VERSO IL CONSIGLIO UE

Letta: “Tlc, senza mercato unico costi per 110 mld”

In vista del Consiglio Ue del 24 e 25 ottobre, il premier spinge sull’attuazione della proposta Kroes: “Servono costi standard e in prospettiva un solo regolatore”. E sull’Agenda digitale dice: “Darà una scossa all’efficienza dei servizi e alla riduzione dei costi”

Pubblicato il 22 Ott 2013

“Abbiamo ancora 28 mercati con regole diverse, non dobbiamo mostrare il passaporto alla frontiera ma riceviamo un sms per cambiare il roaming, in Europa abbiamo 100 operatori e ci sono 110 miliardi l’anno di costi in più nella Ue. Insomma, serve un mercato unico delle telecomunicazioni”. Così il premier Enrico Letta intervenendo alla Camera in vista del consiglio Ue di giovedì e venerdì. “Dobbiamo sposare la prospettiva di un mercato unico delle tlc – ha aggiunto – con costi standard per i consumatori e in prospettiva un regolatore unico”.

“Il mercato realmente unico delle telecomunicazioni non esiste è fondamentale per l’Europa”, ha sottolineato. Letta ha poi spiegato le ricadute sugli utenti dell’assenza di un mercato unico delle Tlc: “110 miliardi di euro l’anno in più per il consumatore” data “l’assenza di competitività”. Dunque “l’Italia si farà portatrice di un messaggio di fiducia e stimolo che possa portare a una visione condivisa sul futuro digitale”.

Il premier ha poi ricordato che “l”Agenda digitale è la principale riforma strutturale della Pubblica amministrazione, una scossa per l’efficienza dei servizi e per ridurre i costi e i divari con i cittadini”.

La strategicità del mercato unico era stata sottolineata dal premier Letta anche ieri in occasione al convegno organizzato da Confindustria sull’Agenda Digitale. In vista del Consiglio Ue l’Italia è pronta anche ad “alzare i toni” pur di arrivare ad un risultato “concreto” sull’agenda digitale e sul mercato unico delle telecomunicazioni “perché è un’occasione irripetibile”. Ha detto Letta. “Il prossimo Consiglio Ue può essere la svolta o può essere la tomba – ha avvertito – Se finisce con parole vuote, i soliti acronimi, e vincono coloro che non vogliano fare andare avanti l’Agenda Digitale e l’Europa, rischiamo effetti terribili sul futuro del nostro continente”. Dunque “deve esserci un’alleanza tra coloro che vogliono fare andare avanti l’Europa con più competitività rompendo le sacche di interessi costituiti che ci bloccano” e in questa direzione “l’alleanza tra il governo italiano e la Commissione Ue è forte, e verrà fuori giovedì”.

Plaude all’impegno del governon sui temi del digitale, Michele Meta (Pd) presidente delle commissione Trasporti e Tlc della Camera che però avverte: “Eventuali ritardi di Bruxelles non potrebbero costituire un alibi per non portare a termine riforme che l’Italia aspetta da tempo, e che le istituzioni sono già oggi in grado di completare”. Il presidente chiede dunque a Letta di varare al più presto i decreti attuativi e spingenre su reti e alfabetizzazione informatica.

Intanto continua il lavoro di mister Agenda digitale, Francesco Caio che spinge su tre progetti strategici, come evidenziato anche oggi in un’intervista a La Stampa. ”Entro il 2015 ci sarà un’unica banca dati centrale con i dati di tutti: nome cognome, indirizzo e codice fiscale – ha detto Caio – E’ il primo servizio che lo Stato informatizza su base nazionale centralizzata. Per erogare i propri servizi, i Comuni accederanno a una banca dati unica, aggiornata e allineata in tempo reale, più certa, pulita e robusta. Eliminerà duplicazioni e possibilità di errori. In prospettiva abbasserà i costi dei Comuni aumentando i livelli di servizio”.

Altra priorità è ”l’introduzione, a partire dal giugno 2014, della fatturazione elettronica come unico sistema per chi vende beni e servizi alla PA”. Si tratta, spiega Caio, di ”un progetto centrale per assicurare che lo Stato faccia una spending review con cognizione di causa”, perché ”nel momento in cui esiste un flusso di fatturazione elettronico lo Stato sa in ogni momento dove ha speso, cosa ha speso e quanto deve alle imprese da cui ha comprato”. Terza priorità, conclude Caio, è ”l’identità digitale”, grazie a cui ”i cittadini con una sola password entrano nel sistema della Pubblica amministrazione senza dover ripetere procedure di accreditamento cambiando da sito a sito”.

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