Lte, in Italia investimenti per 6 miliardi. Scende in campo Infratel

Le telco aggiudicatarie delle frequenze hanno preventivato fra uno e 1,4 miliardi a testa per la realizzazione delle reti 4G. Infratel costruirà i tralicci nelle zone a fallimento di mercato utilizzabili in condivisione da tutti gli operatori

Pubblicato il 19 Ott 2011

Gli operatori mobili italiani sono pronti a mettere 1-1,4 miliardi
di euro a testa per lo sviluppo dell’Lte (Long term evolution, il
4G), a partire dal 2012-2013, ma calibreranno con attenzione la
copertura nei tempi e nei luoghi più adatti per ritornare
sull’investimento. Infratel potrà aiutarli ad abbassare i costi,
cominciando a costruire tralicci per le loro antenne. Sono alcune
delle informazioni emerse in occasione del convegno organizzato
oggi a Roma da Business International.

Gli operatori hanno concordato che il vero lancio dell’Lte è
prevedibile nel 2013; nel 2012 potrebbero coprire alcune prime
città, se si renderanno effettivamente disponibili in poco tempo
le frequenze a 1800 e 2600 MHz. 3 Italia è l’operatore più
ottimista nella possibilità di partire già nel 2012, non avendo
frequenze a 800 MHz, che si libereranno più tardi delle altre
(dicembre 2012). "Le frequenze che abbiamo, a 2,6 GHz e 1.800
MHz, più i lotti a 1800 MHz che ci spettano, saranno adeguati a
fornire un buon servizio Lte" sottolinea Dina
Rivera
, chief operating officer di 3 Italia.

Il ritorno sugli investimenti richiederà una serie di misure:
“Sceglieremo con accuratezza i posti da coprire; ridurremo i
costi ricorrendo al co-siting con altri operatori; lanceremo
tariffe differenziate in base alle applicazioni utilizzabili dagli
utenti", ha detto Oscar Cicchetti, direttore
strategy di Telecom Italia. E’ d’accordo Stefano
Parisse
, direttore strategy and new business di Vodafone,
che aggiunge: “voce e sms dovranno diventare flat. Al contrario i
servizi dati usciranno dalle tariffe flat e avranno modelli di
prezzo più sofisticati”. Lo scopo è trovare modi più
remunerativi per monetizzare l’accesso. Un ruolo vuole averlo
anche Infratel. Questa società in house presso il Ministero dello
Sviluppo Economico finora ha speso fondi pubblici per portare
fibra, contro il digital divide, “ e ora cominceremo anche a
costruire tralicci, utilizzabili da tutti gli operatori, nelle zone
a fallimento di mercato”, dice Salvo Lombardo,
direttore generale Infratel.

Ma si ritornerà negli investimenti anche se le regole daranno man
forte agli operatori nei confronti degli over the top, come Google
e Apple. Opinione condivisa, oltre che dai quattro, anche da
Maurizio Dècina, ordinario di Reti e
Comunicazioni presso il Politecnico di Milano. Si è ricordato che
gli operatori sottostanno a regole di privacy molto più stringenti
di quelle rispettate dagli over the top e questo sta squilibrando
il mercato. Dècina aggiunge che “bisogna imparare da quelli di
Google riguardo alla profilazione degli utenti, per differenziare i
servizi e darne altri a valore aggiunto”.

Quanto alla regole, quello delle frequenze è ormai un “capitolo
chiuso”, dice Stefano Mannoni, consigliere Agcom
e “in particolare con il beauty contest chiuderemo il far
west”. Mannoni ha ricordato che l’Italia ha un primato, grazie
al lavoro dell’Autorità: “siamo i primi in Europa ad avviare
il refarming Umts 900” (spostare i servizi banda larga Umts /Hspa
su frequenze del Gsm). Lo stanno già facendo Tim e Vodafone,
mentre Wind e 3 Italia partiranno tra fine 2011 e inizi 2012.

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