Le implementazioni delle nuove reti Lte sono appena cominciate e già è l’ora di pensare all’Lte-Advanced. I primi rollout Lte stanno infatti riuscendo a rispondere ad alcune esigenze immediate di potenziamento della rete, ma i carrier continuano a cercare nuove vie più efficaci per aumentare capacità e copertura perché il consumo di dati non smette di crescere a ritmi vertiginosi. Per molti la risposta è l’Lte-Advanced (Lte-A), considerato il “vero 4G“: non solo rende la rete molto più veloce e potente, ma si implementa in modo incrementale, con possibilità di aggiungere al network esistente una funzionalità alla volta a seconda delle esigenze. Un bel vantaggio anche sul piano dei costi.
Di Lte-A si parlerà molto al prossimo Lte World Summit (24-26 giugno, Amsterdam), dove saranno presentati anche i primi casi d’uso, che sono numerosi soprattutto in Asia. Saranno messe in evidenza proprio le peculiarità del deployment: se l’Lte per così dire “base” viene realizzato come un aggiornamento completo della rete, l’Advanced può essere attuato incrementalmente, feature-by-feature, cioè attivando le funzionalità che più servono al dato operatore.
Le piccole celle, che già svolgono un ruolo nelle implementazioni globali del 3G e dell’Lte, sostengono alcune delle feature chiave anche dell’Lte-A, per la capacità delle piccole celle di alleggerire il carico dalla rete macro con la tecnica del traffic offload, ampliando copertura e capacità. Ma è nella mitigazione dell’interferenza radio che l’Lte-A rappresenta una vera novità: finora l’impiego delle piccole celle nello stesso spettro delle vecchie macro celle ha creato problemi ai carrier, danneggiando anche il throughput complessivo e la capacità della rete mobile, ma l’Lte-A include una funzionalità di gestione dell’interferenza radio, la Enhanced inter-cell interference coordination (eICIC), che è molto efficace.
Un’altra funzionalità chiave dell’Lte-A che potenzia il throughput della rete è la carrier aggregation: permette al carrier di aumentare il throughput senza dover comprare nuove frequenze ma solo sfruttando le porzioni non contigue dello spettro già disponibile. Così il carrier si assicura un utilizzo efficiente del suo spettro senza dover ricorrere a nuovo spettro, una risorsa scarsa e costosa.
L’efficienza dello spettro viene migliorata nell’Lte-A anche con la feature detta Mimo (Multiple input and Multiple output), con cui si usano più antenne sia a livello di trasmissione che di ricezione.
Tutte queste feature a loro volta consentono all’operatore di sfruttare i benefici delle nuove reti Son (Self optimising networks), con cui le reti automaticamente auto-configurano, monitorano e ottimizzano le celle di nuova installazione e riparano quelle danneggiate. In definitiva l’operatore migliora le prestazioni della rete e processa il traffico in modo più efficiente anche sul piano dei costi, proprio per la possibilità dell’implementazione “incrementale” dell’Lte-A, con cui si dota solo delle feature di cui ha bisogno, quando ne hanno bisogno.