“In questi ultimi giorni, il tema della costituzione della ‘rete unica‘ è stato ancora una volta oggetto di attenzione da parte degli stakeholders, in quanto l’emergenza che il Paese sta vivendo richiede l’urgente adozione di misure e iniziative atte a potenziare le infrastrutture di rete, migliorandone la disponibilità, la capacità e la qualità. Ma un efficiente potenziamento delle infrastrutture di rete, auspicato dallo stesso Decreto Legge ‘Cura Italia’, non può prescindere dalla creazione di una ‘rete unica‘ già oggetto, peraltro, della legge n. 136 del 17 dicembre 2018 (approvata a larga maggioranza) che ha promosso l’aggregazione volontaria dei beni relativi alla rete di accesso”. E’ quanto si legge in una lettera che Asati, l’associazione dei piccoli azionisti di Tim, ha indirizzato al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, al ministro dell’Economia e delle Finanze Roberto Gualtieri e per conoscenza ai vertici di Tim e ai principali azionisti dell’operatore. Un appello che va nella stessa direzione di quello lanciato nei giorni scorsi anche dai sindacati di categoria.
Nella lettera l’associazione puntualizza di aver rappresentato, da più anni alla società e alle istituzioni “l’invito a promuovere, o meglio, ad accelerare il confronto tra le parti per delineare le condizioni volte ad integrare le infrastrutture, potenziare e ottimizzare gli investimenti in fibra, attraverso la creazione di una infrastruttura unica nazionale, una operazione che porterebbe vantaggi alle aziende coinvolte, al mercato, agli azionisti e al Paese intero”. “Il passaggio dal rame alla fibra – conclude Asati – richiede ingenti investimenti con un ritorno di lungo periodo, non sostenibili economicamente qualora duplicati e realizzati da più operatori”, che poi puntualizza che “bisogna considerare che le maggiori competenze del settore e le maggiori infrastrutture nel Paese le ha Tim”.
A parlare con sempre maggiore insistenza della rete unica sono anche gli analisti: Sia Equita che Mediobanca sottolineano che “Sembra che la crisi abbia aumentato ulteriormente il sostegno politico verso la realizzazione di una rete unica fissa, cosa che consentirebbe di supportare una maggiore necessità di accelerare la digitalizzazione. Un accordo potrebbe eventualmente far parte dell’agenda del governo una volta che la situazione si stabilizzerà”.
La presa di posizione di Asati arriva a pochi giorni dal mancato inserimento della proposta della Lega sullo sprint alla rete unica tra gli emendamenti del Cura-Italia.
“In questi anni – afferma Salvo Ugliarolo, segretario generale della Uilcom – c’è stato un notevole spreco di risorse per tenere in piedi due reti: quella di Tim e quella di Open Fiber. È arrivato il momento di accelerare sulla realizzazione della rete unica, sia per motivi di efficienza del sistema delle Tlc sia economici. Abbiamo testato in queste ultime settimane quanto sia cruciale avere delle reti ultraperformanti. Abbiamo avuto un picco nell’utilizzo dello smart working, della telemedicina, delle piattaforme per la scuola a distanza. Il digitale è diventato ancora più pervasivo di quanto non fosse prima e da questo non si torna indietro: ecco perché all’Italia serve una rete unica in fibra dove dirottare tutte le risorse per sostenere lo sviluppo economico del Paese e stimolare l’occupazione di qualità. e il Governo deve agevolate l’operazione valorizzando Cdp e l’infrastruttura di Tim”.
“I fatti di queste settimane ci stanno chiaramente indicando come le reti di comunicazione e connettività siano davvero uno degli assi portanti di un Paese – aggiunge Riccardo Saccone, segretario nazionale della Slc Cgil – Tutta l’angoscia che stiamo vivendo serva almeno a far fare al Paese il salto verso il futuro e la digitalizzazione. Per fare questo serve una rete in fibra unica, capace di tenere insieme tutto il Paese. Non si può prescindere da uno dei pochi campioni nazionali rimasti, ovvero Tim. Il governo, attraverso Cdp, deve favorire questa operazione e, con il lavoro delle autorità, garantire un giusto contesto di mercato. Questa è la soluzione per coniugare sviluppo e occupazione in tempi certi”.
Sulla stessa lunghezza d’onda anche la Fistel che per bocca del segretario nazionale Giorgio Serao evidenzia come “l’emergenza Covid19 ha riproposto il tema delle reti ultra veloci di telecomunicazioni. Purtroppo la politica negli ultimi anni non e’ stata in grado di definire un piano di rete nazionale. Anche le possibili convergenze tra Tim e Open Fiber hanno subito in questi ultimi anni una serie di ‘stop and go’, dettate più da visioni e analisi accademiche che da interessi nazionali. Il Paese ha ancora tante aree non coperte da banda ultra larga, eppure anche in queste ore di drammatica emergenza nazionale assistiamo a tentativi di competizione tra operatori che sono veramente di cattivo gusto”.