La telemedicina come sviluppo “obbligato” delle cure nell’era digitale, con un numero sempre maggiore di terapie e di monitoraggi dei pazienti che si sposteranno fuori dall’ospedale, anche sulla scorta della nuova disponibilità di app e sensori dedicati. Nel corso del suo intervento alla European telemedicine conference di Roma, Andrew Watson – chief medical information officer della University of Pittsburgh medical school – ha ammesso che “la telemedicina è necessaria ed è già qui. Si tratta di portare la salute al paziente, ed è quello che il paziente vuole”.
Da parte sua l’Italia, “che è stato il primo paese europeo a pubblicare delle linee guida per la telemedicina, fornendo in questo senso un grande impulso anche alle regioni”, afferma Laura Raimondo, managing director di Upmc Italy, non sta certo a guardare; un esempio arriva dalla direzione della nefrologia dell’azienda ospedaliera San Gerardo di Monza, che ha realizzato il primo progetto nazionale di teledialisi domiciliare online. Attraverso un sistema informatico di assistenza e controllo remoto, Therapy data management system, il team di clinici della struttura lombarda è in grado, in tempo reale, di monitorare e raccogliere i dati del trattamento dialitico, direttamente scaricati dal rene artificiale presente al domicilio del paziente, sui computer della struttura ospedaliera a disposizione del team sanitario.
Ciò consente al medico, in caso di anomalie oppure rilevazione non soddisfacente dei parametri misurati, di intervenire immediatamente per risolvere il problema o migliorare le performance della seduta dialitica, a vantaggio di “una terapia più personalizzata che si basa non solo su farmaci, ma su tempi e metodiche nuove”. Parole di Eugenio Vignati, direttore sanitario del San Gerardo, che precisa “in Italia ci sono 49mila pazienti dializzati, 9mila in Lombardia e 900 a Monza e Brianza. Il 25% della popolazione sottoposta a dialisi sul territorio della Brianza viene da noi”.
In materia di telemedicina rilevanti novità arrivano anche dal Lazio dove dall’inizio del mese è attivo il servizio di connessione Rete ictus. Di fronte a un paziente con sospetto di ictus, i medici del pronto soccorso di Tivoli possono adesso collegarsi e avviare il teleconsulto con un neurologo dell’Umberto I di Roma e, attraverso una telecamera ad alta definizione, intervenire in modo tempestivo e appropriato per salvargli la vita oppure ridurre danni permanenti all’organismo; in questa prima fase pilota ad essere collegati sono l’unità di trattamento neurovascolare del policlinico e il pronto soccorso dell’ospedale San Giovanni Evangelista di Tivoli. “Da cinque anni si aspettava questa innovazione della telemedicina con l’ospedale di Tivoli, che fuori Roma rappresenta un bacino molto importante”, ha spiegato il presidente della regione Lazio, Nicola Zingaretti, aggiungendo che “a partire da gennaio vogliamo garantire che tutti i pronti soccorso della regione siano collegati in telemedicina con i reparti appropriati, in grado di offrire una cura migliore e più efficiente”. La stessa Regione, nel frattempo, ha stanziato 21 milioni di euro per rinnovare il parco tecnologico di Asl e ospedali del Lazio, con l’obiettivo di avviare un processo di ammodernamento della dotazione tecnologica in uso nel sistema sanitario regionale.