“Quando i tempi sono duri lui ci abbandona“. Li Ka-Shing, l’imprenditore più ricco di tutta la Cina, finisce sotto accusa per i disinvestimenti effettuati nel paese negli ultimi anni e il contemporaneo spostamento delle proprie attività verso l’estero. Nella giornata di ieri, infatti, il Quotidiano del Popolo, giornale considerato la voce ufficiale del partito comunista cinese, ha diffuso tramite i social network online un articolo nel quale il magnate cinese viene accusato di scarsa riconoscenza e mancanza di patriottismo.
Tramite la holding Cheung Kong, di cui Li è azionista principale e amministratore delegato, il magnate controlla oggi la multinazionale Hutchinson Wampoa, operante in diversi settori (telecomunicazioni, energia, immobiliare, distribuzione, alberghiero) e presente nel mercato italiano delle tlc con il marchio 3 Italia, proprietà della compagnia cinese H3G. Al centro delle accuse è ora finita la ristrutturazione dell’impero messa in atto dall’imprenditore 87enne, in particolare la vendita di alcune attività da parte di aziende a lui riconducibili: secondo i media cinesi, il tycoon avrebbe effettuato cessioni in Cina e ad Honk Kong per un valore circa 16 miliardi di dollari negli ultimi tre anni.
A ciò si aggiunge il cambio di rotta degli affari del tycoon cinese, sempre più orientato verso l’Europa. Nel 2015, infatti, Li Ka-Shing ha prima acquisito il gruppo britannico Eversholt Rail, che possiede e gestisce vagoni per treni sul territorio inglese, e poi il colosso delle telecomunicazioni O2, comprato dalla spagnola Telefonica. Per questo motivo nell’articolo diffuso dal Quotidiano del Popolo tramite WeChat e altri network online si parla di un vero e proprio abbbandono del magnate, in un “momento difficile per la Cina” e nonostante “i privilegi speciali che ha ricevuto in passato“
Per anni la figura del tycoon cinese, capace di costruire un vero e proprio impero economico dopo aver iniziato a lavorare appena quindicenne in una fabbrica di materie plastiche, è stato fonte di ispirazione e simbolo dell’ogoglio cinese. Eppure, adesso l’idillio tra Li Ka-Shing e il governo di Pechino sembra essere giunto al termine. Il timore di Pechino è che altri imprenditori, soprattutto dopo il rallentamento della crescita e la crisi della borsa cinese, possano seguire la stessa strada del magnate 87enne.
Non a caso il giornale filo-governativo cerca anche di predicare calma e ostentare sicurezza, sottolineando come la Cina non possa “dipendere da un solo imprenditore” e debba fare “in modo che la sua partenza di oggi diventi il suo rimpianto di domani“.