Le aste frequenze sono estorsioni? Se lo chiede l’autorevole sito Policy Tracker citando il Ceo di T-Mobile Austria Andreas Bierwith: “La gara per le frequenze 4G è stata una vera e propria estorsione”: gli operatori mobili austriaci hanno appena sborsato oltre 2 miliardi per lo spettro di cui hanno bisogno.
Del resto, in altre parti del mondo come a Taiwan, sei operatori hanno pagato oltre 4 miliardi di dollari per 270 megahertz nelle bande 700, 900 e 1800. Chunhwa Telecom ha pagato quasi un miliardo di dollari per un singolo blocco di 2×15 Mhz nei 1800 Mhz. In totale il governo incasserà tre volte il prezzo base.
In Lettonia il regolatore ha appena annunciato i risultati dell’asta del dividendo digitale di due settimane fa. Il regolatore ha invitato a comparare l’incasso di 4,7 miliardi con quello della vicina Lituania che ha incassato “appena” 2,3 miliardi.
Si tratta di risultati che rilanciano un’annosa questione: gli operatori sono costretti a pagare cifre spropositate perché lo chiede il mercato della domanda o perché i governi lucrano sullo spettro radio per far cassa? Nel recente convegno romano sulle frequenze gli operatori Tlc hanno chiesto “garanzie” in questo senso.
Il presidente della “Agcom” di Taiwan ha detto che sono state le offerte partite da non-operatori ad aver fatto lievitare i prezzi, mentre il regolatore austriaco ha spiegato gli alti prezzi con “uso efficiente delle frequenze”.
Gli operatori accusano i regolatori, e viceversa.
Il nuovo pacchetto Tlc della Ue propone aste “sincronizzate” per mantenere un prezzo standard: un punto d’arrivo quanto mai complicato da raggiungere.