Mani (Accenture): La sfida per innovare? Il modello open

Nelle Tlc molte innovazioni si mostrano o troppo costose o troppo lente nell’implementazione. Per Silvio Mani, Accenture Managing Partner Tlc&Media Italy, Germany&South East Europe, serve orientarsi verso modelli piu’ aperti ed efficaci. Ecco il suo intervento

Pubblicato il 05 Ott 2009

Il tema dell’innovazione, che sia di prodotto o di servizio,
rappresenta da sempre una sfida centrale per il posizionamento e
la competitività di ogni azienda. Si stima che lo scorso anno,
nonostante il particolare momento economico che esercita una
forte pressione sugli investimenti, sia stato speso un trilione
di dollari in attività R&D a livello globale.

Lo scenario diviene maggiormente sfidante nel comparto
delle telecomunicazioni, dove le aziende stanno registrando una
progressiva riduzione dei margini, una crescente competizione da
parte di settori industriali attigui (software vendor, società
high-tech, …) ed una “customer expectation” crescente. In
tale scenario si innesta il tradizionale dilemma sulla capacità
di fare innovazione "vera" da parte delle aziende e
dei ritorni effettivamente generati dagli investimenti in R&D.
Se è vero che solo attraverso un’innovazione efficace le
aziende potranno recuperare la loro competitività, si
deve stabilire quale sia il modello di innovazione più adatto
che le aziende dovranno perseguire in futuro.

Una recente ricerca di Accenture condotta intervistando circa
300 executive di società in America, Europa ed Asia, evidenzia
alcuni aspetti degni di nota. La maggior parte degli executive
intervistati lamenta una 'crescita' inaspettata dei costi
dello sviluppo di una nuova idea rispetto a quanto inizialmente
stimato, mentre quasi il 50% evidenzia una sorta di
lentezza complessiva del processo di realizzazione di una nuova
idea. 

Ma la considerazione più rilevante è che quasi il 70% degli
intervistati ha deciso nell'ultimo anno di interrompere uno o
più servizi innovativi lanciati nell’anno precedente; questo
pone seri dubbi sulla validità e sui ritorni delle innovazioni
implementate, nonché sui processi che sono alla base della
generazione di nuove idee.

Dall’analisi sono emerse quelle pratiche di eccellenza cui le
aziende dovranno fare riferimento in futuro. Alcuni intervistati
hanno modificato i modelli di innovazione tradizionali, basati
per lo più su centri di innovazione e risorse interne, verso un
nuovo modello di "Open Innovation", riscontrando un
notevole miglioramento dei risultati ottenuti.

In un modello di “Open Innovation” è necessario facilitare
il coinvolgimento diretto ed attivo dei clienti per comprendere
appieno le reali esigenze e guidare l’innovazione di
prodotto/servizio, il coinvolgimento dei "talenti" già
disponibili in azienda, anche se non necessariamente appartenenti
alle unità di R&D, l’avvio di collaborazioni con terze parti
che possano portare competenze specialistiche non disponibili.

Ritengo dunque che,  dopo una fase critica che ha portato le
aziende a riorganizzare ed ottimizzare i processi produttivi, la
ripresa porterà a ripensare e riorganizzare la gestione del
processo di innovazione verso modelli aperti, più efficaci.

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