Sono le persone e le loro competenze l’ingrediente fondamentale per ridare competitività alle telco: ne sono convinti gli interlocutori delle società che hanno preso parte alla tavola rotonda su “Gli ingredienti della ricetta vincente” nell’ambito dell’edizione di fine anno di Telco per l’Italia. L’innovazione, infatti, non poggia solo sulle tecnologie, ma sulla mentalità: essere una telco oggi non è solo fare infrastruttura, ma dinamicamente evolvere verso un modello di servizi che deve, necessariamente, essere veloce. Alla base c’è una precisa “vision”: il futuro è nell’ecosistema di scala europea.
Sottocornola, Oliver Wyman: “La ricetta per la competitività: prodotti standardizzati e competenze”
Per Andrea Sottocornola, Engagement Manager Oliver Wyman, la ricetta vincente per le telco per innovare e correre alla velocità del mercato si basa su tre ingredienti: l’offerta, le operazioni e le competenze.
“Sul lato dell’offerta, le telco oggi hanno un forte livello di customizzazione dei loro prodotti e questo comporta una riduzione di efficienza e scalabilità di queste soluzioni. È un primo punto su cui agire”, ha osservato Sottocornola. “Dal lato operativo, serve rivedere processi e operatività per renderli più snelli, più aperti all’innovazione, avvicinando mondo delle vendite e delivery, accorciando il go to market delle nuove soluzioni. Terzo punto, ma non meno importante, sono le persone: le telco devono investire in un cambio di mentalità interno e un rinnovamento delle skill”.
Oggi le telco e la filiera delle Tlc in generale non dispongono di adeguate competenze sulla componente It, in un contesto in cui emergono nuove tecnologie, come Ai, IoT, edge computing, 5G.
“Sul mercato italiano è difficile trovare queste figure: solo circa metà della domanda delle imprese è soddisfatta quando si parla di competenze Ict”, ha puntualizzato Sottocornola. “Le telco competono su questo mercato con le altre imprese e, soprattutto, con le big tech, gli over the top, gli hyperscaler. La ricetta, da un lato, è lavorare con le persone già nella filiera, investendo in reskilling, dall’altro lato puntare sui giovani, le nuove risorse da attrarre verso la filiera. Per vincere la concorrenza delle big tech le telco devono copiare i loro modelli di employer branding e capacità di attrazione dei talenti, offrendo incentivi alla crescita professionale”.
Cosentino, Zte: “L’Europa sia più audace negli investimenti in tecnologie di frontiera”
“Innovare in Europa è una sfida perché bisogna accelerare il passo in un contesto caratterizzato da tante piccole e medie imprese e eccellenze distribuite”, ha affermato Giada Cosentino, Chief innovation officer e pre sales Director Zte. Secondo Cosentino, il cambio di passo avverrà investendo in ricerca e sviluppo, dove l’Europa “deve essere più audace e puntare fortemente sulle tecnologie emergenti. Noi di Zte”, ha sottolineato Cosentino, “abbiamo il 49,1% della forza lavoro dedicata alla ricerca e sviluppo e destiniamo all’R&D più del 20% del fatturato”.
Innovazione vuol dire anche focalizzarsi sulle tecnologie strategiche, come indicato dal Rapporto Draghi, e per Cosentino l’Europa può costruire ecosistemi etici che risolvono non solo problemi di efficienza e produttività aziendale, ma le grandi sfide della società, come il cambiamento climatico.
“Per fare innovazione occorre un ecosistema collaborativo, un laboratorio aperto con grandi aziende, startup e università che insieme creano standard comuni per l’Europa, condividono esperienze e creano modelli scalabili. In questo ecosistema le telco, che rappresentano l’infrastruttura, sono fondamentali”, ha affermato Cosentino.
In Italia Zte ha un centro R&D aperto a partner italiani dell’industria e del mondo accademico, che possono fare ricerca e testare applicazioni. Zte offre anche competenze e ha collaborazioni con le università per programmi di formazione e stage per i giovani nell’ambito Ict.
“L’innovazione è una responsabilità condivisa cui tutte le imprese e le istituzioni devono partecipare”, ha concluso Cosentino.
Forti, Adtran: “Architetture aperte e interoperabili per equilibrare performance e costi”
Marcello Forti, Vice president sales Southern Europe Adtran, ha spostato l’attenzione su alcuni specifici aspetti delle performance delle reti, come i costi e la sicurezza.
“Le telco stanno rispondendo alle sfide della necessità di prestazioni crescenti e dei costi delle reti con nuove architetture flessibili, aperte, interoperabili, mixed vendor. L’obiettivo è ridurre i costi energetici e, anche, avere servizi cyber-sicuri by design. L’architettura aperta della rete è certamente una potenziale vulnerabilità”, ha proseguito Forti, “ma permette anche un mix and match di prodotti diversi per risolvere i problemi. L’importante è analizzare tutta la rete e rendere ogni sua parte sicura by design. Le tecnologie ci sono e ogni vulnerabilità ha la sua risposta”.
Forti ha citato il progetto condotto con Sparkle, che ha completato con successo un proof of concept (PoC) di network-as-a-service su un caso d’uso sul quantum-safe internet insieme a un gruppo di partner tra cui Adtran. La sperimentazione è stata condotta sulla rete metropolitana in fibra ottica di Sparkle ad Atene dimostrando un’implementazione agile e completamente automatizzata di un servizio di accesso a internet Mef on-demand, protetto dalla crittografia post-quantistica. Questo PoC segue un precedente test effettuato su una Vpn internazionale tra Italia e Germania.
La Paglia, Italtel: “Il 2024 anno epocale delle tlc. Ora serve il capitale umano”
Le tecnologie sono sicuramente importanti per innovare l’industria delle tlc, ma ancora più importante è la visione strategica, unendo competenze e collaborazione nell’ecosistema. Lo ha affermato Fabrizio La Paglia, Head of telco, media & cloud provider business unit Italtel. “La trasformazione digitale si deve basare sul capitale umano”, ha detto La Paglia.
Il 2024 è stato un anno epocale per l’industria delle telco, con la separazione della rete e una serie di fusioni e acquisizioni effettuate e annunciate. Il mercato non è fermo: “Assistiamo alla semplificazione delle reti, alla digitalizzazione dei processi, all’avvento dell’edge computing, del network as a service e delle Api”, ha affermato La Paglia. “Le reti sono dinamiche, fluide, e ora servono nuovi strumenti decisivi come automazione, osservabilità e Ai, che migliorano il provisioning e le operazioni in rete, creano sinergie tra i vari elementi, danno una visione più completa e abilitano un approccio predittivo”.
Un esempio recente è il progetto di integrazione di soluzioni di automazione avanzata su un tema mission-critical che Italtel ha condotto per un grande operatore telco. “Grazie all’automazione, abbiamo triplicato le performance di progetto. Su un altro cliente, abbiamo ridotto i tempi di esecuzione del 70% e migliorato nel contempo l’affidabilità del sistema”, ha riferito La Paglia.
La trasformazione tecnologica impone alle telco anche di affrontare il ricambio generazionale e il nodo delle competenze. Qui la ricetta si compone di più ingredienti: collaborazione con università e istituti tecnici, promozione dello studio delle discipline Stem anche tra le donne, attrazione dei talenti internazionali, reskilling delle risorse interne e utilizzo degli incentivi del governo.
“Italtel promuove formazione continua, collaborazioni con università, Its e iniziative per avvicinare in particolare i giovani e le donne alle Stem. Il cambiamento culturale è essenziale: aziende e individui devono vedere nella formazione continua un investimento strategico a lungo termine”, ha concluso La Paglia.
Piergiovanni, Sielte: “Italia a 1 Giga, siamo ancora in tempo per centrare gli obiettivi”
Il piano Italia a 1 Giga è in ritardo e manca solo un anno e mezzo alla deadline di giugno 2026: di qui in avanti ci sarà una forte richiesta di avvio i cantieri. Ma per Luigi Piergiovanni, Direttore tecnico commerciale Sielte, l’Italia ce la può fare: “Dei casi importanti hanno fatto scuola, come quello della Sardegna: quel che conta è fare sistema per arrivare agli obiettivi. Aiutano anche le novità sulla mobilità delle risorse che ci permette di spostare le persone nei cantieri con costi inferiori. Siamo in tempo per cercare di mettere in pista tutte le azioni e replicare i best case e raggiungere gli obiettivi”.
Sielte è impegnata anche sul Progetto Carceri e sul Piano Mattei, ha proseguito Piergiovanni.
“Il Progetto Carceri è molto affascinante”, ha affermato il manager. “Sielte opera nelle carceri dal 2020 e ha già una cinquantina di addetti. Abbiamo un protocollo di intesa con iInfratel e altri operatori tlc, tra cui Fastweb, Vodafone e Open Fiber, per attività tecniche e di back office, ma vorremmo portare queste persone fuori, nei cantieri. Invito tutti ad aderire al progetto, noi abbiamo l’esperienza e sappiamo capire se le idee proposte si possono applicare a questo mondo complesso. Sono progetti che possono cambiare la vita delle persone”.
Sielte ha, per esempio, condotto iniziative nelle case di reclusione di Bollate e di Vigevano, creando nuove opportunità lavorative e di riabilitazione all’interno del contesto penitenziario. Inoltre, il progetto non si limita solo a fornire lavoro temporaneo nella struttura, ma cerca di creare una rete di competenze e relazioni tra i detenuti e le aziende partner così da favorire il reinserimento nella società.
Per quanto riguarda il Piano Mattei, Sielte ha due progetti in corso, che porteranno in Italia delle persone formate su specifiche skill che servono nel mondo Tlc.
“Stiamo aprendo la strada”, ha detto Piergiovanni. “Abbiamo definito processi e procedure e possiamo andare avanti raggiungendo anche numeri più importanti”.