Il significato che abbiamo sempre dato al concetto di “infrastrutture strategiche per lo sviluppo di un paese” è cambiato: non solo strade, porti e ferrovie ma anche e sempre di più piattaforme digitali integrate, dati aperti, sistemi di condivisione del sapere e nuovi servizi a cittadino e imprese. L’Italia ha intrapreso un ambizioso processo di trasformazione con i progetti relativi all’Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente, al Sistema Pubblico di Identità Digitale e alla Fatturazione Elettronica, ma occorre accelerare. Puntare sull’innovazione digitale sia lato PA che lato Industria comporta benefici sull’attrattività del nostro paese a livello internazionale e sull’occupazione. Il Censis a giugno 2014, riguardo ai fattori determinanti la capacità di attrarre capitali per un Paese, come le procedure, i tempi e i costi necessari per avviare un’impresa, ottenere permessi edilizi, allacciare una utenza elettrica business o risolvere una controversia giudiziaria, poneva l’Italia al 65° posto nella graduatoria mondiale.
Sul piano dell’occupazione, i dati forniti da Confindustria Digitale e dall’Osservatorio sull’Agenda Digitale del Politecnico di Milano dimostrano come la diffusione dell’Ict e di Internet abbiano un impatto positivo sull’occupazione e in particolare su quella giovanile. Occorre, però, guardare al digitale in modo sistemico, non come semplice strumento di automazione ma come “leva” per migliorare l’efficienza del sistema Paese, la sua capacità di creare lavoro, di attrarre i capitali e i talenti di cui ha bisogno. Questo disegno ha bisogno di un confronto ed una collaborazione continui tra istituzioni ed imprese e il 2 luglio in Expo affronteremo questi temi presentando il Manifesto di Assinform e Confindustria Digitale che riassume le nostre proposte di policy.
Per questo obiettivo serve mettere a sistema i progetti previsti dal Piano Crescita Digitale attraverso la realizzazione di piattaforme in cloud che diventino motore di sviluppo per i territori, abilitino nuovi modelli di partnership pubblico-privato e consentano lo sviluppo di nuove aziende e startup. In particolare dobbiamo puntare a piattaforme basate su modelli architetturali e di servizio di tipo ibrido in cui possano coesistere cloud pubblici, di comunità e cloud privati di filiera, piattaforme nelle quali le amministrazioni possano scegliere dove collocare i servizi, sfruttando le tecnologie di analisi dei dati, interazione sociale e mobilità. In questo scenario la qualità delle tecnologie è fondamentale: servono infrastrutture capaci di integrarsi con l’esistente e garantire l’innovazione necessaria per le grandi sfide dell’Italia di oggi: accesso, partecipazione, lavoro, competitività, crescita e inclusione sociale. Anche se le tecnologie sono intrinsecamente “neutre”, devono essere pensate e predisposte per questa nuova stagione di “grandi opere” in cui l’IT diventa motore di sviluppo e acceleratore del processo di rilancio del paese.