Le telco alla prova del “nuovo” mercato fra strategie e investimenti: la prima Tavola rotonda di Telco per l’Italia 2019 mette a confronto i big delle telecomunicazioni per discutere di reti e 5G, con un nuovo grande protagonista, il Fixed wireless access. Si rinnova l’accento su domanda e competenze – i veri fattori che possono riportare il business delle telco in carreggiata e al tempo stesso realizzare una società e un’economia digitali in Italia.
“Il piano industriale di Open Fiber va avanti come da programma, il modello resta wholesale-only e le partnership con le telco sono fondamentali”, ha detto Simone Bonannini – Direttore Commerciale e Marketing, Open Fiber. Open Fiber è il soggetto che serve alle telco per arginare i costi di investimento, “visto che Open Fiber investe e condivide”, così le telco si possono concentrare sul core business e i servizi verso i clienti finali. Sul nodo della domanda, Bonannini non ha dubbi: “Messa sul mercato un’offerta, la domanda arriva”. Altra questione sono i voucher: “Non rappresentano uno stimolo alla domanda, ma un aiuto a far sì che l’utente acceda più facilmente al servizio offerto”. Il vero problema per il mercato delle Tlc in Italia è superare la competizione distruttiva basata sui prezzi; “all’Italia serve era nuova di collaborazione e competizione sana”.
Il Fixed wireless access (Fwa) oggi è una delle tecnologie fondamentali nel passaggio al 5G, ma non agisce da rivale bensì da complemento alla fibra”, ha sottolineato Rino Buccio – Cto, Linkem. “Il wireless aggiunge flessibilità alla fibra e amplia l’ecosistema dell’offerta”. Il 5G, a sua volta, è come “un contenitore che, grazie alle caratteristiche tecniche (più capacità, bassissima latenza, ecc.), può ospitare infinite applicazioni e caratteristiche che dipenderanno anche dalla domanda del mercato”. Sulla domanda, per Bucci pensa che a livello consumer dipenderà dalla user experience, ma per le imprese, “il voucher aiuterebbe nella fase di transizione, in attesa di ottenere concreti benefici economici dalla trasformazione digitale”.
Anche un operatore storico della fibra come Fastweb oggi ha un piano sull’Fwa che si unisce al mix tecnologico offerto, ha illustrato Lisa Di Feliciantonio, head of media relations & public affairs, Fastweb: “Il 5G comporta pesanti investimenti e fare due reti anziché una migliora le prospettive di ritorno”. Di qui il piano Fastweb per la rete Fwa basata su 5G che migliorerà la copertura della rete proprietaria: “Crediamo nel controllo end-to-end della nostra infrastruttura, il ricorso all’wholesale per Fastweb resta residuale”. Sulla domanda, Di Feliciantonio ritiene che i voucher per l’ultra banda larga fissa non siano una soluzione sul mercato residenziale: è la percezione dell’utilità dei servizi Ubb fissi che manca.
Di investimenti ha parlato Carlo Melis, Access deployment director, Wind Tre: l’azienda punta, per quel che riguarda il fisso, a “sfruttare tutte le opportunità offerte da player come Open Fiber e Tim, prevediamo l’80% di copertura fissa per fine anno“. Intanto proseguono le sperimentazioni 5G di Wind Tre a Prato e L’Aquila, ma Melis ha sottolineato che fisso e mobile sono ormai convergenti: “In Wind Tre non abbiamo più due business unit separate, la nostra offerta è pensata per essere integrata, il focus è su clienti, servizi, prestazioni, qualità”. Proprio nei servizi risiedono le vere opportunità dell’ultra-broadband: “La tecnologia di accesso non interessa al cliente, la competizione tra telco si gioca sulla percezione del valore della fruizione, sulla bontà dei servizi per consumatori e imprese, nel fisso e nel mobile”. Infine, per Melis “bene accompagnare la domanda con la leva fiscale dei voucher”, ma ancor di più conta riconsiderare “regole e procedure autorizzative, in Italia e soprattutto in Ue, se no non diventiamo leader delle Tlc, ci deve essere identità di visione strategica tra istituzioni e imprese”.
Sull’ultra-broadband continua a puntare e a crescere Telecom Italia, come sottolineato da Carlo Nardello – Chief Strategy, Customer Experience and Transformation Officer, Tim: l’obiettivo è servire al meglio il cliente e il gruppo italiano investe sulle tecnologie che rispondono alla domanda, dalle famiglie ai distretti industriali. Anche sul 5G, dove l’Italia è nel gruppo di testa europeo, “il lavoro è capire che cosa sviluppare per risolvere problemi di aziende e consumatori, ma partendo dalla questione di fondo: l‘offerta è superiore alla domanda“. Per Nardello è cruciale per l’Italia estendere l’alfabetizzazione digitale per utenti sia consumer che business: “Non tutti hanno compreso l’utilità dell’ultra-banda larga e i servizi che può mettere a dispisizione. Tim lavora per risolvere i problemi delle aziende cooperando su sviluppo e integrazione“. Secondo Nardello, l’Italia deve ancora trovare un modello efficiente per ridurre il digital divide: “L’industria deve confrontarsi di più con l’utente, deve guidarlo verso la scoperta e l’utilizzo delle nuove tecnologie”.
Il modello di business delle aziende di telecomunicazione è stato al centro dell’intervento di Federico Protto – Amministratore Delegato, Retelit. La capitalizzazione di mercato delle telco in Europa è scesa, a differenza di quella delle aziende telecom di Usa e Cina, e ciò vuol dire che “esiste un problema di attrazione di capitali”, secondo Protto. “In Europa c’è anche una moltiplicazione di operatori, inclusi quelli virtuali, e la frammentazione non agevola gli investimenti. C’è infine un tema di regulation a livello europeo, con un antitrust che tende a bloccare alcuni merger per evitare la concentrazione di mercato”. Retelit ha scelto una direzione precisa: la separazione del business delle infrastrutture da quello dei servizi per dividere attività “che hanno driver economici e ritorni diversi”; un’operazione del genere dà più chiarezza e certezze agli investitori. Protto è tornato sul tema delle competenze: “Il nuovo Indice Desi dice che siamo ultimi nella lettura dei giornali online, negli acquisti elettronici e nell’uso dei servizi bancari. Anche le aziende adottano poco le tecnologie digitali, solo il 10% delle nostre Pmi usa l’e-commerce. Il voucher può dare un incentivo ma ancor di più serve una comprensione diffusa nel tessuto industriale italiano che senza il digitale un’azienda non esiste”.
Il Fixed wireless access è stata la scelta vincente per Eolo, ha detto Alessandro Verrazzani – Head of Regulatory and Institutional Affair, Eolo, che ha dichiarato: “Eolo è un’azienda in controtendenza sul panorama telco che ha visto i ricavi crescere al ritmo del 30% negli scorsi 5 anni. Importante anche la qualità del servizio che portiamo sui territori“. Verrazzani ha precisato che “Oggi ci sono molti fornitori di Fwa a catalogo ma il nostro è basato su innovazione di prodotto, riteniamo di avere le giuste competenze”. Sui voucher il giudizio di Verrazzani è positivo: gli obiettivi dell’Agenda digitale 2020 sulla banda larga fissa sono lontani e per le famiglie rappresenterebbero un incentivo, ma “occorre sostenere tutte le tecnologie che garantiscono le connessioni a darli a 100 megabit, non solo l’Ftth”.
Sul 5G è intevenuto Marco Zangani – Responsabile Mobile Access Engineering, Gruppo Vodafone, sottolineando gli elementi che hanno permesso a Vodafone di battere sul tempo i concorrenti in Italia e accendere il 5G in 5 città (Milano – dove era partita la sperimentazione – Torino, Bologna, Roma e Napoli). Il primato si lega anche al patrimonio di know how dei quattro centri di ricerca di gruppo, ha ricordato Zangani, aggiungendo che “l’aspetto tecnico (dall’accesso radio alle architetture di trasporto alla sincronizzazione delle reti) conta, ma ora si va verso la realizzazione dei servizi e delle applicazioni”. Sono i casi d’uso a rendere il 5G una tecnologia mobile profondamente innovativa e Zangani ha concluso ricordando l’importanza di “abbassare le barriere di ingresso per chi innova nel 5G“, un fattore che promuovere in Italia un vivace ecosistema di start-up.