LA LETTERA

Lupi: “Uber problema di ordine pubblico”

Il ministro dei Trasporti scrive a quello dell’Interno, Alfano, dopo l’aggressione a Torino contro autisti della società californiana: “Questione da non sottovalutare, è esercizio abusivo della professione”

Pubblicato il 22 Gen 2015

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La lotta tra Uber e tassisti “è un problema di ordine pubblico, da non sottovalutare” e “qualsiasi app che eroghi un servizio pubblico non autorizzato compie un esercizio abusivo della professione”: a intervenire sull’annosa questione relativa alla società di San Francisco fornitrice di un’app per noleggio auto da smartphone è il Ministro delle Infrastutture e Trasporti Maurizio Lupi, che ha scritto al ministro dell’Interno Angelino Alfano sollevando la questione dell’“ordine pubblico”.

Lo ha rivelato La Stampa, ricordando che due giorni fa c’è stata a Torino una rissa tra autisti Uber e tassisti. In via Madama Cristina, davanti al Teatro Colosseo, al termine di uno spettacolo del comico Claudio Bisio, una quarantina di tassisti hanno organizzato una sorta di “flash mob” automobilistico contro tre autisti di Uber ai quali è stato impedito di trasportare gli spettatori all’uscita (due clienti sono stati fatti scendere dalle macchine) e dei quali sono state accerchiate le auto. La manifestazione, dai toni piuttosto agitati, ha provocato l’intervento della Digos e dei vigili urbani.

Non è la prima e non sarà l’ultima manifestazione contro Uber in Italia come in altri Paesi. La situazione ha indotto però il ministro Lupi a scrivere una lettera ad Alfano, nella quale spiega che la lotta tra le due fazioni è ormai un problema da non sottovalutare.

Ad oggi il servizio è attivo a Roma, Milano, Genova e Torino, ma secondo i tassisti sfrutta lacune dovute ad una normativa creata vent’anni fa, quando le app erano ancora un qualcosa di sconosciuto. Impossibile, quindi, non affrontare un dibattito per regolamentare anche queste realtà.

Non è solo l’Italia ad attaccare Uber. In Germania a inizio settembre il tribunale amministrativo di Francoforte ha vietato l’utilizzo della app in tutto il Paese, per poi ripristinare lo status quo qualche settimana dopo, annullando la sentenza. Ma anche in altri Paesi europei ci sono state manifestazione di protesta, Italia compresa, dove nel 2014 il caso Uber ha significato forti proteste dei tassisti e ha finito per coinvolgere la politica, che ha promesso nuove regole per il settore.

Di recente il Ceo Travis Kalanick ha promesso 50mila posti di lavoro in Europa e 400mila auto sulle strade europee ma ha precisato che “serve un quadro normativo”.

Ci sono poi molte altre sfide da combattere per Uber. La company, come rilevava in un’intervista a CorCom Umberto Bertelè, ordinario di Strategia e Sistemi di pianificazione al Politecnico di Milano e presidente onorario del Mip, ha a che fare con un mercato globale o multilocale, con diverse regole e diverse capacità di aggregazione sindacale dei tassisti suoi acerrimi nemici. Bertelè si chiedeva inoltre se l’espansione in nuove città non si scontrerà con la presenza di incumbent (molto forte ad esempio in Cina e in altre città asiatiche) che hanno preceduto Uber copiandone il modello. E si domandava se l’impressionante velocità di espansione, che tanto fascino esercita nell’attrarre i finanziatori, non comporti rischi dal punto di vista della qualità e della sicurezza dei servizi, come accaduto in India dove Uber è stata bandita dopo che un autista di UberPop aveva abusato sessualmente di una turista.

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