Ci speravano in molti sulla definitiva allocazione da parte del
Cipe, prima della pausa estiva, delle risorse destinate alla banda
larga. E invece la seduta del 15 luglio si è tradotta in un
ennesimo nulla di fatto.
Resta dunque sulla carta lo stanziamento degli 800 milioni di euro,
prima approvato dal Senato il 26 maggio scorso (AS 1082 bis- art.1)
ma pochi giorni dopo corretto al ribasso, almeno nella formula, nel
Decreto anticrisi (Dl 78/2009), che con la dicitura “fino ad un
massimo”(comma 6 art. 25) – di 800 milioni s’intende – di
fatto ha modificato i margini di manovra. E resta sulla carta
dunque il Piano anti-digital divide annunciato qualche settimana fa
dal vice ministro alle Comunicazioni Paolo Romani. Per non parlare
delle ripercussioni (negative) che il continuo slittamento del
finanziamento provocherà inevitabilmente sull’attuazione del
Piano egov 2012, fra i cavalli di battaglia del ministro per la
Pubblica amministrazione e l’Innovazione Renato Brunetta.
Nonostante tutto il dibattito nazionale sul broadband va avanti.
Parecchio avanti. Al punto che per la prima volta è stata messa
nero su bianco una proposta istutuzionale per la realizzazione
della rete di nuova generazione (Ngn).
A sorpresa però la fonte istituzionale non è governativa. Ci ha
pensato, infatti, il presidente dell’Agcom, Corrado Calabrò, in
occasione della presentazione della Relazione annuale 2009, a
formulare la prima concreta ipotesi di lavoro. “Investire nella
banda larga è una necessità, anche e più che mai nella fase di
crisi che attraversiamo – sostiene Calabrò – Superare il
digital divide è certo doveroso ed anche economicamente proficuo.
Ma ciò non deve distogliere dall’altro passo che
contemporaneamente deve compiere il sistema, quello verso
l’ultrabanda, le fibre ottiche, che presentano un incomparabile
valore prospettico. I due tipi di interventi lungi dall’essere
sostitutivi sono complementari”.
La via più praticabile, secondo Calabrò, è quella di una
“società veicolo”, formata da un nucleo forte di partner
industriali ma aperta anche alla partecipazione di capitale
pubblico (ad esempio attraverso la Cassa depositi e prestiti).
Nonostante alcune critiche piovute sulla testa del presidente
dell’Agcom, accusato di ingerenza nell’azione di governo –
“se qualcuno ha altre idee si faccia avanti”, ha replicato
Calabrò puntualizzando che è “dovere dell’Authority suggerire
proposte e soluzioni” – il “Piano Ngn” è invece piaciuto,
almeno in linea di massima, agli operatori di Tlc. Telecom Italia,
per bocca dell’Ad Franco Bernabè, si è detta disponibile a
condividere progetti di investimento sull’ultrabroadband con gli
altri operatori. E hanno promosso l’idea anche l’Ad di Vodafone
Italia Paolo Bertoluzzo e il numero uno di Fastweb Stefano Parisi
(si veda altro articolo in pagina).
La proposta di Calabrò, già avallata dal ministro Romani,
potrebbe aver già mosso i primi passi, almeno a dimensione locale.
La Net Company – questo il nome attribuito alla newco – vedrebbe
coinvolti proprio Telecom Italia, Vodafone e Fastweb. Ed è
possibile anche la discesa in campo di Wind. Al fianco degli
operatori di Tlc figurerebbe anche il fondo F2i che fa capo a Vito
Gamberale. Ammonterebbe a due miliardi di euro l’investimento
iniziale per la realizzazione di una rete in fibra in grado di
coprire, nell’arco di un triennio, fra il 10 e il 20% della
popolazione. Rho e Latina le prime cittadine “pilota”: si
partirebbe dunque da aree urbane “periferiche” (il cantiere è
fissato a ottobre) alla stregua del Piano Ngn olandese (si veda
articolo a pagina 7), al momento il più avanzato a livello
europeo.
Un’altra ipotesi sul tavolo è quella a firma di Mario Dal Co,
economista, consigliere per l’Innovazione del ministro Brunetta,
il quale suggerisce la creazione di una società privata che nasca
dal conferimento di tutte le reti pubbliche. Non solo quelle in
pancia agli enti locali ma anche quelle di Ferrovie, Poste,
Autostrade (si veda intervista nella pagina a fianco).
Resta però ancora tutta da definire – cosa non da poco – la
questione della regolamentazione delle reti che verranno. La
Commissione europea ha avviato una consultazione pubblica sulla
bozza di Raccomandazione Nga.
Associazioni ed operatori avranno tempo fino al prossimo 24 luglio
per inviare commenti e proposte al fine della redazione finale del
testo. E c’è da giurare che saranno parecchi gli
“emendamenti” considerato che Etno ed Ecta, le associazioni
rappresentative rispettivamente dei principali operatori di Tlc
europei e degli Olo hanno già palesato rimostranze sul contenuto,
in particolare sull’Annex 3 che ridefinisce il ruolo
dell’incumbent e prevede un risk premium per chi investe in
fibra.
La Raccomandazione è stata bocciata anche dall’Erg, il Gruppo
dei regolatori che rappresenta le Authority nazionali, timorosa di
veder ridotti i propri poteri e scettica sul reale stimolo agli
investimenti.
La fibra di Calabrò. A ottobre la prima verifica sul campo
Il presidente Agcom spariglia le carte. Rho e latina le prime “cavie” della rete condivisa?
Pubblicato il 20 Lug 2009
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