Kroes: “La ripresa passa attraverso l’Ict”

La Commissione Ue pronta a stanziare 9,2 miliardi per il finanziamento delle infastrutture broadband e il roll out di servizi innovativi: i fondi per le reti (6,4 miliardi) genereranno investimenti per 100 miliardi

Pubblicato il 03 Ott 2011

“L’Europa ha bisogno di focalizzare gli sforzi su quei settori
che sono fonte certa di crescita, ora e in futuro. Ed è noto che
l’Ict è uno dei settori con il maggiore potenziale per la
creazione di nuovi posti di lavoro, per la crescita della
produttività e la spinta alla competitività”.

Passa attraverso l’innovazione la ripresa dell’Europa secondo
il commissario all’Agenda digitale Neelie Kroes. La vice
presidente della Commissione europea ha approfittato del palco del
Digital Agenda Summit, organizzato a Bruxelles dall’Etno per
delineare la “exit strategy” dell’Europa (scarica qui
la relazione integrale). “Dobbiamo lottare per il futuro
politico ed economico dell’Europa. La situazione è difficile.
Gli Stati Membri, ma anche investitori e consumatori sono
focalizzati sulle priorità di breve periodo. Ma è dimostrato che
i Paesi leader in Europa per produttività sono quelli che hanno
investito in Ict, un comparto che contribuisce per metà della
crescita europea”, puntualizza il commissario.

Dati alla mano Neelie Kroes sottolinea che investire nella banda
larga di qui ai prossimi dieci anni può generare attività per
oltre un trilione di euro e creare milioni di nuovi posti di
lavoro. Una crescita del 10% della penetrazione della banda larga
genera un aumento del Pil fra lo 0,9 e l’1,5%. “Investire in
Ict significa dunque investire in un futuro competitivo: l’Europa
di domani è digitale”, ne è certo il commissario.

Certo gli ostacoli non mancano: necessaria l’individuazione di un
modello di business sostenibile per le imprese del comparto:
“Bisognerà lavorare tutti insieme”, aggiunge il commissario
che resta però convinto del ruolo strategico delle infrastrutture.
“Abbiamo bisogno delle infrastrutture giuste e in particolare
delle reti Ngn, le uniche in grado di soddisfare la crescente
domanda di banda in termini di servizi e applicazioni. Su questo
punto siamo tutti d’accordo, ma non c’è accordo su come
spingere il deployment dei network. Purtroppo le telco non sono
troppo convinte di investire ingenti risorse per il roll out della
fibra”.

La maggior parte degli stakeholder ritiene che ciò sia dovuto alla
competizione con le attuali reti in rame e che i prezzi di accesso
giochino un ruolo chiave per gli investimenti in fibra. “Gli
operatori di Tlc sono divisi sul tema – ricorda la Kroes-. Gli
Olo considerano troppo elevati i prezzi di accesso al rame e
ritengono che gli incumbent preferiscono continuare a fare profitti
sulle reti esistenti piuttosto che investire nelle nuove reti in
fibra. Abbassare i prezzi sarebbe la chiave per spingere le nuove
reti. Di contro gli incumbent ritengono che l’abbattimento dei
prezzi possa erodere i prezzi retail per il broadband. Ciò di
conseguenza renderebbe difficile applicare tariffe in grado di
ripagare i costi e il rischio di investimento. Di fatto non ci
sarebbe convenienza a investire nella realizzazione di un network
parallelo in fibra se questo compete con un network in rame i cui
costi di accesso sono considerati più competitivi. I consumatori
non apprezzerebbero la differenza in termini di qualità del
servizio fra le due tecnologie”.

La verità – dice il commissario- sta nel mezzo “ed è per
questa ragione che abbiamo deciso di lanciare una
consultazione pubblica
che possa fornire risposte adeguate e
possa evidenziare i modelli più adatti a favorire gli investimenti
in fibra in particolare da parte degli incumbent”.

Due gli elementi chiave: da un lato si ipotizza un modello che
passi attraverso il progressivo calo dei costi di accesso alle reti
in rame. Dall’altro si valuta la possibilità di adattare la
situazione a seconda dei progetti degli operatori e di procedere
allo switch off dal rame alla fibra quando le nuove reti saranno
realizzate. “Lo switch off graduale potrebbe ridurre i rischi e
consentire un ritorno degli investimenti in fibra nell’arco di
dieci anni: ciò sarebbe in linea con gli interessi degli
investitori”.

L’approccio passa attraverso un abbattimento dei costi di accesso
al rame nelle aree in cui non sono previsti investimenti
significativi nella fibra. Ciò- sostiene la Kroes- stimolerebbe
gli investimenti nelle nuove reti a patto però, puntualizza il
commissario, che la migrazione alla fibra faccia il paio con prezzi
più alti per l’accesso wholesale e retail ai nuovi network.
“Questo meccanismo assicurerebbe il mercato sulla profittabilità
dell’investimento”.

Bisognerà poi tenere conto del rischio di investimento e garantire
un adeguato ritorno. “Per facilitare gli investimenti e sbloccare
l’accesso ai fondi per le infrastrutture sul lungo periodo la
Commissione europea proporrà un piano ad hoc”, annuncia la
Kroes. In dettaglio la Commissione lavora a un nuovo “Connecting
Europe Facility” che stanzierà 9,2 miliardi di euro per
supportare gli investimenti in broadband e nello sviluppo di
servizi digitali pan-europei: 6,4 miliardi saranno specificamente
destinati alle infrastrutture e concessi sotto forma di equity,
debito o garanzie. Stando ai calcoli della Commissione lo
stanziamento per le infrastrutture dovrebbe generare investimenti
per 100 miliardi, un terzo delle risorse necessarie per mettere a
segno gli obiettivi della Digital Agenda.

Novità sono attese anche sul fronte regolatorio: “Favoriremo la
competizione riconoscendo il rischio di investimento: i fondi
saranno a disposizione per favorire la condivisione del rischio fra
più parti”.

La ricetta non sarà però solo a base del “fixed broadband”.
Il wireless sarà considerato un pezzo importante della nuova
strategia in considerazione dell’esplosione di smartphone e
dispositivi mobili. “Le attuali policy sullo spettro aiuteranno
il roll out di reti mobili di nuova generazione e per questa
ragione sono decisa a rendere più flessibile e coordinata la
gestione dello spettro a livello europeo” .

La Kroes infine annuncia di voler rimuovere tutte le barriere per
la creazione del Single Market digitale per rendere possibile
l’accesso di servizi innovativi – di ehealth, education, e-gov
e e-banking – da parte di tutti i cittadini europei “che devono
essere correttamente informati sulla tipologia e la tariffazione
dei servizi e devono avere la possibilità di cambiare operatore
velocemente”.

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