Almeno mezz’ora di Internet gratis per tutti gli italiani che non possono permettersi di pagare le connessioni. Questa la proposta lanciata dal ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico Luigi Di Maio. Una proposta che è stata accolta con un certo timore e scetticismo da parte di molti. Ma la realtà dei fatti dimostra che siamo a un livello che va ben oltre quello proposto dal ministro.
Una non notizia ad analizzare bene la situazione. I pacchetti degli operatori mobili si stanno già declinando in nome dell’Internet gratis prescindendo da chi può permettersi o no di pagare. Le attuali offerte includono al costo di meno di 10 euro mensili decine di Giga, un’offerta che supera la domanda. Il dibattito appare simile a quello che fino a pochi anni fa – un decennio o giù di lì – ha riguardato il costo delle chiamate e degli sms. Ora non se ne discute più. Si telefona di fatto a costo quasi zero e si possono inviare migliaia di sms a costo quasi zero.
L’avvento di piattaforme come Whatsapp e l’utilizzo del social network ha scardinato le regole di gioco al punto da annullare, quasi, la redditività degli operatori per servizi che rappresentavano la voce più alta di profitto, in primis gli sms. Per Internet sta accadendo la stessa cosa e complice la diffusione del wi-fi di fatto il destino appare segnato. Persino quando si varcano i confini nazionali e ancor più quelli extra-europei è possibile comunicare a costo zero: basta agganciarsi ad una rete wi-fi e il gioco è fatto.
Di cosa si sta parlando dunque? La proposta di Di Maio è davvero così “stravagante”? Forse lo è nella forma più che nella sostanza. Gli operatori di Tlc lo sanno bene e sanno anche che la competizione dovrà farsi inevitabilmente sui servizi a valore aggiunto. Anche perché la guerra dei prezzi continuerà a erodere i margini. E se non si troverà una soluzione ne andrà degli investimenti nelle reti e, a catena, della qualità dei servizi attuali.
Il punto ora è capire quali siano questi servizi a valore. Quelli video? I contenuti? La partita è ancora da giocarsi. E vale per il mobile e ancor più per il fisso: le linee stanno calando precipitosamente, si pensi alle seconde case. E nonostante la fibra si stia diffondendo sul territorio anche nelle zone più periferiche – grazie ai piani di infrastrutturazione pubblica nelle aree bianche – la domanda non è in linea, almeno per ora, con le aspettative delle telco.
Il nodo vero della proposta di Di Maio sta piuttosto a monte: quegli italiani che non possono permettersi la connessione a Internet, da quale dispositivo si collegherebbero a Internet gratuitamente? Da un cellulare? Da un pc? Dunque qui si dà per scontato che chiunque disponga di uno strumento, dell’hardware imprescindibile per accedere alla Rete.
Se proprio si vuole fare un dibattito sulla questione non sarebbe allora più opportuno calcolare quanti sono gli italiani che non possono permettersi l’acquisto di un computer o di uno smartphone? E quante sono ancora le scuole in cui non ci sono strumentazioni adeguate? E quante strutture pubbliche necessitano di essere dotate di quelle infrastrutture necessarie a garantire il “diritto” a Internet? Ci dica ministro Di Maio.