VERSO L'ASSEMBLEA

Lo Stato italiano più forte in Tim, Cdp in campo con il 4,26%

L’operazione già comunicata alla Consob. Rafforzato il fronte anti-Vivendi in vista delle assemblee del 24 aprile e del 4 maggio. Sale la tensione nel gruppo. I consiglieri Assogestioni denunciano la nullità delle delibere prese con il voto dei dimissionari. Slitta a oggi il ricorso d’urgenza contro i sindaci

Pubblicato il 12 Apr 2018

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La Cassa depositi e prestiti scende in campo nel capitale di Tim con il 4,26% già comunicata a Consob. Dopo l’annuncio della scorsa settimana di voler arrivare a una quota non superiore al 5% del capitale, la società controllata per l’83,22% dal ministero dell’Economia e per il 15,93% dalle Fondazioni bancarie ha comunicato la sua quota. Aprendosi in questo modo la strada per avere maggior voce in capitolo nelle due assemblee del 24 aprile e del 4 maggio a fianco di Elliott (8,85%). Lo Stato italiano e il fondo americano puntano così a scalzare la francese Vivendi di Vincent Bollorè che oggi controlla la compagnia Tlc con il 23,4%. Sarà determinante in questo senso il voto dei fondi d’investimento: i tre principali proxy advisor, Glass Lewis, Iss e Frontis si sono allineati nel sostenere le proposte di Elliott.

I “segnali” sembrano a favore del fondo Usa con la chiusura dei giochi già nell’assemblea del 24 aprile in cui è stata proposta la revoca dei consiglieri in quota francese e la loro sostituzione con altrettanti indipendenti tra cui Fulvio Conti, capolista ed ex ad Enel e Luigi Gubitosi, commissario Alitalia ed ex ad Wind, nonché ex direttore generale della Rai: anche Assogestioni che ha rinunciato a presentare una sua lista dovrebbero votare in maniera compatta sulla proposta Elliott mandando in minoranza Vivendi. A Cdp avrebbe incaricato degli acquisti di azioni Bank of America e Morgan Stanley. Domani la registrazione dei titoli ai fini della partecipazione all’assise del 24 aprile. Ma la partita è complicata e ancora tutta da giocare.

Slitta a oggi intanto il termine per la presentazione del ricorso di Telecom Italia contro la decisione dei sindaci di integrare l’ordine del giorno dell’assemblea del 24 aprile con le richieste del fondo Elliott. L’ultimo cda di Telecom aveva approvato a maggioranza il ricorso alle vie legali contro la mossa dei sindaci. Una scelta bocciata dai consiglieri espressione di Assogestioni che ieri hanno sottolineato come l’ipotesi del ricorso al giudice da parte del cda contro i sindaci “si presenta come un monstrum non solo sul piano processuale ma anche sul piano sostanziale” e hanno precisato che “la delibera del 22 marzo è stata adottata in violazione dei commi 1 e 2 dell’art. 2391 del codice civile., e per di piu’ col voto determinante di consiglieri in conflitto di interessi (perche’ contrari all’integrazione avente ad oggetto la loro revoca)”. Dunque, vista la particolare delicatezza e complessità di un ricorso alle vie legali, gli avvocati di Telecom si sono a lungo confrontati sulla via preferibile. Perde, dunque, appeal l’orientamento, prevalente in precedenza, di procedere con un ricorso d’urgenza ex articolo 700 del codice di procedura civile. Ora si fa strada l’ipotesi di presentare un atto al giudice civile per promuovere l’azione giudiziaria con rito ordinario.

La commissione speciale per gli atti di governo della Camera dovrebbe svolgere, nell’ambito della direttiva europea sulla sicurezza delle reti, l’audizione dei vertici di Cassa depositi e prestiti sull’ingresso in Tim. A proporla il deputato di Leu, Stefano Fassina, componente della stessa commissione, il quale ha riferito che “è stata prevista” e che “da martedì inizia l’analisi degli atti del governo e il presidente verificherà i tempi”.

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