Le torri Telecom potrebbero fruttare un miliardo

A Deutsche Bank il mandato di avviare il percorso di valorizzazione delle 11mila antenne: si studiano i dettagli della newco

Pubblicato il 16 Gen 2014

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Telecom Italia avvia il percorso per la valorizzazione delle 11mila torri che potrebbe fruttare circa 1 miliardo. Nelle ultime ore, secondo quanto si legge sul Messaggero, il gruppo avrebbe scelto Deutsche Bank come advisor per seguire l’operazione da realizzare entro l’anno. L’incarico alla banca tedesca rientra tra le informative che l’Ad Marco Patuano oggi fornirà al Cda.

Deutsche Bank inizierà presto il lavoro: la newco nella quale verranno conferite le antenne potrebbe avere un enterprise value di un miliardo, debiti compresi. Una volta chiuso il lavoro si potrà mandare l”informativa ai potenziali interessati: Abertis, Macquaire, Babcock e i francesi di Tdf.

Non è la prima volta che Telecom tenta la venita delle torri: ci aveva provato nel 2008 anche Franco Bernabè con un polo tra le antenne di Tim, Wind e H3G. Il progetto si arenò poi per incompatibilità degli impianti e per le modalità di manutenzione.

Intanto Telecom Italia Book ha lanciato questa mattina una emissione di titoli obbligazionari a 7 anni da un miliardo che offrirà un rendimento di 300 punti base sul tasso del midswap. Le banche incaricate di gestire l’emissione sono Barclays, Credit Agricole, Goldman Sachs e Societé Generale. Gli altri bookrunner sono Bank of America Merrill Lynch, Hsbc, Ing e Natixis. Gli ordini per il nuovo bond, hanno già superato i 7 miliardi di euro.

Nomura alza il rating di Telecom Italia a neutral da underperform dopo una forte sottoperformance del titolo. Le azioni hanno recuperato dai minimi toccati nell’estate 2013, ma il suo enterprise value e’ salito solo del 12,3% da settembre (rispetto ad una crescita del comparto dell’8,5%). Per Nomura, però, la performance avrebbe dovuto essere maggiore visto che Telecom Italia dovrebbe essere la diretta beneficiaria di un possibile processo di consolidamento nel settore. Gli esperti credono, comunque, che gli investitori siano riluttanti ad investire sull’azione visto che in passato l’azienda ha costantemente mancato le attese. I problemi strutturali rimangono in Italia ma, almeno, la situazione competitiva sta iniziando a cambiare. In particolare, Nomura nota che nel nostro paese sta emergendo un clima più costruttivo in termini di competizione sui prezzi, mentre per quanto riguarda il Brasile la valutazione passa da un multiplo Ev/Ebitda di 4,7 a 8 in un’ottica M&A.

Jefferies, invece, ha avviato la copertura su Telecom Italia con rating hold e prezzo obiettivo a 0,74 euro. “Crediamo che il 2014 sarà l’anno in cui TI affronterà definitivamente la questione dell’indebitamento”, spiegano gli analisti, secondo cui “la logica schiacciante di una vendita di Tim Brasil dovrebbe alimentarsi da sola”.

Ad ogni modo, nota Jefferies, su questa ipotesi il titolo ha già corso molto e a penalizzare l’azione resta “il rischio consistente sui risultati delle attività italiane”. Secondo gli esperti, la pressione per la riduzione del debito resta alta e non sono esclusi ulteriori downgrade da parte delle agenzie di rating, con TI che “mancherà la sua guidance per un leverage di circa 2,1 volte entro il 2016, un target implicito per un ritorno all’investment grade”.

Jefferies stima un dato a 2,3 volte. Gli analisti passano in rassegna tutte le opzioni per ridurre il debito, ma notano come lo spin-off della rete sia diventato ora una “separazione funzionale” e come una fusione con 3 sembri impossibile (e a loro giudizio sarebbe stata una “falsa pista”). Inoltre, un aumento di capitale “resta l’opzione nucleare, ma e’ un tale anatema per Telco da essere considerato l’ultima spiaggia.

Quindi resta solo la cessione di Tim Brasil, che “contribuisce considerevolmente al de-leverage, cristallizza l’upside in un asset dove il mercato è in transizione verso un contesto economico e regolatorio più complesso, risponde direttamente alla direttiva del Cade per una soluzione strutturale per la quota indiretta di Telefonica in Tim Brasil. Parlare di asset core si dimostrerà vuota retorica quando emergerà un’offerta che possa risolvere il principale problema di TI”. Il target price a 0,74 euro su Telecom è basato su “una valutazione break-up” della società. A 4,6 volte l’Ev/Ebitda 2014 il gruppo ex-Brasile scambierebbe a significativo sconto rispetto al settore (5,9 volte), ma dato il suo profilo di rischio (i ricavi e l’Ebitda sono visti in calo a un tasso composto medio annuo del 4% nel 2014-2016), le prospettive per il mercato italiano e il fatto che TI sarà ancora “sub-investment grade” e altamente indebitata, Jefferies non vede motivi “perché il mercato effettui un re-rating immediato sul titolo subito dopo” l’eventuale cessione dell’asset brasiliano.

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