La crisi politica non ha penalizzato Telecom. Anzi, mentre la stragrande maggioranza dei titoli oggi ha risentito delle incertezze sul futuro del governo Letta, le azioni di Telecom Italia hanno chiuso con un balzo del 5,09% con una forte accelerata proprio sul finale, dopo avere comunque toccato quota 4 euro già in corso di seduta.
L’euforia si deve in particolare al fatto che proprio la crisi di governo ha di fatto allontanato, almeno per il momento, eventuali “azioni” dall’alto che potessero condizionare la vita della società, da un rafforzamento della golden power capace di forzare lo scorporo della rete a un cambio delle regole sull’Opa che raffreddasse l’interesse di Telefonica a salire in Telco. Inoltre, con le dimissioni ormai scontate di Franco Bernabè per Telecom Italia si allontana l’ipotesi di aumento di capitale, prospettiva che, se assicura stabilità di medio periodo agli assetti finanziari di Telecom, non può certo fare piacere al titolo nel breve, in particolare allontanando gli speculatori di brevissimo periodo.
“Al di là delle personalità coinvolte, la mossa segnala il trasferimento di poteri attualmente in corso in Telco; Bernabè ha visto tutti i suoi tentativi di avere nuovi partner industriali – Sawiris, H3G – bloccati dal Cda e probabilmente avrebbe fallito nella sua nuova richiesta di un aumento di capitale. L’equilibrio dei poteri ora coinvolge piuttosto Telefonica e il Governo italiano, che però sta affrontando una fase critica”, commenta Banca Akros.
Equita Sim è convinta che in caso di dimissioni di Bernabè non verrebbe perseguita l’ipotesi di aumento di capitale, sgradita a Telco e quindi causa del cambio di management. Inoltre, l’indisponibilità di Telefonica/Telco a sottoscrivere un aumento di capitale lascia intendere che anche quello della fusione non sia uno scenario da considerare se non nel lungo periodo”.
Gli analisti credono che verrebbe perseguita l’ipotesi di cessione di Tim Brazil, “anche perché in qualche modo potrebbe essere imposta dalle autorità brasiliane”.
Anche se i tempi di cessione del Brasile saranno lunghi e dunque è sempre più probabile che a fine anno le agenzie di rating taglieranno il rating sul debito a junk, L’eventuale cancellazione dell’aumento di capitale toglie la preoccupazione della pressione sulla liquidità ed offre sollievo di brevissimo.
Da segnalare la dura presa di posizione di Asati, l’associazione dei piccoli azionisti Telecom http://www.corrierecomunicazioni.it/tlc/23397_telecom-asati-indipendenti-si-dimettano.htm che chiede di “fermare l’operazione Telefonica che non ha alcun alcun interesse riguardo l’Italia: l’accordo non porta alcun beneficio alla società se non il suo immediato e progressivo declino”. Il presidente di Asati Franco Lombardi chiede inoltre ai consiglieri indipendenti di dimettersi dal cda in segno di dissenso per l’operazione.
Intanto si mobilitano anche i sindacati http://www.corrierecomunicazioni.it/tlc/23414_telecom-i-sindacati-si-mobilitano.htm che temono per l’occupazione ed hanno indetto due presidi, uno a Montecitorio in contemporanea con l’informativa del Presidente Enrico Letta, l’altra a Milano davanti alla sede di Telecom Italia in contemporanea con la riunione del consiglio di amministrazione del 4 ottobre.
Intanto, il caso Telecom continua a fare discutere la politica. Che si divide. http://www.corrierecomunicazioni.it/tlc/23419_telecom-la-politica-ora-si-divide.htm Mentre l’ex ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni (PD) chiede al governo di varare (con molto ritardo) il decreto attuativo sul golden power, Renato Brunetta, capogruppo del Pdl alla Camera dei deputati, ammonisce: “niente furbate in corso d’opera”.
Intanto sul fronte istituzionale sono state annullate sia l’audizione del presidente esecutivo di Telecom Italia Franco Bernabè al Senato, sia l’informativa del presidente del Consiglio Enrico Letta alla Camera.