Gli operatori mobili puntano ad avere un ruolo di primo piano nella
nuova “filiera” della mobility che oltre alle telco vede in
campo fornitori di reti e apparati ma soprattutto creatori di
contenuti e fornitori di servizi.
In occasione del convegno Between “Giochiamoci il futuro”, in
corso a Capri, Fabrizio Bona, direttore Domestic Market Operation
Consumer di Telecom Italia, e Stefano Parisse, Strategy & New
Business director di Vodafone si sono confrontati sul tema della
“mobile economy”. Piena concordanza sul ruolo di primo piano
che le telco sono destinate a giocare nel futuro prossimo venturo:
“La minaccia per gli operatori di essere considerati ‘tubi’
stupidi in realtà non esiste – sottolinea Bona -. L’operatore
mobile conosce il cliente, fa il servizio, si occupa del billing.
Insomma, è già un trasportatore ‘intelligente’ ed è per
questo che non se ne può prescindere”. Secondo Parisse sono tre
gli asset su cui possono contare le telco: brand, distribuzione,
servizio clienti. “Nessuno degli altri operatori della filiera
può vantare simili caratteristiche. E sono proprio questi tre
asset a permettere di portare servizi e app ad un mercato di
massa”.
Se secondo Bona “la vendita di 80 milioni di iPad in appena 80
giorni rappresenta un successo planetario senza precedenti”,
Parisse ridimensione il successo delle apps: “Le apps sono per la
maggior parte gratuite, bisogna vedere cosa succederà quando
diventeranno a pagamento e comunque allo stato attuale possiamo
solo parlare di una nicchia”.
Concordano invece i due manager sulla necessità di mettere ordine
nel caos delle offerte ai consumatori e delle piattaforme.
“Bisogna mettere ordine anche negli app store”, sottolinea
Bona. E Parisse sostiene “la necessità di un processo di
standardizzazione, come avvenuto in passato per il Gsm. Le telco
devono tornare a imporre il loro ruolo in questo senso. Bisogna
mettere fine alla frammentazione altrimenti si rischia di
confondere gli utenti e di non dare una reale opportunità al
mercato”.
Un vantaggio decisivo potrebbe rivelarsi proprio il billing. Molte
delle apps, infatti, potrebbero essere pagate non attraverso carta
di credito ma direttamente in bolletta o col credito telefonico. In
un Paese come l'Italia che diffida della carta di credito,
soprattutto quando usata online, potrebbe essere il grimaldello per
aprire alla massa un mercato che è ancora limitato all'élite
più tecnologica.