L'APPROFONDIMENTO

Lavoro “future proof”, lo smart working non basta per la svolta

Secondo un report di Bcg il 38% di tutte le aziende mondiali è ancora impreparato a incrementare flessibilità e politiche a favore dei lavoratori “deskless” che costituiscono più di tre quarti della forza lavoro. Tlc e tech gli unici settori pronti al salto di qualità

Pubblicato il 07 Ott 2022

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Lavoro future-proof, ancora non ci siamo. Nonostante le scosse pandemiche e le emergenze in corso, l’industria mondiale non è ancora pronta a implementare a favore dei dipendenti nuovi paradigmi in grado di reggere l’urto con i cambiamenti in atto. Tecnologia e Tlc gli unici settori pronti al salto di qualità, grazie alla maggior diffusione di smart working. Emerge dall’analisi di Boston Consulting Group secondo cui i Ceo di Tech e Tlc (rispettivamente con il 27 e 26%), che registrano la quota più bassa di lavoratori “deskless”, risultano ai primi posti nella preparazione al lavoro del futuro.

I settori meno “virtuosi”

Energy, consumer product e retail – che impiegano oltre la metà di lavoratori “senza scrivania” – sono invece i tre settori con il punteggio più basso nell’implementazione di strategie per un lavoro future proof. Il 38% di tutte le organizzazioni deve ancora organizzare nuove iniziative come orari flessibili e “vantaggi su misura” per i lavoratori deskless.

Ma lo smart working non è l’unico fattore da considerare, si legge nel report. Leadership, cultura, clienti, talento, apprendimento, riqualificazione tra gli altri elementi da rafforzare, secondo l’analisi di Bcg che contempla sondaggi a circa 350 aziende nei principali settori industriali e in 47 paesi: aziende che danno lavoro a più di 6 milioni di persone.

Dal report emerge complessivamente che le aziende sono ancora all’inizio della loro ricerca di un migliore futuro del lavoro.

I dirigenti affermano che le loro organizzazioni sono in ritardo rispetto a strategie chiave orientate alle persone, come la leadership “generativa”, l’apprendimento continuo e modelli di talento nuovi e diversificati, nonostante li classifichino come “molto importanti”.

Lavoratori “deskless” più a rischio

L’indagine mostra anche che le aziende si stanno concentrando maggiormente sui lavoratori in ufficio, che potrebbero lavorare da remoto, e sono meno focalizzate sui ” lavoratori deskless” che costituiscono invece più di tre quarti della forza lavoro globale. Questi lavoratori senza scrivania, in fabbriche, negozi, hotel, ristoranti e ospedali, non possono lavorare da casa. E solo l’8% dei dirigenti afferma che il rafforzamento del supporto per il lavoratore senza scrivania è una priorità del Ceo. 

Smart working la chiave di volta

“Il nostro sondaggio punta a far emergere quanto le strategie aziendali per il futuro del lavoro siano nell’agenda del Ceo – spiega Debbie Lovich, Ceo di Bcg -. I risultati del sondaggio chiariscono che quando queste iniziative sono all’ordine del giorno del Ceo, le aziende hanno cinque volte più probabilità di diventare leader nel futuro del lavoro”.

Secondo lo studio il 93% degli intervistati considera la leadership importante per un migliore futuro del lavoro, ma afferma anche che le loro aziende non stanno fornendo un supporto adeguato per garantire che i leader abbiano ciò di cui hanno bisogno per avere successo. Ad esempio, solo il 20% considera il miglioramento della cultura organizzativa e dei comportamenti dei leader senior e solo il 15% considera la riqualificazione dei manager necessaria al cambiamento.

“Complessivamente, solo il 4% delle aziende si considera leader del settore per quanto riguarda l’implementazione di nuove strategie per i “lavoratori senza scrivania” e solo l’8% dei Ceo considera prioritario il rafforzamento delle loro condizioni – dice Sebastian Ullrich , amministratore delegato e partner di Bcg -. Queste cifre sottolineano il fatto che i dipendenti che hanno continuato a lavorare nelle fabbriche, nei negozi e sul campo durante la pandemia non hanno il supporto dei loro datori di lavoro, nonostante siano stati salutati come eroi”.

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