Tanto rumore per nulla: così la società di analisi Coleago
Consulting smorza i toni delle accese polemiche sollevate dalla
tecnologia di location-tracking che seguirebbe gli spostamenti di
chi usa l’Apple iPhone. I consulenti di Coleago sostengono che la
maggioranza dei consumatori è ben felice di condividere i propri
dati personali al fine di accedere a servizi basati sulla loro
posizione geografica.
La scorsa settimana i media hanno rivelato che i modelli di iPhone
e iPad con la versione aggiornata del sistema operativo iOs 4
contengono un file che conserva le informazioni sulla location
dell’utente. Apple ha replicato negando di controllare gli
spostamenti dei suoi utenti e ha spiegato invece di usare le
informazioni sulla collocazione geografica per alimentare un
database di hotspot wifi e stazioni base che la aiuta a fornire
informazioni localizzate per servizi location-based. La casa di
Cupertino ha tuttavia ammesso che alcuni bug nel software hanno
fatto sì che i dati sulla posizione geografica siano rimasti
conservati a tempo indeterminato, anche dopo che i servizi di
location erano stati disattivati dall’utente.
"Si fa un gran rumore per nulla", sostiene oggi Robert
Filkins di Coleago sul sito Total Telecom. Filkins crede nella
sincerità di Apple quando afferma che ci sia un baco nel software,
perché conservare a tempo indeterminato i dati della location non
serve a molto: questi dati sono utili se otteuti in tempo reale, ma
se vecchi risultano di scarsa utilità per i servizi
location-based, spiega il consulente.
Qualunque sia la portata della vicenda Apple, resta la necessità
di approfondire la discussione su come le aziende tecnologiche
usano le informazioni personali degli utenti. "Gli smartphone
sono device relativamente nuovi”, continua Filkins. "I
servizi basati sulla posizione geografica sono altrettanto nuovi.
Non c’è ancora chiarezza su come usare le informazioni
sensitibili, per che cosa usarle, che cosa conservare e che cosa
cancellare”.
Per chiarire i tanti punti controversi, il governo Usa stimolerà
il dibattito tra le parti in causa: il presidente del Senate
Judiciary Subcommittee on Privacy, technology and the law terrà
un’udienza sulla “Protezione della privacy mobile” il
prossimo 10 maggio e rappresentanti di Apple e Google sono stati
invitati a partecipare. "Questa udienza potrebbe aiutare a
definire quale sia il comportamento da tenere”, commenta Filkins,
secondo cui il legislatore potrebbe esigere che sia posto un limite
all’accesso delle aziende tecnologiche alle informazioni
personali e che i dati sensibili siano resi anonimi.
In Florida due utenti di Apple hanno intanto fatto causa
all’azienda proprio per la raccolta di informazioni sulla
posizione geografica sostenendo che Apple abbia violato la loro
privacy. Ma se Cupertino riuscirà a provare che usa i dati della
location solo per il database di stazioni base e hotspot wifi,
sarà difficile per i due consumatori far valere le propria tesi,
sostiene Filkins. Secondo il consulente, insomma, la tempesta in un
bicchier d’acqua sorta intorno ad Apple nasce innanzitutto dal
fatto che si tratta di un’azienda di alto profilo, e finirà col
placarsi da sè. “Alla gente piace attaccare chi ha un grande
successo”, conclude Filkins.