettamente machine to machine ma seguono lo stesso principio: alle spalle hanno operatori che indirettamente usano risorse di numerazione, sfuggendo al principio di interoperabilità. Su tutto questo avvieremo un tavolo con le altre autorità.