L’integrazione verticale delle Tlc è diventata anacronistica. È il punto chiave dell’intervento dell’Ad di Tim, Pietro Labriola, in occasione della relazione annuale dell’Organ di Vigilanza Tim.
“Il comparto dei servizi è caratterizzato da dinamiche competitive incompatibili con i lunghi periodi di recupero degli investimenti infrastrutturali – ha spiegato Labriola – I nostri concorrenti sul fisso hanno una struttura di costo tutta market driven e con investimenti infrastrutturali molto più limitati dei nostri, in quanto si basano prevalentemente sull’acquisto di servizi all’ingrosso della nostra rete”.
“Al contrario, noi fino ad oggi abbiamo dovuto tenere conto del mercato retail ma anche delle esigenze del mercato wholesale, senza certezze sul ritorno degli investimenti a causa dell’elevata pressione regolamentare – ha puntualizzato – Il riassetto del Gruppo dovrebbe portare ad un miglior bilanciamento tra costi e benefici specifici delle due attività: maggiore flessibilità commerciale per la Retail (ServCo) e maggiore prevedibilità e stabilità dei ritorni per la Wholesale (NetCo)”.
Il progetto di separazione
L’Ad ha ricordato che il progetto di separazione è basato su considerazioni industriali e ha l’obiettivo di creare entità autonome, più efficaci e competitive di quanto non lo siano restando integrate in un’unica società. “Non ci separiamo per cercare un ‘dividendo regolamentare’ su cui si sono arenati tanti progetti del passato – ha detto – Tuttavia, è nell’ordine delle cose che la nuova analisi coordinata dei mercati dell’accesso, avviata da Agcom nel 2020, dovrà tener conto del nuovo modello di separazione verticale di Tim e delle sue conseguenze in termini di semplificazione delle attuali regole retail e wholesale”.
Per Labriola, il nuovo ciclo regolamentare dell’Autorità dovrà assicurare al mercato e agli operatori un sistema di regole che consenta di realizzare gli obiettivi fissati dalla strategia europea “2030 Digital Compass: the European way for the Digital Decade” e dal PNRR che anticipa al 2026 i target dei Piani “Italia 1 Giga”, “Italia 5G”, “Sanità Connessa” e “Scuole Connesse”).
Il ruolo degli Ott e la sostenibilità del settore Tlc
L’Ad ha ricordato che senza gli ingenti investimenti di TIM e degli altri operatori, non sarebbe stato possibile sostenere la crescita esponenziale del traffico dati registrata negli ultimi anni sulle reti fisse (+ 100%) e mobili (+ 200%). “Paradossalmente, però, come noto, questi investimenti contribuiscono alla crescita di ricavi e flussi di cassa degli Ott a fronte di una stagnazione dei medesimi Kpi delle Telcos – ha sottolineato – È arrivato il momento di trovare soluzioni concrete all’esigenza che anche gli Ott contribuiscano alla remunerazione dei costi di ammodernamento delle reti grazie alle quali realizzano il loro proficuo modello di business”.
La guerra dei prezzi
La sostenibilità settore è ulteriormente messa a rischio da un contesto di mercato in cui i prezzi Tlc (fisso + mobile) in Italia hanno subito le maggiori riduzioni tra i Peers (- 18% negli ultimi 5 anni; – 32% negli ultimi 10 anni). A peggiorare il quadro l’attuale congiuntura internazionale “che ha determinato un significativo e inaspettato aumento dell’inflazione e dei costi delle materie prime (in primis quelle energetiche di cui gli operatori Tlc sono fra i maggiori utilizzatori senza però beneficiare delle agevolazioni destinate alle cosiddette imprese “energivore”)”, ha detto.
“Non deve quindi sorprendere se, come già accaduto in numerosi Paesi europei, si possano prevedere adeguamenti verso l’alto e indicizzazioni all’inflazione dei prezzi delle offerte TLC retail e wholesale – ha spiegato Labriola – Occorre rivedere le priorità del settore rispetto al passato e il modello industriale, abbandonando la guerra dei prezzi e le logiche di distruzione del valore, puntando invece a strategie di posizionamento premium value vs volume”.
Le sfide future
La sfida per il futuro dunque non è solo quella di definire un nuovo quadro di regole, ma comprendere come garantire la sostenibilità economica di questo settore e capire quale sia il suo futuro.
“Il tavolo aperto con il Mise è un passo importante ed è la presa di coscienza che qualcosa va fatto e subito. Non ha più senso limitarsi a parlare soltanto del fisso, bisogna definire i confini tra fisso/mobile e i servizi degli Ott”, ha detto. Sul fronte della tutela del consumatore , il tema da affrontare è chi deve sostenerne i costi dato che addossarlo alle telco è anacronistico. – ha concluso
“Per assurdo non chiediamo più regole per tutti ma un quadro regolamentare più semplificato”, ha puntualizzato. “Nelle analisi della definizione dei costi o delle attività non valutare la sostenibilità economica nel medio-lungo termine degli operatori nel nuovo potenziale quadro è anacronistico. Siamo ormai in un contesto la cui evoluzione è molto più rapida rispetto al passato e le nostre decisioni e processi decisionali debbono adeguarsi. Nessuno di noi prevedeva la spinta inflazionistica che ci ha colpito, ma c’è ed impatta il conto economico delle nostre aziende e di Tim. Non possiamo non tenerne conto e non immaginare un adeguamento dei prezzi wholesale”.
“È il momento di avere coraggio nel prendere le decisioni corrette per il settore, per Tim e per il nostro Paese”, ha concluso.