Un involucro d’impenetrabile riserbo continua ad avvolgere i particolari della ricetta regolamentare che la Commissione europea si appresta licenziare di qui a pochi mesi per stimolare gli investimenti nelle reti Ngn. L’industria delle Tlc aspettava con trepidazione un cenno dal conclave straordinario di giovedì scorso tra Neelie Kroes e il Berec, convocato proprio per discutere la ventura strategia comunitaria sulla banda larga. Con la commissaria all’Agenda Digitale ansiosa di rinverdire il dialogo con i regolatori, tenuto conto che su di essi incomberà il compito di recepire l’ambizioso pacchetto su scala nazionale. Ma la febbre da anticipazione è scemata di schianto non appena è stato diramato il comunicato congiunto dell’incontro: una scarna paginetta addobbata di astratti convenevoli diplomatici. E niente più. Prima di conoscere in dettaglio gli orientamenti dell’Esecutivo comunitario per spingere la fibra occorrerà dunque pazientare ancora.
Nel documento, infatti, la Kroes e l’organismo che raccoglie le authority Tlc dei 27 paesi membri si dicono in termini generici d’accordo “sull’importanza di accrescere le infrastrutture digitali, non solo come risposta alle sfide economiche e finanziarie dell’Europa, ma anche per permettere la sua crescita e prosperità future”. Aggiungendo: “Oltre ad offrire le necessarie condizioni per la ripresa dell’occupazione e delle attività imprenditoriali in seno a singoli stati membri, l’ampia disponibilità di reti ultraveloci rappresenterà un elemento chiave per il completamento del mercato unico del digitale, creando più coesione tra le economie europee ed i suoi cittadini”.
Sebbene il bilaterale si sia svolto a porte chiuse, indiscrezioni affidabili confermano che il comunicato rispecchia in maniera fedele il tenore elusivo degli interventi succedutisi nel corso del dibattito. Ufficialmente doveva trattarsi di uno “scambio informale di vedute”. E, in barba alle aspettative della vigilia, forse è stato qualcosa di meno. La Kroes ha riproposto un copione già visto, limitandosi per l’ennesima volta a sciorinare le linee generali del piano delineate in una seguitissima conferenza stampa di luglio. Nessun indizio degno di nota su come la Commissione intenda circostanziarle. Una scelta che, a giudicare dai commenti raccolti a caldo, ha sorpreso e provocato il vivo disappunto delle authority. “Che senso ha sollecitare un incontro per ripetere a pappagallo quanto già sapevamo?” s’interroga una fonte.
Finalizzata in particolare a plasmare “condizioni più fertili per gli investimenti nelle reti di nuova generazione”, la proposta della Commissione, come è noto, dovrebbe articolarsi su tre pilastri: norme antidiscriminatorie più stringenti per permettere agli operatori alternativi (Olo) l’accesso alla rete alle stesse modalità degl’incumbent; stabilità dei prezzi di unbundling della rete tradizionale (che di fatto sancisce la rinuncia a mettere bocca sui prezzi di accesso alle reti in rame); e più elasticità sulle tariffe d’accesso alle reti di nuova generazione.
Sul primo e terzo punto a Bruxelles sono ancora in corso fitte trattative, in una combattuta partita a tre tra operatori alternativi, ex dominanti e la stessa Commissione. Conciliare le istanze sostenute da gruppi d’interesse contrapposti senza scontentare nessuno si sta rivelando più complicato del previsto. Il margine di manovra dei servizi comunitari è angusto e disseminato di trappole. Al momento, le uniche novità trapelate riguardano non a caso solo forme e tempistiche del piano. Da un lato, la Kroes avrebbe deciso di stipare le nuove regole in un’unica raccomandazione legislativa, laddove la scorsa estate ne aveva annunciate almeno due. Per quel che concerne la data d’adozione del pacchetto, è ormai assodato uno slittamento all’anno nuovo – anche in questo caso in contrasto con quanto precedentemente annunciato. Si parla della primavera del 2013. Ma anche questa prospettiva appare vacillare se si considera che la stesso Berec dovrebbe vagliare in via preliminare la bozza del provvedimento sblocca investimenti nel corso della sua sessione plenaria di marzo. Durante la quale non è escluso che vengano suggeriti emendamenti, ritardandone ulteriormente il varo. Ciò nonostante un primo brogliaccio della raccomandazione dovrebbe essere fatto circolare internamente entro i primi di dicembre.
Tornando al meeting Kroes-Berec, agli osservatori più acuti non è sfuggito il velato avvertimento lanciato dai regolatori: molti dei quali hanno tenuto a sottolineare le forti differenze che connotano i mercati delle telecomunicazioni nazionali. Una maniera cifrata per scoraggiare la Commissione ad indulgere in dettagli applicativi che si rivelerebbero difficili da implementare. Scenario quest’ultimo tutt’altro che peregrino. La raccomandazione non avrebbe infatti natura vincolante, e come già accaduto in passato, le authority potrebbero rifiutarsi di seguirla.