L’Unione Europea, con il programma strategico Digital Compass 2030, ha fissato l’obiettivo di garantire a tutte le famiglie europee l’accesso a una connettività Gigabit entro il 2030. Tuttavia, la realizzazione di questo obiettivo sta avanzando con grandi differenze tra i singoli Stati membri. A fine 2023, la media europea in termini di disponibilità di reti interamente in fibra ottica era al 64%: un dato positivo, ma che non garantisce la certezza di centrare l’obiettivo del Digital Compass di una copertura al 100% entro il 2030.
Il cambio di passo dell’Italia
L’Italia, che è stata per anni in fondo alle classifiche, ha invertito la tendenza grazie all’ingresso di Open Fiber nel mercato, arrivando al 60% di copertura, sostanzialmente in linea con gli altri Paesi europei. Si pone però anche per il nostro Paese il tema del completamento della copertura del 100% del territorio a velocità Gigabit. Al riguardo, va rammentato che il Piano Italia a 1 Giga era stato avviato al fine di raggiungere il 100% di copertura nazionale entro il 2026 ed avrebbe dovuto integrare le coperture che i privati si erano impegnati a fare entro lo stesso termine. Rispetto all’obiettivo del 2026 si osserva che, mentre il ritardo sugli investimenti finanziati con fondi PNRR appare recuperabile, il ritardo degli investimenti privati non appare invece colmabile, con la conseguente mancata copertura di diversi milioni di unità immobiliari che non saranno raggiunte entro tale termine. Anche rispetto all’obiettivo europeo del 2030, non appaiono esserci oggi le condizioni per il completamento delle coperture dichiarate dai privati. Il completamento delle coperture è quindi messo a rischio dal forte rallentamento degli investimenti privati.
L’evoluzione dell’Ftth
Secondo i dati dell’ultimo Osservatorio Agcom, nel terzo trimestre del 2024 le linee Ftth hanno raggiunto 5,53 milioni, pari al 27% del totale degli accessi fissi – con una quota del 56% di linee fornite tramite Open Fiber – che si conferma il leader del mercato dei servizi all’ingrosso. All’interno di un mercato degli accessi fissi che si dimostra statico da diversi anni e che si attesta a 20,25 milioni di linee, le linee Ftth sono in crescita, segnando un aumento trimestrale di 293.000 accessi e un incremento annuale di 1,18 milioni di linee. Questo processo di transizione è però eccessivamente lento e, al ritmo attuale, avrebbe bisogno di quasi 13 anni per completarsi. Le linee Fttc (Fiber to the Cabinet) diminuiscono di circa 200.000 unità nel trimestre, con una flessione annuale di 671.000 accessi. Anche le linee Adsl e quelle “solo voce” sono in calo, con rispettivamente 115.000 e 35.000 accessi persi nell’ultimo trimestre. Nonostante questi segnali di orientamento complessivo verso le reti interamente in fibra ottica, il completamento della transizione digitale è ancora lontano.
La questione del take up
Tuttavia, la vera sfida dell’Italia non riguarda tanto la copertura territoriale, quanto il basso tasso di adozione della fibra ottica. Con una media di utilizzo delle reti Ftth del 27% contro il 54% della media europea, l’Italia è ancora indietro sul piano dell’effettivo sfruttamento dell’infrastruttura realizzata. Con il trend attuale di adozione, si rischia di compromettere gli obiettivi nazionali ed europei di digitalizzazione completa.
Le opportunità offerte dalla fibra ottica sono molteplici, dalla telemedicina alla videosorveglianza, passando per il monitoraggio del territorio, le smart grids, e l’ottimizzazione dei processi aziendali. In questo contesto, la completa transizione verso una rete in fibra risulta cruciale, non solo per modernizzare il Paese, ma anche per facilitare l’innovazione digitale in tutti i settori economici e sociali.
Per garantire ai cittadini l’utilizzo di tutti i servizi digitali di ultima generazione che possono viaggiare solo su una rete moderna e ultraveloce, è essenziale un intervento di politica industriale, che includa incentivi per gli operatori, la semplificazione delle normative e la previsione di un processo di spegnimento (switch-off) della rete in rame, da avviare subito e continuare in modo progressivo, così come avvenuto per la transizione da televisione analogica a televisione digitale terrestre. Il Berec (Organismo dei regolatori europei delle comunicazioni elettroniche) ha evidenziato che solo 8 Stati membri dell’UE hanno predisposto un piano per lo switch-off del rame, e la situazione dell’Italia, come di altri Paesi, rimane preoccupante. Se non si interviene per accelerare lo spegnimento della rete in rame, l’adozione della fibra procederà a un ritmo lento, con il rischio di una “Europa a due velocità” in termini di digitalizzazione.
Lo switch off delle reti in rame
Una politica pubblica di switch off del rame genererebbe, oltre agli effetti positivi su consumatori e imprese che sarebbero dotati di servizi più performanti, un effetto di forte incentivazione dell’investimento privato che potrebbe condurre al completamento della copertura nazionale se non entro il 2026, almeno entro il 2030. L’Italia ha già stanziato importanti investimenti pubblici, come dimostra il piano Italia a 1 Giga, con l’obiettivo di anticipare al 2026 gli obiettivi di connettività fissati dall’Unione Europea per il 2030. Tuttavia, questo grande impegno rischia di essere vanificato se il tasso di adozione non decolla. Il settore privato, che ha già investito in fibra ottica, è scoraggiato dal basso utilizzo, in quanto senza una domanda sufficiente non si possono ottenere adeguati ritorni sugli investimenti. È quindi cruciale accelerare la migrazione dei clienti verso la fibra, in modo che gli investimenti pubblici e privati possano tradursi in una copertura effettiva e in una rete funzionale.
I vantaggi della fibra ottica
La transizione a una rete completamente in fibra ottica non offre solo vantaggi economici, ma anche importanti benefici in termini di efficienza energetica. Le fibre ottiche, infatti, consumano meno energia rispetto alle tradizionali reti in rame, permettendo una trasmissione dei dati con minori perdite e riducendo l’impatto ambientale. Questo aspetto assume maggior importanza in un contesto globale di crescente attenzione alla sostenibilità e al risparmio energetico.
Per garantire che l’Italia rispetti gli obiettivi europei e sfrutti appieno le potenzialità della fibra ottica, è necessario che la politica industriale sostenga l’adozione della tecnologia, acceleri il processo di dismissione delle vecchie reti in rame, e promuova incentivi per gli operatori privati. Solo con un impegno forte e deciso, sarà possibile trasformare la rete italiana in una rete moderna, veloce, inclusiva e pronta a sostenere la domanda di servizi digitali avanzati.