La carta segreta del presidente esecutivo di Telecom Italia per la vendita di La7 potrebbe avere il nome di Centro Europa 7 e il volto di Francesco Di Stefano. Sul tavolo del cda di Telecom Italia che si terrà domani, scrive la Repubblica, potrebbe arrivare un’offerta di Di Stefano, che sarebbe così il terzo incomodo nella corsa agli asset di TI Media accanto agli altri due nomi noti, quelli di Clessidra e Cairo Communications. Il nome di Di Stefano, lanciato anche dal Sole 24 Ore, e un’eventuale offerta potrebbe spingere il cda di domani a prendere ancora tempo, rimandando così decisioni definitive sulla vendita, che potrebbero slittare di qualche mese o forse più. Un’ipotesi che sembra plausibile, visto che ad oggi le offerte arrivate sul tavolo di Telecom Italia non sono state giudicate soddisfacenti. Il presidente esecutivo di Telecom Italia Franco Bernabè ha detto inoltre che non ha alcuna intenzione di svendere gli asset televisivi del gruppo.
Europa 7, che conta sul canale Serie B Tv, ha cominciato a trasmettere nel maggio del 2010, dopo una battaglia durata 11 anni per l’assegnazione delle frequenze vinte nella gara del 1999, quando si era piazzata settima davanti a Rete 4.
Secondo il Sole 24 Ore, quello presentato a Telecom da Centro Europa 7 sarebbe un progetto industriale, con le potenziali sinergie fra i due gruppi. A cominciare dalla possibilità di veicolare i canali del gruppo La7 non solo in digitale ma anche in alta definizione, tramite il decoder Europa 7 HD.
Per quanto riguarda gli altri pretendenti, nei giorni scorsi il fondo Clessidra di Claudio Sposito avrebbe ritoccato l’offerta di 350 milioni di euro presentata in precedenza, per l’acquisizione degli asset televisivi La7, del 51% di Mtv e per le risorse frequenziali di TI Media compresa Telecom Italia Media Broadcasting che, con i suoi tre multiplex è il piatto forte dell’affare. Anche Cairo Communications, l’altro pretendente in lizza, starebbe ancora limando la sua offerta, che secondo voci di mercato si aggira intorno a 100 milioni di euro per la sola emittente La7. L’offerta di Cairo non sarebbe vincolante ma è finalizzata a rilevare il 100% de La7 insieme a Mtv, entrambe possedute da TI Media. Urbano Cairo avrebbe chiesto a Telecom Italia di accollarsi il rosso di gestione almeno dell’anno scorso e dell’esercizio in corso. Telecom Italia potrebbe inoltre contribuire con un’iniezione di capitali e accompaganre la cessione di La7 con ulteriori forme di sostegno, che potrebbero tradursi in fomre di pubblicità garantita da parte del gruppo tlc.
Secondo voci di mercato, il board di Telecom Italia è diviso fra coloro che spingono per la cessione della sola emittente televisiva e il mantenimento degli asset frequenziali e chi invece punta alla cessione di tutti gli asset del gruppo TI Media.
Intanto, in una lettera inviata al cda di Telecom Italia in vista dell’assemblea di domani, l’Asati (Associazione piccoli azionisti di Telecom Italia) scrive che “Non è opportuno vendere La7 – si legge nella missiva – che è il terzo polo Tv, con Rai e Mediaset in sofferenza; audience in crescita; struttura dei costi migliorabile. La vendita a soggetti in possibile conflitto di interessi con gli azionisti di controllo, non solo non porta benefici finanziari, ma anzi potrebbe comportare per TI effetti negativi ed esuberi… TI Media predisporrà un piano industriale che contempli sviluppo e contenimento delle perdite grazie in particolare alla messa in mora degli attuali contratti per la raccolta pubblicitaria che sono assolutamente fuori mercato e che rappresentano una delle principali cause dei risultati negativi . Riportare la società TI-M come divisione del Gruppo TI con notevoli risparmi di gestione.Qualora non rispondessero al vero le notizie di stampa in data odierna circa il conferimento di bonus a dirigenti della società per la vendita de La7 ad ogni condizione chiediamo alla società TIM di darne immediata smentita”.
Oltre al veto sulla vendita di La7, la lettera di Asati affronta anche gli altri nodi sul tavolo del cda: in primo luogo, i rapporti con Cdp, la necessità di un aumento di capitale, il nuovo piano industriale 2013-2015, le politiche su personale e dividenti e le modifiche dello statuto societario.