PUNTI DI VISTA

L’Italia e il “cielo” digitale: modello misto “fibra-5g-satellite” per il futuro della connettività



Indirizzo copiato

C’è un Paese in ombra. Non perché manchino le idee o i progetti, ma perché manca il segnale. È l’Italia dei 6mila borghi isolati, delle strade tortuose tra le colline, delle zone di montagna invisibili alla rete. È anche l’Italia dei piccoli imprenditori. Alessandro Sannini, Private Equity investor, spiega perché un’architettura ibrida può rappresentare un svolta per colmare il digital divide

Pubblicato il 10 apr 2025



divide-gap-digital

La banda larga satellitare ha rappresentato, negli ultimi 25 anni, una promessa reiterata e mai pienamente mantenuta. Oggi, però, grazie alla convergenza tecnologica tra satelliti in orbita bassa, reti 5G e backbone in fibra ottica, siamo a un bivio. Per colmare il digital divide – e per difendere la propria autonomia tecnologica in un mondo sempre più instabile – l’Italia non può più affidarsi a un’unica infrastruttura. Serve un’architettura mista. Un sistema flessibile, resiliente e scalabile, che metta insieme ciò che di meglio offre ciascuna tecnologia.

Il paradosso italiano: più reti, ma ancora troppe zone buie

Dal 2015 a oggi l’Italia ha investito miliardi di euro nella banda ultralarga, con il duplice obiettivo di raggiungere entro il 2030 una connessione da almeno 1 Gbps per tutti e di estendere la copertura 5G in ogni area abitata. Ma i numeri raccontano una storia più complicata. Secondo l’ultima mappatura del Ministero per l’Innovazione, aggiornata a inizio 2025, oltre il 22% delle famiglie italiane vive in aree prive di connessioni ad alte prestazioni. In alcune Regioni, come Basilicata, Molise, Calabria e ampie zone della Sardegna, il divario digitale è ancora profondo. Portare la fibra in queste aree, per via dei costi di scavo e della bassa densità abitativa, non è sostenibile per gli operatori privati.

Il risultato? Una “Italia a due velocità” che rischia di diventare cronica. Eppure le soluzioni esistono, e orbitano sopra le nostre teste.

Satelliti: dalla marginalità al ruolo strategico

Negli anni ’90, parlare di internet satellitare era come citare la fantascienza. Le prime esperienze, come quella pionieristica del collegamento Satnet nel 1986 dal Centro del Fucino, erano tecnicamente audaci ma troppo costose per l’uso civile. Nel 2001, il tentativo di Netsystem.com di offrire internet satellitare a mezzo milione di italiani fallì per limiti tecnologici e mancanza di domanda.

Oggi, il contesto è radicalmente cambiato. Le costellazioni in orbita bassa (Leo), come Starlink, OneWeb e Iris², promettono latenze ridotte, velocità superiori a 100 Mbps e una copertura praticamente globale. I terminali satellitari diventano sempre più economici, le tecnologie di beamforming permettono una distribuzione intelligente della banda e l’integrazione nei nuovi standard 5G (come il 3Gpp Release 17) consente il cosiddetto direct-to-device, cioè la possibilità di collegarsi direttamente a uno smartphone, senza parabole.

L’accordo Tim-Eutelsat: la svolta ibrida

Nel 2020, Tim firma un’intesa con Eutelsat per offrire connessioni via satellite nelle aree non coperte dalla fibra. Il progetto “Tim dovunque” segna un cambio di paradigma: le telco non vedono più il satellite come concorrenza, ma come complemento. Il satellite Konnect, grazie alla propulsione elettrica e alla copertura in spot-beams, garantisce velocità elevate con costi contenuti. Il lancio di Konnect Vhts nel 2022 consolida la svolta, offrendo fino a 75 Gbps di capacità.

In parallelo, si comincia a parlare di reti ibride, dove la parte core è in fibra, ma la distribuzione dell’ultimo miglio avviene via 5G Fwa o satellite. È una visione che rompe con la logica “fibra per tutti”, irrealizzabile in molte aree, e apre la strada a un nuovo modello infrastrutturale.

Lombardia, Starlink e le ambiguità geopolitiche

All’inizio del 2025, Starlink annuncia un progetto pilota in Lombardia, in collaborazione con la società pubblica Aria Spa, per connettere le aree remote. Si parla di un investimento da 1,5 miliardi di euro e di un coinvolgimento del Dipartimento per la trasformazione digitale. La notizia fa scalpore. Il ministro Crosetto nega in Parlamento l’esistenza di un contratto con il governo, ma non esclude futuri sviluppi. Intanto, Starlink conquista fette crescenti di mercato nelle aree marginali, dove né la fibra né il 5G sono arrivati.

La questione solleva un tema delicato: la sovranità tecnologica. Affidare infrastrutture critiche a un provider extra-UE, soggetto al diritto statunitense, pone interrogativi strategici. Per questo, l’Italia – come altri Stati europei – guarda con sempre maggiore attenzione al progetto IRIS².

Iris²: l’Europa risponde

Lanciato nel 2023 con il regolamento UE 588/2023, Iris² (Infrastructure for Resilience, Interconnectivity and Security by Satellite) è il programma europeo per una connettività satellitare sicura, resiliente e autonoma. Finanziato con oltre 10 miliardi di euro da Commissione, Esa e operatori privati, il progetto prevede la messa in orbita di 290 satelliti entro il 2030.

L’Italia gioca un ruolo centrale: è il terzo contributore dell’Esa, ospita aziende strategiche come Thales Alenia Space, Telespazio, Avio, D-Orbit e punta a diventare sede di uno dei centri di controllo della costellazione. Il programma mira non solo a garantire connessione in ogni angolo d’Europa, ma anche a proteggere le comunicazioni critiche da attacchi cibernetici e da dipendenze geopolitiche.

La visione italiana: Iride e Osiride

Accanto al contributo a Iris², l’Italia ha avviato due progetti nazionali chiave: Iride, una costellazione da 36 satelliti per l’osservazione della Terra, interamente realizzata in Italia con fondi Pnrr; e Osiride, un consorzio per la gestione dei servizi a valore aggiunto, composto da D-Orbit, Planetek, Exprivia e Serco Italia.

Questi progetti dimostrano che l’Italia non è solo utente passivo delle tecnologie spaziali, ma anche attore industriale e scientifico. Eppure, resta una grande assente: una strategia chiara e integrata per la connettività ibrida.

Perché serve un modello ibrido

L’idea di una tecnologia “one size fits all” è superata. Nessuna infrastruttura, da sola, può garantire copertura totale, economicità e resilienza. Il futuro italiano – e non solo – sarà costruito su architetture miste, dove:

· La fibra assicura velocità elevate e stabilità nei centri urbani e semi-urbani;

· Il 5G, soprattutto in modalità Fwa (Fixed Wireless Access), copre aree periurbane e rurali;

· Il satellite connette territori impervi, isole, montagne, comunità isolate.

Questo modello non è solo tecnicamente logico: è anche economicamente efficiente. Secondo uno studio di Analysys Mason del 2025, per connettere l’ultimo 10% della popolazione europea, le tecnologie satellitari risultano più economiche della fibra, con risparmi fino al 70% nei costi di implementazione in aree scarsamente popolate.

Le sfide: norme, costi e sicurezza

Il cammino verso una connettività mista non è privo di ostacoli. Mancano ancora standard comuni per l’interoperabilità tra satelliti e reti terrestri. I costi dei terminali satellitari sono in calo, ma non ancora accessibili a tutte le famiglie. Le reti satellitari sono vulnerabili ad attacchi cyber, richiedono gateway terrestri sicuri e sono soggette a regolamenti internazionali ancora poco armonizzati.

Serve una normativa nazionale e comunitaria che favorisca la neutralità tecnologica, tuteli la sovranità dei dati e incentivi la collaborazione pubblico-privata. E serve una cultura politica capace di abbandonare le visioni ideologiche (pro-fibra a ogni costo o pro-5G a prescindere) per adottare un approccio pragmatico.

Il futuro non è solo un cavo o un satellite: è un sistema

Il vero salto non è tecnologico, ma culturale. L’Italia deve smettere di considerare la connettività come una somma di infrastrutture concorrenti, e iniziare a pensarla come un ecosistema sinergico. La fibra resta la spina dorsale, ma non può arrivare ovunque. Il 5G estende il segnale, ma ha bisogno di backhaul solido. Il satellite completa la rete, copre i vuoti, garantisce continuità.

Nel nuovo secolo digitale, il diritto alla connessione sarà un diritto civico fondamentale. Per garantire che ogni cittadino – dal cuore di Milano a un casale in Irpinia – possa partecipare pienamente alla vita economica, sociale e culturale, servono infrastrutture intelligenti, miste, coordinate. Serve una visione. E serve adesso.

EU Stories - La coesione innova l'Italia

Tutti
Analisi
Video & Podcast
Social
Iniziative
Scenari
Il quadro economico del Sud: tra segnali di crescita e nuove sfide
Sostenibilità
Lioni Borgo 4.0: un passo verso la città del futuro tra innovazione e sostenibilità
Podcast
Centro Servizi Territoriali: uno strumento per accompagnare gli enti nell’attuazione della politica di coesione. Il podcast “CapCoe. La coesione riparte dalle persone”
Podcast
EU Stories, il podcast | Politiche di coesione e comunicazione: una sinergia per il futuro
Opinioni
La comunicazione dei fondi europei da obbligo ad opportunità
eBook
L'analisi della S3 in Italia
Norme UE
European Accessibility Act: passi avanti verso un’Europa inclusiva
Agevolazioni
A febbraio l’apertura dello sportello Mini Contratti di Sviluppo
Quadri regolamentari
Nuovi Orientamenti sull’uso delle opzioni semplificate di costo
Coesione
Nuovo Bauhaus Europeo (NEB): i premi che celebrano innovazione e creatività
Dossier
Pubblicato il long form PO FESR 14-20 della Regione Sicilia
Iniziative
400 milioni per sostenere lo sviluppo delle tecnologie critiche nel Mezzogiorno
Formazione
“Gian Maria Volonté”: dalle aule al mondo del lavoro, focus sui tirocini della Scuola d’Arte Cinematografica
TRANSIZIONE ENERGETICA
Il ruolo del finanziamento BEI per lo sviluppo del fotovoltaico in Sicilia
Formazione
“Gian Maria Volonté”: dalla nascita ai progetti futuri, focus sulla Scuola d’Arte Cinematografica. Intervista al coordinatore Antonio Medici
MedTech
Dalla specializzazione intelligente di BionIT Labs una innovazione bionica per la disabilità
Finanza sostenibile
BEI e E-Distribuzione: investimenti per la sostenibilità energetica
Professioni
Servono competenze adeguate per gestire al meglio i fondi europei
Master
Come formare nuove professionalità per governare e gestire al meglio i fondi europei?
Programmazione UE
Assunzioni per le politiche di coesione: prossimi passi e aspettative dal concorso nazionale. Il podcast “CapCoe. La coesione riparte dalle persone”
innovazione sociale
Rigenerazione urbana: il quartiere diventa un hub dell’innovazione. La best practice di San Giovanni a Teduccio
Programmazione europ
Fondi Europei: la spinta dietro ai Tecnopoli dell’Emilia-Romagna. L’esempio del Tecnopolo di Modena
Interventi
Riccardo Monaco e le politiche di coesione per il Sud
Iniziative
Implementare correttamente i costi standard, l'esperienza AdG
Finanziamenti
Decarbonizzazione, 4,8 miliardi di euro per progetti cleantech
Formazione
Le politiche di Coesione UE, un corso gratuito online per professionisti e giornalisti
Interviste
L’ecosistema della ricerca e dell’innovazione dell’Emilia-Romagna
Interviste
La ricerca e l'innovazione in Campania: l'ecosistema digitale
Iniziative
Settimana europea delle regioni e città: un passo avanti verso la coesione
Iniziative
Al via il progetto COINS
Eventi
Un nuovo sguardo sulla politica di coesione dell'UE
Iniziative
EuroPCom 2024: innovazione e strategia nella comunicazione pubblica europea
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Interviste
Marco De Giorgi (PCM): “Come comunicare le politiche di coesione”
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politiche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia
Scenari
Il quadro economico del Sud: tra segnali di crescita e nuove sfide
Sostenibilità
Lioni Borgo 4.0: un passo verso la città del futuro tra innovazione e sostenibilità
Podcast
Centro Servizi Territoriali: uno strumento per accompagnare gli enti nell’attuazione della politica di coesione. Il podcast “CapCoe. La coesione riparte dalle persone”
Podcast
EU Stories, il podcast | Politiche di coesione e comunicazione: una sinergia per il futuro
Opinioni
La comunicazione dei fondi europei da obbligo ad opportunità
eBook
L'analisi della S3 in Italia
Norme UE
European Accessibility Act: passi avanti verso un’Europa inclusiva
Agevolazioni
A febbraio l’apertura dello sportello Mini Contratti di Sviluppo
Quadri regolamentari
Nuovi Orientamenti sull’uso delle opzioni semplificate di costo
Coesione
Nuovo Bauhaus Europeo (NEB): i premi che celebrano innovazione e creatività
Dossier
Pubblicato il long form PO FESR 14-20 della Regione Sicilia
Iniziative
400 milioni per sostenere lo sviluppo delle tecnologie critiche nel Mezzogiorno
Formazione
“Gian Maria Volonté”: dalle aule al mondo del lavoro, focus sui tirocini della Scuola d’Arte Cinematografica
TRANSIZIONE ENERGETICA
Il ruolo del finanziamento BEI per lo sviluppo del fotovoltaico in Sicilia
Formazione
“Gian Maria Volonté”: dalla nascita ai progetti futuri, focus sulla Scuola d’Arte Cinematografica. Intervista al coordinatore Antonio Medici
MedTech
Dalla specializzazione intelligente di BionIT Labs una innovazione bionica per la disabilità
Finanza sostenibile
BEI e E-Distribuzione: investimenti per la sostenibilità energetica
Professioni
Servono competenze adeguate per gestire al meglio i fondi europei
Master
Come formare nuove professionalità per governare e gestire al meglio i fondi europei?
Programmazione UE
Assunzioni per le politiche di coesione: prossimi passi e aspettative dal concorso nazionale. Il podcast “CapCoe. La coesione riparte dalle persone”
innovazione sociale
Rigenerazione urbana: il quartiere diventa un hub dell’innovazione. La best practice di San Giovanni a Teduccio
Programmazione europ
Fondi Europei: la spinta dietro ai Tecnopoli dell’Emilia-Romagna. L’esempio del Tecnopolo di Modena
Interventi
Riccardo Monaco e le politiche di coesione per il Sud
Iniziative
Implementare correttamente i costi standard, l'esperienza AdG
Finanziamenti
Decarbonizzazione, 4,8 miliardi di euro per progetti cleantech
Formazione
Le politiche di Coesione UE, un corso gratuito online per professionisti e giornalisti
Interviste
L’ecosistema della ricerca e dell’innovazione dell’Emilia-Romagna
Interviste
La ricerca e l'innovazione in Campania: l'ecosistema digitale
Iniziative
Settimana europea delle regioni e città: un passo avanti verso la coesione
Iniziative
Al via il progetto COINS
Eventi
Un nuovo sguardo sulla politica di coesione dell'UE
Iniziative
EuroPCom 2024: innovazione e strategia nella comunicazione pubblica europea
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Interviste
Marco De Giorgi (PCM): “Come comunicare le politiche di coesione”
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politiche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia

Articoli correlati

Articolo 1 di 5