Collaborare con la Commissione e il Parlamento europei per
implementare l’ambiziosa strategia della Digital agenda,
l’unica capace di assicurare all’Europa di entrare a pieno
titolo nell’economia digitale portando i massimi benefici a
cittadini e aziende: questo il senso dell’invito che il vice
presidente della Commissione europea e commissario per l'Agenda
digitale, Neelie Kroes, rivolgerà ai ministri delle
telecomunicazioni Ue che si riuniranno il 18-20 aprile a Granada
per l’incontro informale del Telecoms Council.
La Kroes sottolineerà ai ministri delle Telecomunicazioni Ue gli
obiettivi chiave dell’Agenda: trarre il massimo dal potenziale
delle tecnologie Ict per creare nuovi posti di lavoro e crescere in
modo sostenibile includendo tutti gli strati della società,
contribuendo in definitiva al raggiungimento degli obiettivi della
strategia Europe 2020. Strumento essenziale per procedere nella
giusta direzione, dirà la Kroes, è creare le condizioni perché
le Ict e l’ecosistema Internet prosperino, ovvero rimuovere gli
ostacoli al loro pieno sviluppo.
Quali le barriere da abbattere? Mancanza di investimenti in reti
Internet ultra-veloci; assenza di un singolo mercato digitale;
carenza di personale qualificato nelle Ict; risposte frammentate
alle nuove sfide della società (aumento dei costi della sanità,
invecchiamento della popolazione, cambiamento climatico); aumento
del cybercrime e scarsa fiducia negli strumenti offerti da
Internet; insufficiente innovazione e ricerca; mancanza di device e
sistemi interoperabili.
Sarà essenziale combattere il digital divide tra i cittadini più
ricchi e quelli più poveri, evitando che siano solo i primi ad
accedere ai servizi online. Ma il punto più "caldo"
dell'Agenda sembra essere l'accento posto sulla promozione
degli standard aperti. Secondo la bozza della Digital agenda che un
sito Internet specialistico, Pc INpact, ha pubblicato, la Kroes si
farebbe vera paladina dell'interoperabilità.
“Il principale obiettivo delle riforme in questo settore è
modificare il regime di standardizzazione dell’Ue entro il 2015
per riflettere la crescente importanza degli standard Ict
sviluppati dai diversi forum e consorzi, in particolare per quel
che riguarda Internet”, si legge nella bozza del documento. Tutti
sono d’accordo sul fatto che sistemi Ict interoperabili stimolino
la crescita economica e rendano le soluzioni digitali meno care per
le piccole imprese, “ma si è dimostrato molto difficile definire
linee guida sugli standard aperti e l’interoperabilità”, nota
la Commissione. La soluzione sarebbe “riformare il sistema di
governance per gli standard Ict in Europa e riconoscere gli
standard messi a punto da forum e consorzi Ict”.
La battaglia della Kroes per l’interoperabilità è condivisa
dalle associazioni dei consumatori, ma alcune temono che la
versione finale della Digital agenda abbandoni le indicazioni sugli
standard aperti, sotto la pressione delle lobby delle aziende che
sostengono il software proprietario, Microsoft in testa, come
spiega Edouard Barreiro della francese Ufc–Que Choisir.
Non è la prima volta che l’Ue spinge per l’interoperabilità e
l'industria dell’Ict rappresentata dall'associazione
CompTIA (ne fa parte anche Microsoft) ha sempre storto il naso,
dicendosi ''preoccupata dalla proposta di standard e
modelli di sviluppo per l’Ict che negano il concetto di
proprietà intellettuale”.
Ma la Commissione calma gli animi: “Abbiamo ancora molto da
lavorare per definire la Digital agenda. Non commentiamo
sull’autenticità dei contenuti e dei documenti che sono
circolati finora”, ha dichiarato il portavoce della Digital
agenda Ue, Jonathan Todd. Insomma, per vedere se la battaglia degli
standard aperti è stata vinta occorrerà aspettare la
pubblicazione del documento definitivo, prevista per fine
aprile-inizio maggio.