La decisione, sul futuro di Italtel e i suoi duemila dipendenti,
era attesa per ieri. Ma l'accordo non è stato trovato e si
continua a trattare per tutta la giornata di oggi. Sul piatto
c'è il finanziamento da 350 milioni legato all'aumento di
capitale da 70 milioni. Conditio sine qua non per garantire un
futuro all'azienda e anche per il passaggio di timone da
Umberto De Julio (candidato alla presidenza) a Stefano Pileri, il
presidente di Csit proposto nel ruolo di Ad.
Telecom Italia e Cisco (soci dell'azienda per il 20% ciascuno)
hanno già dato l'ok per la sottoscrizione della nuova
iniezione. Cisco, che vanta un credito di 62 milioni nei confronti
dell'azienda (relativi a forniture per commesse mai riscosse),
è pronta a mettere sul piatto 35 milioni di liquidità, scalandoli
a Italtel sotto forma di debito. E la maggior parte delle banche
coinvolte – UniCredit, Bpm e Ubi Banca – hanno dato la propria
garanzia.
E' su Ge Interbanca che sono puntati i riflettori:
l'istituto, insieme ad Arab Bank e Banco Popolare, si è detto
più volte scettico sul rifinanziamento. E il suo ruolo resta
determinante nella partita visto che vale il 20%
dell'operazione. Il fondo Vlayton – entrato in seno a Italtel
10 anni fa – si è già espresso a favore della ricapitalizzazione.
E la situazione dunque resta critica.