China Unicom e Zte hanno annunciato un’alleanza sul 6G con l’obiettivo di assicurare il predominio della Cina nella prossima era delle comunicazioni mobili. L’accordo di cooperazione implica che le due aziende svolgeranno ricerca congiunta sulle tecnologie 6G e lavoreranno insieme sulla definizione degli standard della tecnologia mobile del futuro (arriverà fra il 2030 e il 2035).
La Cina spinge sulle attività di R&D anche per aggirare il “campo minato” del 5G, diventato vero terreno di scontro politico ed economico, e si proietta sul 6G tentando di assumere un predominio tecnologico senza rivali.
Gli standard sono fondamentali
Che cosa sarà esattamente il 6G è ancora da definire e, a detta dei ricercatori, la tecnologia non sarà implementata prima del 2030, visto che la ricerca muove oggi solo i primi passi. Probabilmente il 6G porterà con sé velocità di trasmissione dei dati ancora maggiori del 5G e ne potenzierà le possibilità e le applicazioni in campi come l’intelligenza artificiale, la realtà virtuale e la realtà aumentata.
Secondo alcuni esperti il 6G potrà andare anche oltre, chiudendo il gap tra uomo e macchina fornendo un permanente overlay della realtà aumentata (ovvero perfetta sovrapposizione e integrazione con la realtà) grazie alla latenza vicina allo zero e connettività ottimizzata dall’Ai.
Il lavoro congiunto di China Unicom e Zte punta proprio ad accelerare la ricerca e, soprattutto, ad assumere la leadership nella definizione degli standard, un elemento decisivo per favorire le aziende Tlc del proprio paese.
A questo scopo Pechino sta mettendo a punto un progetto chiamato “China Standards 2035”, un piano quindicennale in cui delinea quali dovranno essere, nei piani della Repubblica popolare, gli standard globali delle tecnologie mobili di prossima generazione. Pechino mira a consolidare il suo dominio in aree strategiche come le reti di telecomunicazione, l’intelligenza artificiale e il traffico dati controllando il processo di standard-setting, secondo gli esperti che hanno anticipato il progetto – ancora non pubblicato – alla testata Cnbc.com.
A Pechino due gruppi di lavoro sul 6G
L’impegno della Cina sul 6G è stato sancito a novembre scorso quando il ministero della Scienza e della tecnologia cinese ha istituito due gruppi di lavoro specificamente rivolti alle attività di R&D sulle reti mobili di sesta generazione.
Il primo gruppo unisce gli enti governativi con competenze nelle Tlc e nella ricerca e si occupa di promuovere e indirizzare la ricerca e sviluppo sul 6G. Il secondo gruppo di lavoro è invece composto da 37 università, centri di ricerca e aziende il cui compito è dedicarsi alle specifiche tecniche del 6G e fornire consulenza al governo di Pechino.
Il vice-ministro della Scienza e tecnologia Wang Xi ha confermato che il 6G è agli albori e ancora mancano standardizzazione e chiari scenari di applicazione, ma ha aggiunto che “In questo momento critico per la crescita nazionale, dobbiamo attribuire grande importanza allo sviluppo del 6G, coordinare i programmi, promuoverlo con efficienza e favorire l’innovazione in questa area”.
L’Europa ci prova, ma servono investimenti
La Cina non è l’unico paese a lavorare sullo sviluppo del 6G. Anche in Europa il mondo della ricerca sta cominciando a guardare al 6G. A inizio anno un team dell’Università di Brema ha delineato i limiti del 5G e indicato che le applicazioni di intelligenza artificiale spingono allo sviluppo di uno standard più avanzato, in grado di abilitare le più complesse applicazioni legate alle macchine e ai sistemi AI. Non è solo questione di velocità di comunicazione (che col 6G sarà comunque “supersonica”, vicina a 1 terabit al secondo); la vera discriminante sarà la capacità di sostenere collaborazioni su vasta scala tra agenti intelligenti che effettuano all’istante calcoli complessi, prendono decisioni cruciali e risolvono difficoltà. L’auto autonoma, il monitoraggio dei mercati finanziari, l’ottimizzazione delle prestazioni sanitarie e il cosiddetto “nowcasting”, ovvero la possibilità di prevedere eventi o reagire appena si verificano, sono tra le applicazioni previste.
Anche in Giappone e Sud Corea sono in corso progetti di ricerca sul 6G. Il vantaggio della Cina è tuttavia la quantità degli investimenti, che supera le possibilità delle controparti europee e asiatiche.