C’è aria di attesa e di tensione attorno alle urne in cui i lavoratori di Italtel sono chiamati proprio in queste ore a dire la loro sull’accordo raggiunto tra azienda e sindacati giovedì sera al Mise. L’esito della consultazione non si presenta scontato, dal momento che a fronte del reintegro dei dipendenti in cassa integrazione si richiede ai lavoratori dell’azienda un sacrificio economico, e questo potrebbe suggerire a molti di rifiutare l’accordo nella speranza di trovare soluzioni più convenienti in un secondo momento.
Ma rimanendo ai fatti, una maggioranza di sì aprirebbe la strada al percorso stabilito nei dettagli durante la trattativa al ministero, con il rientro in azienda entro il 2016 dei 127 lavoratori attualmente in cassa integrazione e i tagli alla contrattazione integrativa che contribuirebbero con 2 milioni di euro ai risparmi di otto milioni pianificati dalla società guidata da Stefano Pileri.
Ma se tra i 1.300 dipendenti di Italtel prevalesse la volontà di bocciare l’accordo, si aprirebbe uno scenario molto più difficile da gestire, sia sul fronte degli esuberi che risalgono al piano di rifinanziamento del 2012, sia per la contrattazione integrativa.
Azzerare l’accordo, infatti, vorrebbe dire il ritiro della firma di Fim, Fiom e Uilm dall’accordo, e potrebbe causare il rientro in vigore la decisione originaria dell’azienda, quella cioè di azzerare la contrattazione integrativa. Una decisione che Italtel aveva già assunto a fine dicembre 2014, e che poi l’azienda aveva sospeso per agevolare la trattativa con i rappresentanti dei lavoratori. E d’altra parte anche la posizione dei 127 esuberi, che pure godrebbero ancora di due mesi di cassa integrazione, diventerebbe più difficile, perché non ci sarebbe più alcun percorso condiviso che assicuri loro il reintegro.
Le urne, aperte da questa mattina, chiuderanno domani pomeriggio alle 17: a seguire lo spoglio.
“C’è da augurarsi che sia chiara la valenza anche innovativa dell’accordo che abbiamo raggiunto – afferma Enrico Vacca, delegato Italtel per la Fim Cisl nazionale – che prevede anche un percorso di riqualificazione per i dipendenti. Un eventuale no aprirebbe una situazione molto difficile da gestire”.
“Non c’è dubbio che sia una consultazione compllicata: in ballo c’è una misura di solidarietà tra lavoratori – afferma Roberta Turi, segretario nazionale Fiom Cgil – Una parte di lavoratori soffrirà di una decurtazione seppur temporanea della busta paga, e vedrà intaccati i compensi per reperibilità e trasferte: attorno a questo c’è un po’ di apprensione. Ma è anche vero che considero una grande vittoria il rientro in azienda di 127 persone con un percorso di riconversione. Ora rimaniamo in attesa, confidando nel buonsenso e nella solidarietà tra colleghi”.