“L’aumento del 300% del prezzo delle chiamate nazionali da linea tradizionale, in parte componenti del servizio universale, non appare giustificato da condizioni economiche generali, quali l’andamento dei prezzi al consumo o l’aumento del potere di acquisto degli italiani”. Con questa motivazione l’Autorità garante per le comunicazioni ha diffidato Telecom Italia circa l’aumento delle tariffe relative alle linee fisse, annunciato a febbraio dalla telco, che sarebbe scattato da oggi e che era finito nel mirino dell’authority la scorsa settimana.
La delibera (relatore del provvedimento il Commissario Francesco Posteraro), uscita dallo stessa seduta del Consiglio che ha deciso di avviare una consultazione pubblica sul tema della banda larga e del suo possibile inserimento nel servizio universale, ha in sostanza stoppato sul nascere le modifiche dei piani tariffari tramite. La decisione, si legge in un comunicato diffuso dall’Autorità, è “finalizzata ad assicurare l’obiettivo di inclusione sociale della rete e dei servizi di base vigenti, potenzialmente minacciata dalle modifiche tariffarie annunciate da Telecom Italia”
Oltre allo squilibrio tra le tariffe e le condizioni economiche generali sostenuto dall’Agcom, nel provvedimento si fa riferimento anche al fatto che “un aumento così consistente, che va a sommarsi all’aumento della componente canone mensile degli ultimi tre anni, presenta un alto rischio di esclusione sociale dalla c.d. rete di sicurezza, il cui accesso e altri servizi di base sono sottoposti agli obblighi di servizio universale”. Un rischio, spiega l’authority, è “ulteriormente aggravato dalla circostanza che l’offerta è estesa a tutti gli abbonati consumer, inclusi gli utenti a basso reddito”.
Nel contempo, il Consiglio presieduto da Angelo Marcello Cardani, ha anche deciso di avviare un procedimento per “determinare il metodo più efficace e adeguato per garantire, anche in prospettiva, la fornitura dell’accesso alla rete di sicurezza sociale e dei servizi minimi del servizio universale, che dovranno assicurare ai cittadini-utenti disponibilità, convenienza e accessibilità, quali condizioni necessarie per l’inclusione sociale”.
Tali attività, sottolinea l’Agcom, potranno essere coordinate sia “con l’analisi delle condizioni qualitative di fornitura” sia “con lo studio, già avviato, sulle tariffe e caratteristiche tecniche di offerta dei servizi di base agli utenti in condizioni di disagio economico, sociale e di disabilità”.