La Fcc, la commissione federale statunitense sulle
telecomunicazioni, non si è fatta intimorire dalla sentenza che
all’inizio della settimana le ha dato torto sul caso Comcast e
sulla net-neutrality ed è pronta ad andare avanti col proprio
piano nazionale per la banda larga. “La decisione della Corte non
cambia i nostri obiettivi e la nostra politica sulla banda larga, e
tantomeno la nostra autorità e volontà di agire per
raggiungerli”, ha tuonato il presidente Julius Genachowski,
l’uomo messo da Obama a guidare lo sviluppo del nuovo internet
Usa.
Dopo aver parlato di una semplice “invalida tecnica”,
Genachowski ha illustrato quali saranno i primi passi che la Fcc
intende compiere, già a partire dalla prossima seduta del 21
aprile: si tratta delle riforme necessarie per una penetrazione
capillare di internet, che deve diventare un “servizio
universale” e di un riesame della concorrenza sui set-top box,
mentre, entro l’estate, dovrebbero essere scritte le regole per
un’asta sullo spettro sottoutilizzato dagli operatori tv. Che,
ovviamente, sono restii a cederne una parte, ma che potrebbero
essere convinti dalla proposta della commissione, che punta ad
incentivarli offrendosi di condividere con loro i proventi
dell’asta.
Ma l’obiettivo più di lungo termine contenuto nella “broadband
action agenda” presentata ieri è quello di fornire, entro il
decennio, un accesso ad almeno 100 Mbps a 100 milioni di famiglie
americane, lavorando su tutto il settore e promuovendo innovazione,
investimenti, concorrenza e infrastruttura, in modo da avere una
piattaforma che consenta una gestione ottimale dell’energia,
dell’educazione e della sanità.