Internet e l’economia digitale non sono solo un settore delle nostre economie, ma l’essenza stessa della società attuale. Per questo appare drammatico il ritardo accumulato dall’Europa nell’Lte: occorrerebbe un “Big Bang” del mobile per riportare il continente alla crescita. La miccia può essere raprpesentata dall’allocazione di nuovo spettro e dall’assegnazione di licenze su scala europea, con un’asta Ue per i servizi mobili 4G, cui dovranno partecipare aziende, o meglio consorzi, capaci di agire a livello pan-europeo, non in base ai meccanismi delle aste nazionali che frammentano il mercato. Lo scrive oggi sul Wall Street Journal Europe l’europarlamentare svedese Gunnar Hoekmark, vice presidente dello European People’s Party Group e rapporteur del Radio Spectrum Policy Program.
E’ proprio la frammentazione una delle cause del ritardo accumulato dall’Europa nel wireless, dopo il primato raggiunto ai tempi della deregulation di fine Anni ’80 e dello sviluppo dello standard Gsm, che ha permesso l’interoperabilità tra cellulari e reti in tutti i paesi europei e grazie al quale aziende come Nokia e Ericsson hanno potuto sviluppare prodotti e servizi per il mercato europeo e contribuire alla crescita industriale dell’Ue, scrive Hoekmark.
A venti anni di distanza, la situazione è molto cambiata: la leadership nel wireless è passata agli Stati Uniti, dove il 90% delle connessioni sarà su reti Lte o 4G entro fine anno, contro meno del 2% in Ue. Gli operatori di rete hanno fortemente investito nell’Lte, la domanda dei consumatori per la banda larga mobile si è allargata e i maggiori operatori, Verizon e At&t, coprono ormai con le loro reti 4G già l’85% della popolazione Usa. Con connessioni che sono il 75% più veloci di quelle dell’Ue.
I carrier americani beneficiano di un singolo mercato di 341 milioni di abbonati mobili, mentre le telecomunicazioni europee restano spezzettate in una miriade di mercati nazionali.
Il Radio Spectrum Policy Program dell’Ue, adottato l’anno scorso dal Parlamento e dal Consiglio europeo e di cui Hoekmark è il rapporteur per il Parlamento, cerca di porre rimedio. L’obiettivo è allocare almeno 1.200 MHz di spettro adatto alla banda larga mobile entro la fine del 2015; viene chiesto ai paesi-membro di riferire sul reale utilizzo dello spettro, per assicurare che si tratti di un uso efficiente e che gli operatori non affollino inutilmente lo spettro. Questo permetterà di valutare se sarà necessaria un’ulteriore armonizzazione e riallocazione di spettro a livello Ue.
Il programma richiede anche ai paesi-membro di destinare la banda degli 800 MHz ai servizi wireless entro il 1 gennaio 2013 per coprire le aree meno densamente abitate e incrementare la capacità di rete, ma il termine è stato rispettato solo da metà dei paesi dell’Ue (fra cui l’Italia) e il roll-out del 4G in Europa continua a procedere a rilento.
Spetta dunque ai vari governi dell’Ue tener fede agli impegni, conclude Hoekmark, per aiutare l’Europa a tornare leader mondiale del wireless. Ma non basta. Anche la banda degli 700 MHz è importante e dovrà essere prevista per la crescita economica delll’Europa. Gli Usa già sfruttano queste frequenze per i servizi mobili e se l’Ue farà lo stesso, le sue aziende potranno beneficiare dal singolo mercato telecom trans-atlantico, attraendo investimenti e creando posti di lavoro e crescita.
L’economia digitale è una realtà pervasiva: i terminali mobili connessi a Internet supereranno il numero di persone nel mondo già quest’anno; 50 miliardi di device – dai telefoni cellulari alle automobili e agli elettrodomestici – saranno Internet-enabled nel 2020, mentre il traffico di dati mobili sta già crescendo del 60-100% ogni anno.