«Pieno sostegno agli sforzi della Commissione Ue per affrettare la creazione di un mercato unico delle Tlc”. Purché non “si forzino cambiamenti radicali negli attuali indirizzi politici, perché ciò diffonderebbe un sentimento d’incertezza”. Lo afferma il chairman del Berec e Garante per le comunicazioni greco Leonidas Kanellos. L’occasione di un colloquio concesso al Corriere delle Comunicazioni è galeotta per fare il punto su un ampio ventaglio di questioni. In prima istanza sul ruolo “fin qui assolto nel migliore dei modi” dell’organismo europeo dei regolatori tlc, tant’è vero che Kanellos si dichiara favorevole “ad un dibattito a livello comunitario su come valorizzarlo e potenziarlo ulteriormente ”. Del resto, il Berec “si aspetta che i propri pareri siano tenuti nella massima considerazione dalla Commissione Ue”, un auspicio che “dovrà essere provato con la Raccomandazione Ngn”.
Sullo sfondo si stagliano inoltre i chiari di luna degli operatori europei, e dunque il ritardo di competitività accumulato dal Vecchio Continente nei confronti di altre regioni del mondo. E qui parlando a titolo personale Kanellos ventila una ricetta lineare per superare l’impasse: “un certo grado di consolidamento è necessario”, spiega, abbinato ad un “approccio regolamentare più soft”. Perché anche il mercato europeo “è ormai maturo” per abbracciare questo scenario.
Per descrivere il lavoro svolto dal Berec dalla sua creazione nel 2009, lei parla di una storia di successo.
Negli ultimi tre anni il Berec ha dimostrato di essere la struttura più appropriata per promuovere un quadro regolamentare coerente in tutt’Europa. Ciò è ampiamente confermato dal nostro contributo a tutte le principali iniziative politiche europee nel campo delle comunicazioni elettroniche, come ad esempio il nuovo regolamento sul roaming. Abbiamo rafforzato il nostro profilo pubblico e guadagnato visibilità sia in Europa che a livello internazionale (con visite di studio negli Stati Uniti e in Corea e scambio di buone pratiche con altri regolatori come la Fcc americana). In linea generale, direi che il vero punto di forza dell’organismo è che integra i differenti approcci regolamentari delle Authority nazionali cercando di trovare un comune denominatore a sostegno delle politiche comunitarie. E tuttavia questo non vuole dire che non ci siano margini di miglioramento sia sotto il profilo delle metodologie di lavoro, che sull’efficienza operativa complessiva. Il Berec è una struttura “giovane” e ancora in fase di maturazione. E così è percepito anche dai suoi principali interlocutori.
Il Berec si sarebbe ritagliato in poco tempo un’ampia sfera d’influenza ben oltre le sue competenze consultive. Lei è favorevole ad una riforma dei poteri?
La crescente influenza del Berec conferma semplicemente l’importanza della missione che siamo chiamati ad assolvere, e dimostra che fin qui l’abbiamo assolta nella maniera migliore. Non voglio avventurarmi in alcuna considerazione riguardo un’eventuale riforma dell’organismo, perché darebbe solo adito a speculazioni che a loro volta potrebbero inviare segnali sbagliati al mercato. In altre parole, siamo pienamente soddisfatti del nostro ruolo. Ciò detto, sono certamente favorevole ad avviare in futuro un dibattito a livello europeo su come il ruolo del Berec possa essere ulteriormente valorizzato e potenziato sulla base dei risultati tangibili conseguiti sino ad oggi.
Come definirebbe i rapporti del Berec con la Commissione europea?
Berec e Commissione europea hanno due ruoli ben distinti e collaborano molto bene. Il nostro organismo sostiene lealmente il lavoro delle istituzioni europee e tiene in massima considerazione il lavoro della Commissione. Perciò, ci attendiamo che anche la Commissione faccia lo stesso con noi, tenendo conto dei nostri input: ciò dovrà essere ad esempio provato non solo con la Raccomandazione Ngn, ma anche con altri testi futuri come quello sulla Net Neutrality e i mercati rilevanti.
Parliamo proprio della Raccomandazione. È vero che il Berec ha rinviato l’adozione del proprio parere sul testo per via di sostanziali divergenze tra i regolatori nazionali? Tra l’altro, si dice che la Commissione abbia sostanzialmente ignorato le vostre osservazioni.
Le voci circolate sul ritardo sono fuorvianti. Voglio solo far notare che in meno di tre mesi il Berec è stato chiamato ad analizzare un testo molto denso e complesso. Lo abbiamo fatto in maniera democratica e certamente c’è stato dibattito su molti aspetti. Sulla sostanza della Raccomandazione la posizione del Berec è nota: condividiamo gli obiettivi politici, cioè la spinta a promuovere gli investimenti in banda larga, ma abbiamo anche offerto commenti costruttivi su come le misure potrebbero essere migliorate. Il dialogo con la Commissione europea resta aperto e dinamico, speriamo ci siano margini per migliorare il testo.
Qual è l’opinione del Berec riguardo l’atteso pacchetto della Commissione sul completamento del mercato unico del digitale?
L’Europa deve accelerare gli sforzi per creare un mercato unico delle telecomunicazioni e il Berec sosterrà tutte le iniziative che vanno in questa direzione. La mia unica preoccupazione è che questo processo non ribalti o introduca cambiamenti radicali nelle attuali politiche, perché ciò potrebbe diffondere un sentimento d’incertezza. In ogni caso il lavoro del Berec sarà essenziale per implementare le misure del pacchetto ed il nostro ruolo ne uscirà rafforzato.
E se il pacchetto comprendesse la tanto discussa creazione di un Euroregolatore?
Sono convinto che le soluzioni “one-size-fits-all”, come quella appunto della creazione dell’Euroregolatore, non siano adeguate alla complessità del panorama tlc europeo. I regolatori nazionali saranno sempre più abili a servire l’interesse dei mercati nazionali possedendone una conoscenza diretta.
Mercato unico, a suo giudizio, significa anche più consolidamento?
Se raffrontata ad altre regioni del mondo, l’Europa ha troppi operatori. Ovviamente, questa forte frammentazione con le sue “guerre sui prezzi” ha contribuito ad abbassare i costi per i consumatori, ma d’altro canto non ha contribuito alla stabilità finanziaria degli operatori proprio nel momento in cui gli viene domandato di investire. Ecco perché un certo livello di consolidamento è necessario. Ma non occorre inventarsi nuove misure. Non c’è nulla nell’attuale quadro regolamentare europeo che ostacoli questo scenario. Se c’è necessità di consolidamento, il mercato si consoliderà.
Quindi meno regole?
Personalmente, sono a favore di un approccio regolamentare più soft. Quando il mercato è maturo, la regolazione “ex ante” dovrebbe essere abbandonata a beneficio di eventuali interventi sulla concorrenza “ex post”. Credo che l’Europa abbia raggiunto la maturità per esplorare nuovi paradigmi regolamentari commisurati alle dinamiche del mercato.