La banda larga non è fra le priorità urgenti dell’Italia. Nel
maxi-emendamento alla legge di Stabilità 2012 approvato oggi dal
Senato non c’è traccia delle misure annunciate prima che si
scatenasse la “furia” europea sul nostro Paese.
La bozza approvata dal Consiglio dei ministri lo scorso 2 novembre
prevedeva l’accesso alle risorse della Cassa depositi e prestiti
e a quelle del Fondo per lo sviluppo e la coesione e dai fondi
strutturali 2014-2020 per il finanziamento delle reti di nuova
generazione nonché per il completamento del piano anti digital
divide. Se la misura sarà adottata in fase successiva sarà tutto
da vedersi: le annunciate dimissioni di Berlusconi e
l’insediamento di Mario Monti a capo dell’esecutivo tecnico (a
meno di colpi di scena dell’ultim’ora) di fatto “cancella”
i progetti dell’esecutivo uscente. Ma non è detta l’ultima
parola per la banda larga anche in considerazione delle
dichiarazioni di Monti che individua nelle misure per la crescita e
lo sviluppo una delle priorità per “risanare” il nostro
Paese.
Il maxi-emendamento approvato oggi non ha previsto alcuna
defiscalizzazione nemmeno per gli investimenti nelle infrastrutture
a banda ultralarga come auspicato dall’Asstel. Il beneficio
fiscale è stato infatti concesso solo per la realizzazione delle
infrastrutture autostradali).
Fra le misure approvate c’è invece l’adozione della Pec nel
processo civile: l’utilizzo della posta elettronica certificata
servirà a tagliare i costi per la carta ma soprattutto a
dematerializzare e sburocratizzare i processi per velocizzare le
comunicazioni fra le parti in causa e di conseguenza accelerare i
tempi della giustizia.