“Una decisione obbligata”. Con queste parole il presidente di Asati, Franco Lombardi, commenta l’apertura dei soci italiani di Telco al rafforzamento della procedura sulle parti correlati. “Si tratta – spiega Lombardi al Corriere delle Comunicazioni – di un atto dovuto, dopo lo scandalo del convertendo e dopo le nostre sollecitazioni alla Consob. Ricordiamo che il cda, a maggioranza Telco per il 4/5, ha approvato l’operazione sul convertendo per 1,3 miliardi di euro riservando un potenziale trattamento prioritario nel processo di allocazione a Telefonica e agli altri istituti finanziari di Telco, negandolo però a tutti gli altri 500.000 piccoli azionisti risparmiatori che rappresentano l’85% del capitale. Ecco perché Telco non poteva fare altro che optare per un’apertura al rafforzamento delle procedure sulle parti correlate”.
Secondo Asati però questa scelta non è sufficiente. “Bisogna cambiare l’attuale statuto e serve un’assemblea ad hoc- evidenzia il numero uno dei piccoli azionisti – Serve variare la regola dei 4/5, quella che attualmente dà la possibilità alla lista di maggioranza di avere in Cda i quattro quinti dei posti disponibili. Asati chiede da sempre che la rappresentanza dei consiglieri in Cda sia collegata al peso in assemblea: l’idea è un sistema proporzionale per cui se una lista ha il 20% degli azionisti quel 20% deve essere rappresentato nel board”.
Quella sul cambio dello statuto è una battaglia di lunga data di Asati. Nel dettaglio l’associazione chiede da sempre l’annullamento degli articoli 9 e 17 dello statuto, riguardanti l’elezione degli organi sociali, con l’introduzione di norme coerenti con un assetto azionario a larga diffusione, in particolare un sistema duale, con la presenza di un componente espresso dalle associazioni di azionisti e di un rappresentante dei lavoratori.