”Ci sono le condizioni nei prossimi giorni per far partire la missione agenda digitale per il Paese”. Così il premier Enrico Letta intervendo alla presentazione di TechPeaks, l’acceleratore di talenti basata a Trento, il 1 giugno. Si tratta di ”una missione dotata di strumenti leggeri per connettere in Italia tutti coloro che possono fare da acceleratori”, ha aggiunto il primo ministro, precisando che l’esecutivo ha tanti temi all’ordine del giorno da ”mettere in campo, lavoriamo in questa direzione”.
Questa mattina il dg dell’Agenzia digitale, Agostino Ragosa, si è recato a colloquio a Palazzo Chigi per sbloccare lo statuto dell’ente, ritirato dal governo dal tavolo della Corte dei Conti.
Per questo motivo nel Consiglio dei ministri dei venerdì scorso si è accelerato sulle deleghe alle Tlc, che il ministro per lo Sviluppo economico, Flavio Zanonato, ha assegnato al viceministro Antonio Catricalà.
Stando a quanto risulta al Corriere delle Comunicazioni, il premier Letta sarebbe orientato a mantere le competenze del segmento Ict all’interno dei singoli ministeri ma centralizzando il coordinamento a livello di Presidenza del Consiglio. Sulle modalità, resta plausibile l’ipotesi di nominare un sottosegretario al digitale, anche se molto dipenderà dalla volontà delle forze politiche interne alla maggioranza di trovare un nome condiviso fra tutti. Il nodo governance si dovrebbe sciogliere in dieci giorni al massimo.
Sul tema del riassetto della governance – e più in particolare sulla necessità di centralizzarla – dal nostro giornale è partito un appello al governo. Lo stallo vissuto dall’Agenzia per l’Italia Digitale non piace affatto all’ex-ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni, che auspica una presa di responsabilità politica unica da parte del Governo a Palazzo Chigi. “Al Governo attuale bisogna chiedere fondamentalmente tre cose – assicura Gentiloni – primo, istituire una regia unica per l’Agenda digitale; secondo, accelerare l’attuazione dei tanti temi rimasti in sospeso dal lavoro fatto dalla cabina di regia del Governo Monti, prima fra tutte lo status dell‘Agenzia digitale; terzo, ma mi pare di capire che il ministro Zanonato ci si stia già dedicando, dire una parola chiara su quale sia l’orientamento del Governo, e di conseguenza della Cassa depositi e Prestiti, sulla questione del futuro della rete Telecom”.
Il deputato Pdl e responsabile dell’Innovazione del partito, Antonio Palmieri ha chiesto al nuovo premier Enrico Letta di “prendere personalmente il carico dell’Agenda Digitale e, di conseguenza, le sorti dell’Agenzia”. “Mentre il governo riorganizza le competenze, deve assolutamente andare avanti sul varo dei decreti attuativi per portare a compimento quando previsto dal decreto Crescita 2.0 – ha spiegato Palmieri – Bisogna elaborare regolamenti chiari che non ammazzino il provvedimento, perché cattivi decreti rendono cattiva anche la migliore legge. Per quanto riguarda, invece, la tempistica relativa alla governance del digitale, invito il premier Enrico Letta a metterla in calendario prima della pausa estiva, nella seconda metà di luglio, una volta risolte le delicate questioni economico-finanziere con l’Unione europea”.
Per Linda Lanzillotta, senatrice della Lista Monti “affidare la competenza del digitale a un solo ministero sarebbe un’operazione complessa, ma soprattutto inefficace perché gli altri dicasteri non sarebbero disposti a cedere parte delle loro funzioni”. “Quello che servirebbe, invece, è una figura alle dirette dipendenze del presidente del Consiglio, responsabile delle politiche digitali – spiega – Una figura siffatta avrebbe l’autorevolezza necessaria per coordinare anche i ministeri “pesanti”, come Mise e Miur, le strategie delle Regioni e degli enti locali. Potrebbe essere una figura politica ma anche un “visionario” : l’importante è che faccia capo al premier e che riceva da lui un forte commitment. L’economia digitale è l’asse su cui far ruotare tutte le altre politiche, l’asse fondamentale dello sviluppo del Paese in tutte le sue declinazioni: industriale, amministrativo e sociale. Non ha quindi carattere né settoriale né aggiuntivo, ma deve toccare in profondità le politiche dei singoli ministri: solo il premier lo può fare.