SMART CITY

Invento, i Marconi Labs mappano le reti con il cloud

Roberto Spagnuolo, dg di Laboratori Guglielmo Marconi: “Grazie alla nostra piattaforma Invento sarà possibile condividere le informazioni per la progettazione di nuove infrastutture sotterranee”

Pubblicato il 14 Ott 2013

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In Italia la fibra ottica è una chimera perché in pochi conoscono le infrastrutture del sottosuolo. Gli operatori di servizi sanno dove scavare per ritrovare i propri cavi, ma nessuno ha mai messo a fattor comune questa topografia delle reti. Uno dei primi tentativi lo ha fatto Roberto Spagnuolo, direttore generale di Laboratori Guglielmo Marconi, società di ingegneria che opera nel mondo del networking e delle tecnologie dell’Ict. La loro ultima creatura si chiama Invento, una piattaforma cloud per la gestione del catasto sotterrraneo di reti di comunicazione, gas, acqua e illuminazione pubblica. È stata presentata il 18 settembre a Bologna ed è già in uso presso alcuni comuni pilota.
Spagnuolo, come si presenta Invento?
È uno strumento per le Pubbliche Amministrazioni e gli operatori del settore per mettere a fattore comune le infrastrutture del sottosuolo presenti e disponibili, per razionalizzare e semplificare la posa di nuove reti per la banda ultra-larga.
Quali vantaggi offre?
Invento si candida a diventare uno standard di fatto per la PA. Stimiamo che il riutilizzo delle infrastrutture esistenti possa ridurre del 30% i costi di scavo per nuovi progetti di posa. Portare la fibra ottica in tutta Italia potrebbe costare 15-20 miliardi di euro. In questo caso, conoscere le infrastrutture già presenti nel sottosuolo ci farebbe risparmiare sui 5 miliardi di euro.
Chi ci ha creduto per primo?
Bologna, Riccione, ReggioEmilia e Cervia sono i primi Comuni a sperimentare Invento. L’Emilia-Romagna si è mossa bene, ma l’apripista è stata la Lombardia con il suo PUGSS (Piano urbano generale dei servizi nel sottosuolo). Là una legge regionale impone la costituzione del catasto del sottosuolo ai Comuni sopra i 10mila abitanti. È una lepre che scappa in avanti.
Che modello di business avete?
È previsto un canone annuale sulla base delle dimensioni del Comune. Invento sarà disponibile sull’infrastruttura di cloud computing di Telecom Italia, Nuvola Italiana. E siamo al lavoro sulla versione tablet. Vogliamo sfruttare il Gps dei tablet e associare a ogni luogo le informazioni catastali correlate. Quindi un tecnico comunale si posiziona su un pozzetto e sa già cosa c’è sotto, senza bisogno di aprirlo.
Le PA sono pronte al salto?
L’aspetto tecnico è un dettaglio. Il vero problema è mettere intorno a un tavolo tutte le realtà coinvolte nella mappatura del sottosuolo, Comuni e fornitori di servizi. La PA deve fare una scelta e fissare regolamenti comunali che vanno verso la condivisione delle informazioni. A mio parere, gli operatori che partecipano alle gare d’appalto dovrebbero fornire i progetti rigorosamente in formato elettronico. La carta deve scomparire.
Il catasto farà la rivoluzione?
Credo sia un tassello di un sistema più complesso e interconnesso. Il mondo punta alle smart city, un traguardo ambizioso a cui possiamo arrivare se saremo capaci di sviluppare nuovi sistemi informativi legati al territorio. Per le PA il catasto del sottosuolo non deve essere visto come una spesa accessoria. È uno strumento di vantaggio competitivo.
Quali sono le nuove frontiere?
I Laboratori Marconi prenderanno parte alla sperimentazione avviata da Regione Lombardia e Infratel per realizzare un modello cablaggio Fiber-To-The-Home a Monza e Varese. 1.000 abitazioni connesse direttamente alla fibra ottica. È un bel progetto che ti fa pensare. Ora all’Italia serve una cabina di regia per lo sviluppo della banda ultra-larga. Penso lo sappia bene anche il Ministero.

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