L’Agcom si candida a diventare “controllore” di Poste italiane

L’Authority si considera il ”soggetto più autorevole atto a guidare la definitiva apertura del settore alla concorrenza previsto per il 2011″. D’accordo l’Antitrust: “L’Autorità per le Comunicazioni naturalmente portata ad occuparsi dei servizi postali”

Pubblicato il 22 Feb 2010

Le Poste italiane nel mirino – si fa per dire – di Agcom.
Secondo l’Authority è necessario individuare al più presto un
''regolatore indipendente'' per i servizi postali
che  conduca alla liberalizzazione del mercato (prevista per il
2011)  e consenta l'archiviazione della procedura di
infrazione avviata dalla Commissione europea. Nella ''Segnalazione al Governo e
al Parlamento sulle competenze regolamentari in materie di servizi
postali'' l’Agcom si propone dunque come
''candidato naturale alla regolamentazione e alla vigilanza
di tali servizi''.
L'affidamento delle competenze sui servizi postali
all'Agenzia per le Comunicazioni, inoltre non  comporterebbe
oneri aggiuntivi a carico del bilancio statale ''laddove
venissero estesi anche al settore postale i vigenti meccanismi di
autofinanziamento dell'Autorità gravanti sugli operatori di
mercato'', precisa il testo.

L'Agcom punta il dito contro la scarsa di concorrenzialità 
del settore postale rispetto ad altri servizi pubblici: il processo
di liberalizzazione avviato con la direttiva europea del 1997
prevedeva un'autorità di regolamentazione del settore, ma il
decreto legislativo che la recepiva individuava l'autorità di
regolamentazione del settore postale nel ministero delle
comunicazioni. E proprio quanto previsto dal provvedimento non
soddisferebbe il carattere di indipendenza  sostanziale richiesto
dalla norma comunitaria. "Tale situazione permane a
tutt'oggi – sottolinea l'Authority – e oltre ad essere
inadeguata per la definizione del sistema di governo del settore
appare in contrasto sia con la lettera della normativa comunitaria
sia con il suo spirito e le sue linee  evolutive''.
La direttiva del 2008 che deve essere recepita dagli stati membri
entro il 31 dicembre 2010 prescrive la completa apertura del
mercato e chiede l'effettiva separazione strutturale delle
funzioni di regolazione dalle attività inerenti alla proprietà o
al controllo. In questo senso anche l'Agcom ritiene
necessaria  l'individuazione di un regolatore indipendente che
conduca alla liberalizzazione del settore e sottolinea che in 22
Paesi su 27 l'Autorità di regolamentazione delle
telecomunicazioni presiede anche alla vigilanza dei servizi
postali. L'Agcom infine sottolinea di rappresentare il
''soggetto istituzionale più autorevole atto a guidare la
definitiva apertura del settore  postale alla
concorrenza''.

A “spalleggiare” la richiesta dell’Autorità per le Garanzie
nelle Comunicazioni anche il presidente dell’Antitrust, Antonio
Catricalà che in audizione davanti alla Commissione Lavori
pubblici del Senato, lo scorso 16 febbraio, aveva detto che
“Agcom dovrebbe naturalmente occuparsi di vigilare su Poste
italiane nella fase di liberalizzazione del settore”.
 “Noi dell’Antitrust – aveva specificato – siamo contrari
alla creazione di nuove autorità in Italia, perché il peso
economico si viene a sentire fortemente e, d’altra parte, il
numero eccessivamente elevato di soggetti regolatori tutti
indipendenti viene in qualche modo a detrimento della credibilità
stessa dei soggetti che già esistono”. Motivo per cui Parlamento
e governo dovrebbero scegliere nell’ambito delle autorità di
controllo che già operano, magari creando uffici ad hoc. “Per
esempio Poste va naturalmente con l’Autorità delle
Comunicazioni. Mi pare che quella sia la logica. Basterebbe creare
una piccola sezione senza esborsi, senza aumenti d spesa
pubblica”.

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