SCENARI

L’allarme di Ekholm: “Il mercato Tlc in Europa non può andare avanti cosi”

Il numero uno di Ericsson sottolinea la necessità di un consolidamento che generi economie di scala, consenta l’abbattimento dei costi e liberi capitali per le nuove reti. Solo così il Vecchio Continente può recuperare il gap con Usa e Cina sulla digitalizzazione

Pubblicato il 17 Feb 2021

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Il mercato europeo delle telecomunicazioni non funziona. Ovvio che le telco non investano: è pura questione di numeri. A dirlo è Borje Ekholm, ceo di Ericsson, in un intervento sul Financial Times.

Le telco non riescono a rimettere in moto ricavi e redditività e quindi non possono investire nelle reti 5G come richiesto da un’economia e da una società digitali che avanzano. La colpa è delle troppe, a volte rigide regole, che impediscono, tra l’altro, un consolidamento di mercato che aiuterebbe gli operatori nella riduzione dei costi, nell’ampliamento della scala e nella capacità di investire.

Il malfunzionamento del mercato europeo delle Tlc causa anche problemi ai produttori di attrezzature di rete, come Ericsson e la sua concorrente finlandese Nokia, nel competere con Usa e Cina.

5G e Industria digitale a rischio

Secondo Ekholm  ha perfettamente senso il fatto gli operatori Tlc dell’Europa non investano nelle reti di nuova generazione 5G: in pochi riescono a recuperare i costi di capitale.  “Il problema è che quelli che dovrebbero costruire questa infrastruttura non fanno soldi. E aspettare a sua volta ha un costo alto”, perché l’Europa resta sempre più indietro a Stati Uniti e Cina sulla digitalizzazione della società e dell’industria.

L’atteggiamento di Bruxelles, che tende a evitare il consolidamento per non ridurre il numero degli operatori sui singoli mercati per proteggere i consumatori, fa sì che anche i profitti delle telco europee restino inferiori a quelli delle telco di Usa e Cina.

Secondo le stime di Ericsson il 5G potrebbe far salire il Pil dell’Europa di 2 punti percentuali l’anno. Ma senza il 5G l’industria non potrà essere più efficiente e competitiva perché non riuscirà a fare il salto verso la Digital Industry. E un’industria meno  digitalizzata significa anche meno capacità di creare nuovi posti di lavoro, ha sottolineato Ekholm.

L’Europa dovrebbe difendere la sua autonomia nelle Tlc

Le problematiche su cui riflette Ekholm sono anche di natura politica. La Germania e il Regno Unito, riporta il FT, vorrebbero favorire l’ingresso di nuovi vendor di attrezzature di rete. Il ceo dell’azienda svedese si è detto sorpreso che l’Europa possa agire in maniera tale da danneggiare Ericsson e Nokia, perché le Tlc sono uno dei pochi settori tecnologici in cui la nostra regione mantiene una “strategica autonomia”.

È particolare vedere che ora si discute di dare sussidi Ue per sviluppare società concorrenti, la maggior parte delle quali vengono da Stati Uniti e Asia”.

Preoccupa il ban svedese su Huawei

Ma se, da un lato, Ekholm, difende la sicurezza e il valore strategico dei vendor di rete europei, dall’altro non concorda col ban di Huawei deciso dal governo svedese. Questo “rischia di danneggiare la nostra capacità di competere su scala globale”, ha detto il top manager.

Il timore del numero uno di Ericsson è che altri paesi possano “limitare il libero commercio”, danneggiando la quasi totalità dei ricavi del gruppo che arrivano da paesi che non sono la Svezia. Inoltre, è vitale per Ericsson “essere presenti sui mercati che guidano lo sviluppo tecnologico: Cina e Usa”.

Eventuali ritorsioni della Cina sarebbero una grave minaccia alla capacità di Ericsson di continuare ad essere “un leader tecnologico globale”. È altamente rischioso “essere in un ecosistema e non nell’altro. Alla fine questo potrebbe far sì che l’ecosistema cinese si sviluppi più velocemente grazie alle sue dimensioni“, ha concluso Ekholm.

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