Fastweb sarebbe interessata a entrare nell’azionariato di Tiscali. È questa la voce di corridoio – al momento non è possibile definirla in altro modo – che sta velocemente circolando di bocca in bocca, di orecchio in orecchio.
Che possa trattarsi di un’ipotesi plausibile, almeno sulla carta, non è da escludersi considerato che entrambe le aziende potrebbero trarre benefici da un eventuale liaison, anche in considerazione di un trend votato al consolidamento. Vero è poi che le due aziende da oltre un anno sono legate da un accordo “strategico”: a febbraio 2017 è stato dato il via libera definitivo ai due contratti sottoscritti a fine 2016 che, rafforzando i piani industriali delle due aziende, garantiscono a ciascuna l’accesso ad alcune risorse chiave dell’altra. Nel dettaglio, il primo contratto, era relativo alla cessione a Fastweb del ramo d’azienda Tiscali Business (comprende i clienti del segmento Top client di Tiscali e il contratto-quadro per i servizi di connettività (Spc) alla pubblica amministrazione), mentre il secondo ha messo a disposizione di Fastweb l’utilizzo delle frequenze 3.5 Ghz di Tiscali per lo sviluppo di una rete convergente di ultima generazione nelle principali città italiane (per un canone annuale di 2,5 milioni di euro per i primi cinque anni).
Qualcuno, a suo tempo, considerò questo accordo un preludio a qualcosa di più importante. Ma poi le voci si sono spente. Per riaccendersi improvvisamente nelle ultime ore. A far insospettire i sospettosi i due ricorsi presentati all’Antitrust da entrambe le aziende che hanno chiesto una verifica sul presunto abuso di posizione dominante da parte di Open Fiber. Quest’ultima ha prontamente replicato gridando all’“attacco strumentale”, ma la partita non è certo chiusa. Ad ogni modo la concomitanza dei ricorsi avrebbe fatto pensare a una “mossa” concordata, come se le due aziende in questione si starebbero muovendo coese. E da qui il due più due fa quattro. Ma troppo facile.
I “movimenti” in casa Tiscali rappresenterebbero l’altro indizio a favore di un futuro riassetto. A gennaio scorso, da una nota inviata a Consob è emerso che il gruppo Investment Construction Technology detiene una partecipazione del 23,5% (dal precedente 6,343%) e che potrebbe acquistare altre azioni. L’eventuale ingresso di Fastweb in Tiscali riguarderebbe- sussurrano gli informatori- l’acquisizione delle quote dei russi quelle in capo al fondo Otkritie Disciplined Equity Fund (in quota per circa il 17%) balzato agli onori della cronaca la scorsa estata nell’ambito della vicenda del salvataggio da parte della Banca centrale russa dell’istituto di credito Otkritie. Il fondo Odef però aveva subito puntualizzato che trattandosi di “un’entità autonoma” e non essendo “mai stato posseduto dalla Banca Otkritie, né direttamente né indirettamente”, non era impattato dal cambio di proprietà. Quindi sarebbe da escludersi anche la questione di una eventuale “crisi” dell’azionariato russo.
Insomma tutta la vicenda appare fumosa. Ma certamente continuerà a far parlare di sé. Intanto a seguito della diffusione della notizia Fastweb e Tiscali hanno deciso di chiarire la questione: “In merito ai rumors in circolazione relativamente a presunte trattative in corso da parte di Fastweb per rilevare quote azionarie di Tiscali, Fastweb ne smentisce la fondatezza. Allo stesso modo risulta priva di alcun fondamento la presunta concertazione tra le due aziende in relazione all’esposto verso Open Fiber”.
Da parte sua Tiscali sottolinea che “in merito ai rumors di stampa relativi ad operazioni di acquisizione di pacchetti azionari di Tiscali da parte di Fastweb, la società precisa di non essere al corrente di alcuna trattativa in corso. Precisa inoltre che è privo di fondamento ogni presunto accordo tra le due aziende in relazione ad azioni verso altri operatori”.