PRIVACY

La Corte Ue stoppa la data retention selvaggia: “Viola i limiti della democrazia”

Una sentenza vieta ai governi europei di imporre alle Tlc la conservazione “indifferenziata” dei dati personali dei cittadini, anche in presenza di allarmi terroristici. Colpo alla nuova legge voluta dal premier Uk Theresa May

Pubblicato il 22 Dic 2016

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La sicurezza di un Paese non giustifica la violazione “massiva” della privacy dei cittadini. Lo stabilisce una sentenza delle Corte di giustizia Ue secondo la quale i governi europei non possono imporre un “obbligo generale e indifferenziato” di conservazione di dati agli operatori di Tlc.

Il verdetto assesta un colpo alla nuova legge britannica sulla misure anti-terrorismo, la Investigatory Powers Act 2016 voluta dal primo ministro Theresa May, che puntava a dare più poteri di controllo alle autorità britanniche: su messaggi di posta elettronica, ma anche sulla tracciatura delle navigazione Internet dei cittadini. Secondo la Corte questa pratica viola i limiti “di ogni società democratica”.

Pur essendo mirata a scardinare le norme britanniche la decisione avrà effetti sulle misure anti-terrorismo allo studio dei governi europei alle prese con la minaccia di attacchi come quelli di Parigi e Bruxelles e, ultimo in ordine di tempo, di Berlino. Nonché sulle norme che riguardanao lo storage dati di tutte le compagnie telecom che operano nelll’Unione europea.

La sentenza arriva in un momento in cui gli attentati stanno aumentando il conferimento di maggior potere da parte dei governi alle istituzioni preposte alla security. Strategie avversate dai sostenitori della privacy secondo i quali la conservazione “selvaggia” di dati è inefficace nella lotta al terrorismo.

Secondo la Corte è consentito agli Stati prevedere, “a titolo preventivo”, la conservazione mirata di dati al solo scopo di lottare “contro gravi fenomeni di criminalità”. Anche in questo caso ci sono però condizioni da rispettare: la conservazione dei dati deve essere “limitata allo stretto necessario per quanto riguarda le categorie di dati da conservare, i mezzi di comunicazione interessati, le persone implicate, nonché la durata di conservazione prevista”.

Inoltre, l’accesso delle autorità nazionali ai dati conservati “deve essere assoggettato a condizioni, tra cui in particolare un controllo preventivo da parte di un’autorità indipendente e la conservazione dei dati nel territorio dell’Unione”.

Il governo britannico si è detto “contrariato” dopo il verdetto della Corte. Gli oppositori del provvedimento, fra cui il quotidiano Guardian che aveva partecipato a una campagna contro le nuove normative volute in virtù della lotta al terrorismo, ora chiedono che la legge alla luce del verdetto europeo venga rivista, soprattutto per l’obbligo dei provider telefonici di registrare l’attività sul web di chiunque per dodici mesi. Un portavoce dell’Home Office ha dichiarato che il governo è intenzionato a far sentire le proprie ragioni ora che il caso tornerà alla Corte d’appello di Londra e sarà risolto dalla giustizia britannica.

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