Commissario Kroes, che bisogno c’è di una Digital Agenda
per l’Europa?
L’Ict ha un grande potenziale economico e sociale: dobbiamo
sfruttarlo al massimo. La sfida maggiore non è tanto evidenziare i
problemi, anche se ciò è evidentemente essenziale, quanto
mobilitare l’insieme degli stakeholders dei settori pubblico e
privato per dare il giusto valore alle tecnologie
dell’informazione e della comunicazione. Dobbiamo agire ora,
così da cominciare a migliorare da subito le condizioni quotidiane
di vita e di lavoro dei cittadini europei. La Digital Agenda for
Europe evidenzia le aree chiave dove i soggetti interessati devono
agire in modo coordinato, con vantaggi per tutti gli europei. Ci
focalizzeremo su: creare un singolo mercato digitale; aumentare i
livelli di fiducia e sicurezza online; portare a tutti l’accesso
a Internet veloce e ultraveloce; offrire ai cittadini conoscenze
adeguate per poter partecipare pienamente alla nostra società
digitale; usare l’Ict per affrontare sfide come il cambiamento
climatico e l’invecchiamento della popolazione. Ci concentreremo
inoltre su interoperabilità e standard affinché i servizi
digitali e i dispositivi possano comunicare tra loro. Infine,
dobbiamo stimolare gli investimenti in ricerca e innovazione per
assicurare che le nostre migliori idee possano raggiungere il
mercato.
Il broadband è uno dei temi cruciali della sua Digital Agenda. Lei
parla di nuovi meccanismi che incoraggino il finanziamento delle
nuove reti. Cosa intende?
La Commissione è aperta all’uso di forme appropriate di accesso
al credito per incoraggiare il roll out delle NGN. Stiamo cercando
di individuare nuove fonti di finanziamento e di fare un uso
migliore di quelle esistenti all’interno delle istituzioni
europee. Ad esempio, lavorando con la Bei è possibile utilizzare
una varietà di strumenti di fund rising mirati a investimenti nei
nuovi network nelle aree dove le sole forze di mercato sono
insufficienti. Si tratta di un contributo importante per migliorare
gli incentivi esistenti e supportare gli investimenti.
In che altro modo possono essere incoraggiati gli
investimenti nei network ultraveloci?
Non c’è dubbio che, parallelamente agli incentivi al credito,
abbiamo bisogno di guardare a nuovi modelli di investimento con una
prospettiva di più lungo termine. Penso, ad esempio, a modelli che
aiutino a separare i costi dell’ingegneria civile dagli altri
costi; o a modelli che consentano agli operatori di condividere i
costi delle infrastrutture, in particolare di quelle passive, come
condotti e cavi. Un elemento chiave sarà la mappatura delle
infrastrutture esistenti e il coinvolgimento di potenziali
investitori in opere di ingegneria civile. La Commissione metterà
a punto entro quest’anno un framework comune per incoraggiare gli
investimenti in reti NGA competitive. Nell’ambito del Radio
Spectrum Policy Programme proporremo un insieme di regole destinate
a implementare maggiormente l’uso delle frequenze radio per i
bisogni di Internet mobile ad alta velocità.
Le telco stanno aspettando il nuovo quadro regolatorio sulle
Nga. Quando sarà pronto? Pensa sia opportuno
riconoscere un risk premium a chi investe?
In comparazione con Paesi leader come Corea del Sud e Giappone,
l’Europa ha un basso tasso di diffusione di reti
fiber-to-the-home. Pertanto, non possiamo perdere l’occasione di
offrire a cittadini e aziende ciò di cui hanno bisogno per
beneficiare pienamente dell’era digitale. La prossima NGA
Recommendation rappresenta una delle azioni chiave della Digital
Agenda for Europe. È stata rinviata a causa di lunghe negoziazioni
sul nuovo quadro regolatorio che non ci aspettavamo. Tuttavia, ci
tengo ad assicurare che muoversi rapidamente verso le NGA significa
dare un aiuto effettivo all’implementazione di EU 2020, la nostra
visione per uno sviluppo intelligente, sostenibile e inclusivo. Le
NGA traineranno la crescita, creeranno posti di lavoro,
stimoleranno l’innovazione per non parlare di tutti i benefici
sociali e culturali derivanti dagli accessi superveloci a Internet.
Ne siamo convinti entrambi, il presidente Barroso ed io, e la
consideriamo una top priority. Stiamo lavorando alla messa a punto
finale del testo della Raccomandazione sulle Nga. Essa promuoverà
investimenti efficienti ed innovazione in una infrastruttura nuova
e avanzata assicurando nel contempo la competizione di mercato a
vantaggio dei consumatori dell’Ue. La Raccomandazione
incoraggerà meccanismi di co-investimento e di risk-sharing,
tenendo nel debito conto il rischio di investimento col
riconoscimento di un risk premium.
Le NGA non risolveranno i problemi del digital divide. Come pensa
di affrontarli? Con investimenti pubblici?
Le autorità regionali e locali dovrebbero svolgere un ruolo
maggiore in questo campo, pur nel pieno rispetto delle norme sugli
aiuti di Stato. Possono promuovere gli investimenti facilitando
l’accesso e coordinando le opera civili così da evitare
inefficienti duplicazioni delle infrastrutture di base. Inoltre,
possono costruire esse stesse le infrastrutture. Ad esempio,
possono installare i cavidotti quando realizzano altre
infrastrutture (trasporti, energia, acqua, fogne) e quindi
affittarli agli operatori. Nuovi modelli di investimento che
sfruttano un accesso all’infrastruttura comune, non
discriminatorio, aperto possono incrementare la convenienza ad
investire nelle aree remote, assicurando nel contempo un regolare
terreno di competizione, tale da consentire a tutti gli operatori
di misurarsi sulla base dei servizi che propongono. Una partnership
pubblico-privato in questo campo può evitare di sovraccaricare
finanze pubbliche già ristrette. Ma i limiti negli accessi
broadband dovuti alla limitatezza degli investimenti non è
soltanto un problema di digital divide. Per rendere digitale ogni
europeo si deve fare molto di più che provvedere soltanto
l’accesso. Vi sono anche questioni di cultura, comunità, di
offerta di buoni contenuti e buoni servizi. È per questo che
abbiamo pensato alla Digital Agenda for Europe come a una strategia
globale che offra una direzione chiara verso tutti questi
obiettivi.
Lei è paladina della pubblica amministrazione digitale. Ma
dove trovare le risorse per la digitalizzazione in attesa dei
risparmi di costo promessi?
La crisi economica ci sta colpendo più del previsto. I governi
stanno prendendo misure dure e difficili per stimolare la ripresa
economica. Però solo in poche situazioni gli investimenti in ICT
sono stati tagliati per risparmiare; in molti altri casi le
soluzioni digitali, incluse quelle di e.Government, sono viste come
strumenti contro la crisi tanto che alcuni governi hanno in effetti
incrementato I loro investimenti in ICT. L’investimento
nell’eGovernment è un modo intelligente per raggiungere benefici
sociali ed economici rendendo le pubbliche amministrazioni più
efficienti, più rispondenti ai bisogni dei cittadini, più
trasparenti. Lo vediamo tanto a livello nazionale, quanto regionale
e locale. Iniziative come Global Cities Dialogue e Digital Green
Charter stanno mobilitando le intelligenze e le risorse necessarie
per attuare progetti pilota e di verifica dei benefici dell’ICT:
ecco perché investimenti su larga scala continueranno ad essere
fatti. La riduzione dei budget nazionali sta anche portando i
governi a ripensare il loro approccio all’ eGovernment. Ad
esempio, coinvolgere terze parti nella progettazione, nella
produzione e nella fornitura di servizi di eGov può essere un modo
di migliorare la qualità dei servizi e ridurne I costi. Da parte
sua, la Commissione Europea continuerà a fornire supporto allo
sviluppo dell’eGovernment attraverso vari programmi di
finanziamento.
Che politiche immagina a supporto
dell’e-commerce?
Come primo passo, ci focalizzeremo sull’eliminazione degli
ostacoli. Non siamo qui per finanziare i siti web delle aziende, ma
è nostro dovere assicurarci che le aziende non debbano
fronteggiare barriere quando entrano nel mercato e che conoscano i
loro diritti e le loro responsabilità riguardo ai consumatori. Non
è accettabile che possiamo avere un mercato unico digitale
illegale – ad esempio nel download di files musicali – ed un
mercato unico legale di fatto inesistente. I potenziali fornitori
di servizi pan-europei sono oggi scoraggiati dall’offrire
contenuti su basi cross-border. I maggiori venditori mondiali di
musica digitale non sono ancora presenti in nessuno degli Stati
membri dell’Ue. Nei Paesi dove non vi sono servizi legali, i
consumatori che vogliono accedere a servizi online hanno poca
scelta. Ciò sta uccidendo la nostra competitività e privando i
nostri cittadini dei benefici di un grande mercato europeo dei
contenuti. Per combattere questo background, per prima cosa ci
focalizzeremo sul come facilitare licenze pan-europee
razionalizzando la gestione dei diritti. Successivamente, nel 2012,
accerteremo se vi sia necessità di ulteriori misure per assicurare
che cittadini europei, fornitori di contenuti online e detentori
dei diritti possano beneficiare di tutto il potenziale del mercato
interno digitale. Inoltre, per aiutare il decollo dell’eCommerce,
lavoreremo per migliorare la fiducia e la confidenza di aziende e
consumatori. Completeremo l’area unica dei pagamenti europei,
consolideremo i diritti contrattuali dei consumatori e lavoreremo
su sistemi alternativi per risolvere le controversie sulle
transazioni online.
Nel suo mercato unico c’è anche la telefonia, con la
proposta di azzerare i costi di roaming. Le telco chiedono
“compensazioni”.
Non ci penso nemmeno. Le telco hanno tutte le possibilità di
ottenere giusti guadagni da servizi offerti in un quadro di mercato
competitivo, ma non devono caricare artificiosamente prezzi alti
per servizi che sanno di poter offrire a costi marginali quasi a
zero. Stiamo lavorando ad un Interim report sulle regole del
roaming che sarà reso noto a giugno. La nostra Review completa
della regolazione, che ci mostrerà l’estensione degli obiettivi
raggiunti, deve essere completata entro il 30 giugno. Mi auguro che
ci mostrerà che i servizi di roaming sono competitivi. Altrimenti,
metteremo in campo tutte le misure necessarie per creare un singolo
mercato competitivo del roaming. Al termine, i prezzi del roaming
dovrebbero avvicinarsi a quelli domestici. Ora l’industria mobile
ha l’occasione di dimostrare in maniera chiara che questo mercato
è competitivo. Io posso garantire che le iniziative che prenderemo
saranno basate sui fatti.
Quali sono le azioni e gli obiettivi di Digital Agenda per
quest’anno?
Contiamo di deliberare su 12 delle 100 azioni previste. Fra queste
vi saranno le proposte di legge più significative, quali la
gestione dei diritti collettivi con l’obiettivo di migliorare per
gli europei la fruibilità di contenuti digitali transfrontalieri,
come la musica. Proporremo nuove regole o il miglioramento di
quelle esistenti per incoraggiare la digitalizzazione delle opere
della cultura, rafforzare i diritti dei cittadini alla privacy e
alla protezione dei dati, rimuovere le barriere all’eCommerce in
Europa, completare l’area unica dei pagamenti per cui le
transazioni intra-europee saranno trattate come transazioni
domestiche. Altre iniziative riguarderanno gli investimenti
nell’Internet ultraveloce, la gestione dello spettro radio, una
rapida risposta ai cyber-attacchi, il miglioramento del modo in cui
gli standard Ict vengono definiti ed applicati.