“Confidiamo molto sulle nostre capacità di affermarci sul mercato italiano. Puntiamo a diventare il quarto operatore della Penisola e raggiungere il break even con una quota pari al 10% del mercato mobile“. Con queste parole il direttore generale di Iliad, Maxime Lombardini, commenta il countdown per lo sbarco dell’operatore francese in Italia.
Il Gruppo potrebbe e dovrebbe diventare il 4° operatore mobile dello scenario telco italiano con la possibile e probabile fusione Wind–3. “Un’occasione unica”, la definisce Lombardini a margine della presentazione dei risultati semestrali, che ha registrato indicatori positivi. Utile netto in aumento del 16,9%, a 190,4 milioni di euro e fatturato cresciuto del 7,3% trainato dalla “solidità” nel segmento mobile (+13,6%), ma anche da una “ripresa di crescita” nel fisso (+3,4%). Mentre l’Ebitda si attesta a quota 809 milioni (+11,5%). Continua inoltre ad aumentare il numero di abbonati, di oltre 1 milione di unità, superando ormai quota 18 milioni, con una quota di mercato al 17,4%.
Tra i “principali elementi rilevanti” della prima parte dell’anno, Iliad ricorda naturalmente l’accordo siglato in Italia con Hutchinson e Vimpelcom, nel quadro del progetto di fusione delle rispettive controllate H3G e Wind, “per acquisire gli asset che gli permetterebbero di diventare il quarto operatore mobile in Italia”.
Il verdetto finale sul merger della Commissione europea è atteso entro l’8 settembre. Per Standards & Poor’s il matrimonio si farà. L’antitrust Ue, spiega la società di rating in un rapporto, ha ricevuto sufficienti rassicurazione dai player in gioco. L‘accordo di luglio con Iliad come parte dei “rimedi” alla fusione fra Wind e Tre, spiega S&P fa pesare il sì sul piatto della bilancia perché viene garantita la presenza di quattro operatori. Il Gruppo guidato da Xavier Niel, che in Francia ha conquistato mercato con una politica molto aggressiva sui prezzi, resta però un’incognita. Anche perché il caso di Bip Mobile insegna che le tariffe basse e ultra-competitive non bastano. Ma a orientare la Commissaria Vestager verso il via libera c’è anche la forte necessità di consolidamento sul mercato italiano delle tlc, per garantirne la sostenibilità. Secondo Standards & Poor’s, “solo unendosi Tre Italia e Wind potranno restare competitive nel lungo periodo di fronte alle rivali maggiori, Tim e Vodafone”.
Nelle scorse settimane anche Maximo Ibarra, amministratore delegato di Wind e designato numero uno della nuova entità societaria che nascerebbe dalla fusione, ha espresso grande fiducia per il disco verde dell’Unione Europea: “Non abbiamo la certezza, ma siamo molto ottimisti”.