I vertici delle maggiori telco europee stanno discutendo la creazione di un network unico pan-europeo con il benestare di Bruxelles. La conferma arriva oggi dal commissario Ue alla Concorrenza Joaquin Almunia, espressa all’Adnkronos attraverso il suo portavoce Antoine Colombani, secondo cui quest’ipotesi “sarebbe auspicabile”, ma un piano del genere “sarebbe un’iniziativa solo delle imprese e non della Commissione europea”. L’obiettivo del piano è superare la frammentazione dei diversi mercati nazionali, in un momento di grossa difficoltà per il settore, alle prese con il calo generalizzato dei ricavi, l’aggressiva concorrenza degli Over-the-top e la necessità di investire sulle nuove reti di Tlc fisse e mobili. Lo scrive il Financial Times, citando un incontro riservato fra i vertici dei maggiori incumbent europei – Deutsche Telekom, France Telecom, Telecom Italia e Telefonica – e Joaquin Almunia, commissario europeo alla Concorrenza. Dall’incontro è emersa l’idea di creare una “newco”, in cui far confluire e mettere a fattor comune i diversi network europei.
L’incontro si è svolto “il 28 novembre” scorso, “nell’ambito di una riunione con Etno“, l’associazione europea degli operatori di telecomunicazioni, conferma Colombani riferendo che alla riunione “erano presenti i Ceo di diversi operatori di telecomunicazione e le società rappresentate sono state Telefonica, Belgacom, Kpn, Deutsche Telekom, Orange e Telecom Italia”.
Nel corso della riunione, Almunia e i leader delle compagnie telefoniche, prosegue il portavoce, “hanno discusso sulla concorrenza nel settore in generale. In particolare della questione del consolidamento e di come la Commissione esamina le fusioni nel settore, nel quadro del regolamento Ue sulle concentrazioni”. “Il vice presidente ha quindi espresso l’opinione che sarebbe auspicabile realizzare un vero mercato unico nel settore, in quanto queste aziende operano attualmente con differenti filiali su base nazionale” dice ancora Colombani.
“Tuttavia – chiarisce – qualsiasi piano per la condivisione di infrastrutture o di rete tra operatori di telecomunicazioni, se confermato, sarebbe un’iniziativa solo di queste società e non della Commissione”. “In ogni caso – conclude – dovrebbero essere valutati gli effetti sulla concorrenza di un piano del genere”.
Secondo diverse fonti vicine alle discussioni, i partecipanti al meeting si sono lasciati con l’intento di approfondire l’idea, che potrebbe superare la frammentazione dei diversi mercati europei che ha impedito loro di competere. “Gli operatori hanno espresso un profondo senso di frustrazione e si sono messi d’accordo per contribuire con idee costruttive su come il mercato europeo potrebbe funzionare”, ha detto una fonte vicina alle discussioni, aggiungendo che le obiezioni (al progetto ndr) non arriveranno “dall’Europa, ma dai regolatori nazionali (dei 27 paesi dell’Ue)”.
Un’idea emersa dall’incontro riservato è la creazione di una “newco”, nella quale far confluire i network infrastrutturali delle telco, insieme al debito associato con questi asset. Il nuovo veicolo societario, secondo il Financial Times, potrebbe essere utilizzato in ottica wholesale da tutte le telco, in cambio di un compenso a favore delle compagnie che contribuiscono con i loro network. La newco consentirebbe infine di avere un accesso più facile a fondi pubblici e privati per realizzare i nuovi network in fibra ottica.
Il commissario Almunia si è sempre schierato contro i merger a livello nazionale, che diminuirebbero la concorrenza nei singoli mercati nazionali, ma si è sempre detto favorevole ad un maggior grado di apertura verso accordi cross-border e legami transnazionali che potrebbero contribuire alla creazione di un mercato unico europeo, con servizi comuni trans-nazionali e maggior apertura agli investimenti digitali.
A dicembre Almunia ha detto che ci sarebbero altri modi “al di là del ricorso allo strumento dei merger per promuovere guadagni di efficienza fra gli operatori, come ad esempio il network-sharing”. Una soluzione che secondo gli analisti consentirebbe agli incumbent di affrontare meglio la crisi di ricavi del settore in un momento difficile per gli investimenti nelle reti mobili di prossima generazione e nella fibra ottica.
Per il quotidiano finanziario una rete unificata avvicinerebbe il mercato europeo al modello Usa e a quello cinese dove ci sono solo tre o quattro grandi operatori, e porterebbe vantaggi ai consumatori fissando tariffe uniche per i servizi in tutta Europa.
Reazione positiva delle borse sulle ali dell’indiscrezione del Financial Times: tutti i titoli degli incumbent europei oggi hanno messo a segno rialzi superiori al 2% con Telecom Italia che a metà seduta ha sfiorato un guadagno del 5%.
A questo proposito, l’intervento di Asati, l’associazione dei piccoli azionisti di Telecom Italia: “Assistiamo oggi ad una sensibile performance positiva del titolo Telecom, anche in riferimento a indiscrezioni di stampa circa una ipotesi di grande rete Europea tra i vari gestori, su cui Asati anche recentemente si era espressa positivamente rilevando che L’Europa per competere e ottimizzare i costi e gli investimenti avrebbe dovuto attivare una sinergia tra le pricipali rete Europee”.
“Questo dimostra come già dichiarato da Asati innumerevoli volte e anche recentemente – prosegue la nota – presentando una sintesi di un business plan allo stesso Cda della società che l’accordo
con CdP sulla rete è di fondamentale urgenza e importanza sia per l’Europa, per il Paese e per la stessa società. Infatti gli ingenti investimenti nella rete in fibra ottica devono richiamare tutti gli attori istituzionali e privati del paese a fare quadrato su un progetto strategico che non disperda, con diseconomie anche tecniche, in singoli progetti urbani o regionali risorse economiche già scarse a causa della ben nota crisi”.
“Tra l’altro si risolverebbero i problemi occupazionali dell’intero settore di Tlc dei gestori – chiude la nota di Asati – dell’indotto manifatturiero Italiano, fornitori e appaltatori e subbapaltatori delle imprese di rete, che come ben noto tutti, a cominciare dalla stessa Telecom Italia capofila negli investimenti, oggi hanno rinnovi di contratti di lavoro di settore in stand-by ed esuberi massicci. Anche gli Olo ne beneficierebbero facendo confluire i propri assets nel rispetto di una governace che assicuri l’equivalence imput ed output ed evitando dispute sterili sui prezzi dell’unbundling”.
Di uno “scenario coraggioso, che aprirebbe alla nascita di una newco transanazionale” ha parlato Alfonso Fuggetta, Ceo di Cefriel e docente di Informatica del Politecnico di Milano. “Da quello che si apprende, sembra che si stia riproponendo a livello europeo un dibattito che è già presente in Italia da tempo sulla separazione strutturale della gestione della rete di tlc. E questo potrebbe aprire uno scenario coraggioso”, ha detto Fuggetta all’Adnkronos.
“La discussione appresa fra i leader delle piu’ grandi compagnie telefoniche europee può aprire l’ipotesi – continua Fuggetta – di una separazione a livello europeo dell’infrastruttura, quindi la nascita di una ‘newco’ che gestisca l’infrastruttura per gli operatori che daranno poi i servizi agli utenti finali, sulla falsa riga di quello che si stava discutendo in Italia con la Societa’ della rete”.
“Ovviamente, è uno scenario estremamente complesso che andrebbe analizzato e capito in tutti i suoi risvolti: tecnologici, societari e regolamentari – sottolinea Fuggetta – Il mercato è cambiato perché – conclude – cambia il ruolo degli operatori delle telecomunicazioni rispetto agli ‘over the top’, fornitori di servizi applicativi”.